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Cosa dicono i nuovi target dell’Unione europea sul clima per il 2040

La Commissione europea ha proposto di modificare la normativa Ue sul clima, prevedendo un target intermedio rispetto all’obiettivo di neutralità climatica al 2050, basato sul taglio del 90% delle emissioni di gas serra entro il 2040. Per rendere il percorso più flessibile, Bruxelles ha suggerito il ricorso ai crediti di carbonio da Paesi extra Ue.
A cura di Giulia Casula
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La Commissione europea ha proposto di rivedere la normativa Ue sul clima, che ha come obiettivo il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. In particolare, Bruxelles ha suggerito di fissare un target intermedio, al 2040, che prevede la riduzione delle emissioni di gas serra del 90% rispetto ai livelli del 1990.

Si tratta di un'altra tappa intermedia dopo quella già decisa in precedenza, del taglio del 55% delle emissioni entro il 2035. Nelle intenzioni della Commissione c'è quella di accelerare sul raggiungimento dei target pur introducendo elementi di "flessibilità", come il ricorso ai crediti internazionali di carbonio da Paesi extra Ue. In particolare, questi ultimi potranno contribuire fino al 3% del taglio, a partire dal 2036 in poi. Secondo Bruxelles, questo sistema offrirà "certezza agli investitori e all'innovazione, rafforzerà la leadership industriale delle imprese dell'UE e aumenterà la sicurezza energetica dell'Europa".

Chi è a favore e chi è contro il nuovo piano sul clima Ue

La proposta verrà discussa al Parlamento europeo e al Consiglio, ma ha già attirato critiche e commenti. Da una parte c'è chi la boccia, come ad esempio la Lega, che ha parlato di "ennesima follia" da parte di Ursula Von der Leyen, accusando la presidente della Commissione di voler "distruggere l'industria italiana ed europea". Anche dentro Forza Italia, che pure in Ue siede all'interno del Ppe, di cui fa parte la stessa Von der Leyen, giudicano il taglio delle emissioni del 90% entro il 2040 come "irrealistico".

"Combattere il cambiamento climatico è una priorità, ma servono strumenti realistici e sostenibili anche sul piano economico e sociale. Un obiettivo così ambizioso, senza un'adeguata valutazione degli impatti, rischia di accelerare la deindustrializzazione europea e di penalizzare interi settori strategici senza garantire un beneficio ambientale proporzionato", ha argomentato l'eurodeputato azzurro Salvatore De Meo. Tuttavia il percorso messo a punto dall'esecutivo Ue non sembra soddisfare neppure i sostenitori del Green deal.

Tra le associazioni, Legambiente ha giudicato la proposta come "poco ambiziosa", poiché "non tiene conto delle raccomandazioni del Comitato scientifico europeo sui cambiamenti climatici". Quest'ultimo infatti, aveva sconsigliato il ricorso ai crediti internazionali, di cui Bruxelles dovrà chiarire origine e criteri.

Critici anche i Verdi che hanno manifestato il timore che dietro la revisione della normativa Ue si nascondano deroghe al raggiungimento dei target climatici. Tra i socialisti invece, l'europarlamentare Pd Annalisa Corrado avverte che l'introduzione di meccanismi di flessibilità, a partire dal 2036 potrebbe "riaprire la porta a speculazioni, incertezze e vere e proprie frodi già viste in passato".

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