Cosa c’entra il fondo pensione dei medici nel caso Mps-Mediobanca e cosa non torna nel rinnovo del suo presidente

C'è un altro tassello nella scalata Mps-Mediobanca, che nelle scorse settimane è finito sulle pagine dei giornali a causa dell'inchiesta della Procura di Milano. Un lato della vicenda che va al di là dei nomi noti degli indagati – Caltagirone, Milleri e Lovaglio – e che tocca da vicino il governo Meloni. Riguarda alcune casse previdenziali, e in particolare l'Enpam, fondazione privata che gestisce le pensioni dei medici, sotto la vigilanza del ministero dell'Economia e di quello del Lavoro
L'Enpam, con le sue quote di Monte dei Paschi e Mediobanca, ha preso parte alle operazioni finite all'attenzione degli inquirenti. Operazioni in cui il ministero dell'Economia è stato coinvolto, sostenendo in modo piuttosto aperto Caltagirone e Delfin. Non ci sono né politici né rappresentanti dell'Enpam tra gli indagati.
Negli stessi mesi in cui la scalata finanziaria si avviava, il Mef ha dato il via libera a una riforma che ha permesso al presidente dell'Enpam, Alberto Oliveti, di restare in carica per un mandato aggiuntivo. Anche se pochi anni prima, di fronte alla stessa richiesta dell'ente previdenziale dei veterinari (Enpav), proprio il Mef si era messo di traverso e aveva bocciato la possibilità di un mandato extra.
Cosa c'entra la cassa previdenziale dei medici nel caso di Mps e Mediobanca
L'Enpam è l'Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei medici e degli odontoiatri. Come le altre grandi casse previdenziali private, è sotto la vigilanza del ministero del Lavoro e di quello dell'Economia. Ed è la più ricca tra le fondazioni di questo tipo: il suo patrimonio netto a fine 2024 valeva quasi 28 miliardi di euro, in buona parte investiti in Borsa. Possiede anche azioni di Mediobanca e Monte dei Paschi di Siena, le due banche al centro dell'indagine.
È stata la Procura di Milano a ricostruire l'avvenuto nelle carte dell'inchiesta. All'inizio di quest'anno Monte dei Paschi ha lanciato un'offerta per Mediobanca. Un'offerta che, secondo gli inquirenti, era vista in modo molto favorevole dal governo. Per procedere, gli azionisti di Mps dovevano dare il via libera con un aumento di capitale. Già da febbraio, Enpam aveva iniziato ad acquistare più azioni di Mps, arrivando all'1,5%. Quando è giunto il momento della votazione, il 17 aprile, l'Enpam con il suo 1,5% si è schierato a favore.
Poco dopo, a maggio, la cassa pensionistica ha venduto la sua quota di Mps. In compenso, ha aumentato la presenza in Mediobanca. È passata dall'1% delle azioni a quasi il doppio, l'1,98%.
Ad agosto, Mediobanca ha fatto un ultimo tentativo per respingere l'offerta di Mps. Ma gli azionisti hanno bocciato l'operazione: il 35% a favore, il 42% contrari o astenuti. Il 2% circa dell'Enpam, che insieme ad altre casse previdenziali vigilate dal ministero dell'Economia arrivava al 5% delle azioni, ha avuto un "evidente impatto" sul risultato finale, come ha scritto la Procura. Secondo i pm, in quel voto gli azionisti non si sono schierati valutando "i fattori economici dell'operazione". I posizionamenti sono "serviti a definire le forze degli schieramenti pro e contro" l'offerta già lanciata da Mps.
Mediobanca stessa aveva segnalato alla Consob (l'autorità che vigila sulla Borsa) "l'anomalia" che casse previdenziali sotto la vigilanza del governo comprassero delle sue azioni. Investimenti che sembravano "finalizzati a sostenere" l'operazione di Monte dei Paschi, per la Procura di Milano, che ha parlato di "numerose anomalie formali" annotate dalla Guardia di Finanza.
Un mandato in più per il presidente dell'Enpam, con l'ok del Mef
Mentre tutte queste operazioni erano già avviate, il 1° marzo 2025, il Consiglio nazionale dell'Enpam ha approvato un nuovo statuto. Il documento prevedeva, tra le altre cose, che il presidente potesse svolgere un mandato in più: tre invece di due (da cinque anni l'uno).
Il 1° aprile, il ministero dell'Economia e quel Lavoro hanno dato il via libera senza problemi. A giugno il presidente Alberto Oliveti, medico di Senigallia classe 1953, è stato rieletto per il suo terzo mandato.
Considerando che è presidente dal 2012 (quando subentrò dopo le dimissioni del suo predecessore) e che vi resterà fino al 2029, l'incarico di Oliveti durerà diciassette anni. È una carica che frutta 280mila euro all'anno, oltre a un'indennità da fino a 1.400 euro per ogni riunione a cui si partecipa. È dal 1995, molto prima di diventare presidente, che Oliveti fa parte del Consiglio di amministrazione dell'Enpam.
Il precedente dei veterinari: quando il ministero bocciò il terzo mandato
Il via libera del Mef al terzo mandato per Oliveti è sorprendente soprattutto perché, pochi anni prima, lo stesso ministero si era messo di traverso davanti alla stessa richiesta fatta dalla cassa previdenziale dei veterinari. Era il 2021, e il Mef scrisse nero su bianco – su atti che Fanpage.it ha potuto consultare – che "una permanenza eccessivamente protratta nel tempo all’interno degli organi di governo e controllo" non avrebbe consentito "efficienza e trasparenza".
Il 25 luglio 2020, l'Enpav (il corrispondente dell'Enpam per i veterinari) aveva varato un aumento del numero di mandati. Proprio come per la cassa dei medici, toccava al ministero del Lavoro e a quello dell'Economia dare il via libera o meno. Il 17 febbraio 2021 era arrivata la risposta: un "no" secco.
La direttrice generale per le Politiche previdenziali dell'epoca, Concetta Ferrari, scriveva che un mandato in più sarebbe andato "in direzione opposta rispetto alla necessità di evitare il consolidamento (in questo caso pluridecennale) di posizioni di potere". Che bisognava "garantire il necessario ricambio generazionale e l’avvicendamento democratico nelle cariche". Il Mef stesso sottoscriveva e rincarava la dose, chiedendo di "considerare un maggiore avvicendamento dei componenti degli organi di governo".
Un precedente pesante. Non solo politico, ma legale. Perché i veterinari avevano fatto appello al Tar. Ricorso respinto il 20 luglio 2021. Il tribunale aveva spiegato che i ministeri hanno l'obbligo di controllare che le regole interne di queste casse previdenziali garantiscano "la democraticità dell'ente". Per di più, il Tar stesso aveva citato una sentenza della Corte costituzionale del 2019: qui la Consulta aveva scritto che era giusto vietare il terzo mandato (il riferimento era al Consiglio nazionale forense) perché così si "favorisce il fisiologico ricambio all’interno dell’organo", e si bloccano "forme di cristallizzazione della rappresentanza", garantendo "imparzialità e trasparenza".
Già a marzo di quest'anno Amire (l'Associazione medici italiani per la riforma dell'Enpam) aveva inviato una segnalazione ai ministeri dell'Economia e del Lavoro. Vi si diceva, in sintesi, che non si poteva dare il via libera al mandato extra per il presidente dell'Enpam, proprio perché si sarebbero contraddetti tutti questi precedenti: la decisione degli stessi ministeri sui veterinari, la pronuncia del Tar, la sentenza della Corte costituzionale e anche svariate altre della Cassazione. Nonostante questo, il governo Meloni è andato avanti. E il presidente Oliveti, a poche settimane dalla chiusura dell'operazione Mps-Mediobanca, è stato rieletto.