Cosa insegnano i risultati nelle Marche e cosa cambia per il centrosinistra alle prossime Regionali

Nelle elezioni regionali delle Marche, il candidato di centrodestra Francesco Acquaroli ha vinto con un margine di otto punti, e Fratelli d'Italia si è preso il posto di primo partito in Regione. Diverse analisi hanno spiegato perché il centrosinistra di Matteo Ricci non è riuscito a guadagnare più voti, mentre la destra si è tenuta stretta il suo elettorato. Fanpage.it ha chiesto a Salvatore Vassallo, direttore dell'Istituto Cattaneo, che ha pubblicato un'analisi dei flussi elettorali, quali lezioni si possono trarre da questo voto in vista delle altre cinque elezioni regionali in programma: Calabria, Toscana, Veneto, Puglia e Campania. E, più avanti, nelle elezioni del 2027.
Partiamo dall'affluenza, scesa al 50%. Un calo drastico rispetto alle ultime elezioni, nel 2020, quando si sfiorò il 60% – anche se si votava in contemporanea per il referendum sul taglio dei parlamentari e per diverse elezioni comunali.
Sì, un'affluenza bassa, anche se non è il caso di maggior caduta del tasso di partecipazione nelle Marche. Nel 2015 fu di poco sotto al 50%. In più, se calcoliamo l'affluenza senza considerare chi è residente all'estero (quindi è contato tra gli aventi diritto al voto alle regionali, ma di fatto non va alle urne per le regionali) la stima dell'affluenza sale attorno al 56-57%. Certo, un dato più basso rispetto alle altre tornate elettorali se si facesse lo stesso calcolo.
Perché la vittoria del centrodestra è stata più larga di quanto si pensasse prima del voto? Ricci non ha funzionato come candidato?
No, in questo caso il fattore dei candidati ha avuto un peso ridotto. Il sistema elettorale marchigiano non prevede il voto disgiunto, quindi non si può nemmeno misurare in senso stretto l'apporto del candidato: non ci sono stati sono stati elettori che hanno votato per partiti del centrodestra certo e per Ricci, perché non era possibile farlo. Dietro il risultato, secondo la nostra analisi, ci sono degli elementi più strutturali e ricorrenti.
Cioè?
Gli elettorati di centrodestra e di centrosinistra tendono a essere molto stabili. E ci sono dei fenomeni che, in questa fase, tendono a penalizzare il centrosinistra o campo largo.
È perché la coalizione è meno compatta?
Ci sono dei problemi di eterogeneità interna, e in più una tendenza strutturale degli elettori del Movimento 5 Stelle ad astenersi più degli altri alle elezioni regionali. Questo è uno dei fattori ricorrenti che abbiamo visto finora in tutte le elezioni amministrative e regionali su cui abbiamo lavorato, per quanto riguarda il campo largo.
Quali sono gli altri?
Una certa di tendenza dell'elettorato dell'area liberal-democratica – Azione, Italia viva, +Europa – a dividersi tra candidati di sinistra e di destra. È capitato nelle Marche, ma non solo: anche in molte città e molte altre competizioni regionali. Acquaroli ha guadagnato circa tre punti da questo elettorato.
Tutto è andato come ci si poteva aspettare, quindi?
La cosa che era meno meno prevedibile, e che forse spiega la distanza inattesa tra centrodestra e campo largo, è che questi fattori si sono sommati e si è aggiunta anche l'astensione a sinistra del Pd. Ricci ha perso almeno un punto a causa degli elettori di M5s che non sono andati a votare, e almeno un altro punto per i sostenitori di Alleanza Verdi-Sinistra. Non è così comune che tutti e tre i fattori abbiano un effetto così visibile.
Ricci perde voti dal centro, dal M5s e dalla sinistra, quindi: è davvero la conferma del ‘fallimento' del campo largo, come dicono i critici?
No, non è questa elezione che permette di stabilirlo. Al di là delle valutazioni personali, non mi sembra che i dati dicano che il campo largo non ce la può fare. In generale, una buona parte del campo largo si riunisce attorno ai candidati della coalizione. Ma ci sono questi elementi critici che ricorrono nelle elezioni amministrative.
Il grosso della scommessa del campo largo si gioca nelle aree dove il Movimento 5 stelle è più forte. E, più in generale, si gioca alle elezioni politiche. Dove, stando ai dati storici, l'astensionismo dell'elettorato M5s potrebbe venir meno.
Insomma, le analisi della sconfitta in certi casi sono esagerate?
La gran parte della spiegazione per i risultati sta in orientamenti di fondo, fattori strutturali che non dipendono da queste specifiche elezioni che difficilmente sarebbero stati modificati dalla campagna elettorale. Può succedere in casi in cui hai un candidato molto popolare, ma qui nessuno dei candidati ha cambiato il risultato.
Con questi risultati, cosa cambia nel modo in cui dobbiamo guardare alle prossime regionali?
Di sicuro il risultato ci lascia un importante interrogativo sul Movimento 5 stelle e le aree del Sud in cui oggi sembra essere ancora molto forte. Le elezioni politiche del 2027 si giocheranno molto su questo: in che misura il potenziale elettorale del M5s e del centrosinistra si sommeranno nel Mezzogiorno, dove solo insieme possono vincere un buon numero di collegi uninominali.
Qual è l'elezione da tenere maggiormente d'occhio, quindi?
La più interessante a livello di analisi sarà la Campania. Sulla carta la vittoria del campo largo sembra quasi assicurata, ma resta da vedere in che misura. E il fatto che il candidato sia del Movimento 5 stelle rende il risultato particolarmente significativo.