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Caso Paragon

Cosa c’è nella relazione finale del Copasir sul caso Paragon e lo spionaggio contro Fanpage

La relazione conclusiva del Copasir sul caso Paragon lascia molte questioni irrisolte. Adesso c’è più chiarezza sul funzionamento dello spyware di Paragon, e su chi ha spiato Luca Casarini e altri attivisti dell’Ong Mediterranea. Ma non ci sono risposte su chi abbia intercettato Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.
A cura di Luca Pons
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Alla fine è arrivata la relazione del Copasir sul caso Paragon. E, come previsto, non ha portato risposte significative sullo spionaggio ai danni di Fanpage.it. Per quanto riguarda il direttore Francesco Cancellato, risulta che "non sia stato sottoposto ad alcun tipo di attenzione da parte dei servizi di informazione per la sicurezza italiani attraverso l’utilizzo dello spyware". Il caso di Ciro Pellegrino, invece, non è rientrato nelle indagini del Comitato, che comunque "si riserva la possibilità di svolgere ulteriori approfondimenti" in futuro sulla vicenda.

La relazione era stata approvata ieri sera, e da oggi è liberamente disponibile online. In una ventina di pagine, il Comitato che cura i rapporti tra Parlamento e servizi segreti ha ripercorso la vicenda Paragon. L'utilizzo dello spyware Graphite, emerso all'inizio dell'anno, e poi le otto audizioni svolte nella sede del Copasir. Che ha convocato anche "soggetti privati direttamente coinvolti nella vicenda", ma curiosamente non il direttore di Fanpage. Sono stati ascoltati i vertici dei servizi, della Cybersicurezza, di Meta e di Paragon, oltre al governo Meloni (nella figura del sottosegretario Mantovano) e al laboratorio canadese Citizen Lab che ha effettuato le analisi sul caso.

Cosa sappiamo ora su Paragon

Il risultato è che ora sappiamo che lo spyware di Paragon non viene usato dalle Procure né dalle forze di polizia, ma dalle due agenzie di intelligence, Aise (per l'estero) e Aisi (per l'Italia). E abbiamo anche delle informazioni in più su come può essere usato il software. Il contratto vieta, ad esempio, di "far uso del sistema nei confronti di giornalisti e attivisti per i diritti umani".

Graphite viene venduto a "operatori governativi presenti in numerosi Stati", e non ci sono "restrizioni tecniche o contrattuali" che vietino di spiare degli utenti che si trovano in Italia anche dall'estero. Dunque, "in astratto" è possibile che a spiare i giornalisti di Fanpage sia stato un governo straniero, anche se sarebbe difficile spiegare il perché. Infine, sappiamo che Paragon non ha accesso ai registri su come viene usato il software da un Paese, e che l'Italia non ha più un contratto in essere con la società: era stato sospeso a febbraio, "a seguito del clamore mediatico suscitato dalla vicenda", e poi "successivamente alla sospensione, si è addivenuto alla decisione di rescindere comunque il contratto con Paragon".

Chi ha spiato Fanpage.it: ancora nessuna risposta

Detto questo, cosa si sa sullo spionaggio ai danni di Francesco Cancellato? Pochissimo. "Risulta che non sia stato sottoposto ad alcun tipo di attenzione da parte dei servizi di informazione per la sicurezza italiani attraverso l’utilizzo dello spyware prodotto dalla società Paragon".

Il Copasir avrebbe verificato "direttamente, nel corso dei sopralluoghi svolti presso Aisi e Aise e presso la Procura generale presso la Corte di appello di Roma, la mancata sottoposizione del giornalista Cancellato ad attività intercettiva da parte dei servizi di informazione per la sicurezza". Nel corso dei sopralluoghi i parlamentari avrebbero consultato direttamente "il database e il registro di audit del sistema Paragon" e constatato "l’assenza di qualunque attività intercettiva attraverso l’utilizzo dello spyware Graphite". In più non ci sarebbero state "richieste di autorizzazione" né "decreti di autorizzazione relativi alla sottoposizione del giornalista a qualsivoglia attività intercettiva", anche "a prescindere dall’utilizzo dello spyware Graphite".

A confermare lo spionaggio ai danni di Cancellato "l’unico elemento" sarebbe "la notifica ricevuta sul dispositivo del giornalista", che però non chiarirebbe esplicitamente che si tratti di Graphite, perché Meta non era in grado di confermare quale tipo di spyware era stato utilizzato. "Sulla questione il laboratorio The CitizenLab si è comunque riservato di pubblicare, non appena saranno disponibili, gli esiti dell’indagine forense". Le domande restano tutte.

Il caso Casarini: intercettazioni autorizzate dal governo Conte

Chiarimenti aggiuntivi sono invece arrivati sulla vicenda di Luca Casarini e l'Ong Mediterranea Saving Humans. Casarini sarebbe stato colpito da "due operazioni condotte dai servizi", entrambe autorizzate da Giuseppe Conte nel suo secondo governo. La prima sarebbe durata qualche mese a cavallo tra 2019 e 2020. La seconda, "di natura più ampia", partita il 26 maggio 2020, "inizialmente come intercettazione telefonica, si è conclusa nel mese di maggio 2024, sotto il controllo dei Governi Draghi e Meloni". Inizialmente non veniva utilizzato Graphite, che invece è stato "autorizzato in data 5 settembre 2024" dall'attuale sottosegretario Mantovano.

Nel corso di questa operazione sono stati "attenzionati" non solo Casarini e Beppe Caccia, ma "anche il cittadino sudanese David Yambio". Non sarebbe stato colpito don Mattia Ferrari, anche se era sottoposta a intercettazione "un'utenza nella disponibilità di David Yambio, tuttavia intestata a don Ferrari", ma senza utilizzare Graphite. Queste operazioni, secondo quanto verificato dal Copasir, sarebbero state autorizzate "nelle forme e nei limiti previsti" e non avrebbero infranto la legge.

Mediterranea: "Noi spiati per cinque anni da quattro governi, tutto a posto?"

"Siamo in un paese dove governi di varia natura possono attivare i servizi segreti per spiare chi si batte per i diritti umani, siano essi attivisti di organizzazioni come Mediterranea che si occupano del soccorso civile in mare, o rifugiati, torturati in Libia, ai quali è stata riconosciuta la protezione internazionale. Tutti i governi degli ultimi cinque anni hanno avallato questa pratica". Con queste parole ha aperto il suo commento l'Ong Mediterranea Saving Humans.

Il governo Meloni "ha deciso di alzare il livello, e di utilizzare un software militare per continuare ad impegnare i servizi segreti contro di noi", ha attaccato l'organizzazione. "Tutti contenti dunque, di questa ‘democratica' attività bipartisan?". Per poi sottolineare l'appello del Copasir, che ha chiesto al Parlamento di "adottare iniziative normative volte a garantire l’effettiva distruzione dei contenuti intercettati". Come a dire che oggi "non vi è alcuna garanzia" che "i materiali siano distrutti come prevede la legge". Insomma: "I dossier costruiti contro i nostri attivisti sono oggi in mano anche a soggetti criminali appartenenti alle milizie libiche".

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