Cosa si sono detti Giorgia Meloni e Viktor Orban a Palazzo Chigi

È durato circa un'ora l'incontro a palazzo Chigi tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il premier ungherese Viktor Orban. I due, stando alle fonti ufficiali, si sono confrontati su diversi temi: dalla guerra in Ucraina – dove il governo Orban da tempo chiede di cessare il supporto a Kiev e accogliere le richieste della Russia – al Medio oriente. Ma anche la gestione delle persone migranti e le "possibili sinergie tra Italia e Ungheria" per la produzione e l'acquisto di armi con i fondi europei.
Meloni sui social ha parlato di un "importante scambio di vedute" sulle "prospettive delle relazioni bilaterali" tra i due Paesi. Orban ha citato tra gli argomenti toccati "guerra, economia europea in difficoltà e migrazione".
Con tutta probabilità i due hanno toccato anche il tema del vertice mancato a Budapest, dove Vladimir Putin e Donald Trump avrebbero dovuto incontrarsi. L'annuncio era arrivato dal presidente statunitense, che però poi ha apparentemente cambiato idea perché insoddisfatto dalle azioni della Russia.
Le posizioni di Orban sull'Ue e la linea di Tajani
Non è un mistero che Orban sia a capo di uno dei governi più illiberali all'interno dell'Unione europea, che le sue posizioni siano nettamente opposte all'Ue e che allo stesso tempo sia uno stretto alleato politico di Meloni e non solo (Matteo Salvini, durante un evento, si è affrettato a sottolineare che lui incontrerà il premier ungherese domani mattina).
Prima del vertice con Meloni e dopo quello con papa Leone XIV, Orban ha risposto alle domande di alcuni giornalisti. Ha criticato la scelta di Donald Trump di sanzionare il petrolio russo, da cui l'Ungheria "dipende moltissimo". Ha detto anche che l'Unione europea è "fuori dai giochi" per quanto riguarda i futuri rapporti Russia-Ucraina.
Le posizioni del governo ungherese sono vicine a quelle di alcuni partiti della maggioranza, ma non a quelle ufficiali del governo Meloni, e nemmeno a quelle di Forza Italia. Il ministro degli Esteri e segretario di FI, Antonio Tajani, ha comunque sminuito: "Non vedo tutta questa agitazione perché il presidente del Consiglio incontra il presidente del Consiglio di un altro stato, non significa che ha la stessa posizione e fa le stesse cose", ha commentato ai cronisti a Montecitorio. "Io ho una visione diversa da Orban", ha ribadito, ma "non è che avere un colloquio significa pensarla alla stessa maniera".
Le critiche dell'opposizione
Non sono mancate le contestazioni. Mentre il premier ungherese arrivava a Palazzo Chigi, +Europa ha svolto un flash mob definendolo "il burattino di Putin, il simbolo della democrazia illiberale, l'uomo che usa i soldi europei per distruggere la libertà in Ungheria".
Da Napoli, dove prendeva parte alla presentazione dei candidati del M5s per le regionali, anche Giuseppe Conte ha parlato dell'incontro. "Immagino che l'argomento sia stato che le nostre politiche sull'immigrazione non funzionano", ha detto. Sulla Russia, invece, ha tenuto una posizione più morbida. "Orban fa malissimo" a sostenere il presidente russo, "perché Putin va condannato per l'aggressione" all'Ucraina, ha iniziato. "Solo che adesso dobbiamo trovare una soluzione pacifica, perché non possiamo entrare in una escalation militare senza limiti e confini".
Dal Partito democratico, la senatrice Simona Malpezzi ha chiesto che Meloni prendesse le distanze con "voce chiara" dalle posizioni espresse da Orban. "Perché Meloni sceglie l'Ungheria di Orban, più vicina alla Cina di Xi e alla Russia di Putin, come partner per la difesa europea? Il ministro della Difesa lo sa e cosa pensa?", ha chiesto la sua collega di partito Lia Quartapelle. Enrico Borghi, senatore e vicepresidente di Italia viva, ha detto che "l'Europa di cui abbiamo bisogno deve avere un ‘nucleo duro' di partenza disponibile a federarsi" e che "schierarsi a favore del diritto di veto come fanno Orban e Meloni significa consegnarci ad un futuro di subalternità. Altro che patrioti".
Le polemiche per l'attacco a Report
Una polemica a parte ha riguardato un servizio andato in onda ieri sera su Report, che riguardava le reti del sovranismo europeo. A fare notizia è stato soprattutto Balazs Orban, consigliere politico del premier ungherese, che ha attaccato la trasmissione sui social criticando il "pregiudizio degli autori".
Il servizio ha parlato del rapporto The Great Reset, che avrebbe l'obiettivo di ridisegnare le istituzioni europee per favorire il sovranismo. Per Balazs Orban invece si tratta di un tentativo di "riportare l'equilibrio tra sovranità nazionale e centralizzazione istituzionale nell'Ue", con un "cambiamento radicale".
"Ecco come si comportano gli alleati di Meloni: vogliono zittire le voci libere e ora pretendono di censurare anche chi, fuori dai propri confini, fa giornalismo d'inchiesta", ha commentato Angelo Bonelli, deputato di Avs. "Ancora più grave è che l'attacco arrivi mentre in Italia Report viene sanzionato dall'Autorità per la privacy, pochi giorni dopo un attentato al suo conduttore Sigfrido Ranucci".
"O Meloni si fa sentire con il suo omologo ungherese", hanno chiesto i membri del M5s della commissione di vigilanza Rai, "dicendogli che non si deve permettere di fare attaccare un cittadino italiano e un giornalista che rischia la propria sicurezza per fare informazione, oppure il suo patriottismo vale meno di zero. Se non interviene, se non condanna pubblicamente l'attacco del consigliere di Orban, Meloni mette a nero su bianco il discredito dell'Italia e degli italiani rispetto ai suoi interessi di partito".