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Cosa c’è nella proposta di Fratelli d’Italia per la nuova legge elettorale

Fratelli d’Italia lavora a una proposta per la nuova legge elettorale: voto proporzionale e premio di maggioranza al 55%, in una forma che ricorda il Porcellum (modificato per non essere incostituzionale). E potrebbe esserci anche l’obbligo di indicare un ‘candidato presidente del Consiglio’ prima del voto.
A cura di Luca Pons
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Mancano due anni più o meno esatti alla fine della legislatura, dato che si voterà a maggio o giugno 2027, ma è già iniziato il dibattito più o meno sotterraneo sulla prossima legge elettorale. Negli ultimi giorni, numerose indiscrezioni di stampa hanno raccolto la proposta che Fratelli d'Italia porterà avanti.

Si parlerebbe di un sistema proporzionale con un premio di maggioranza sostanzioso, come il Porcellum ma con le modifiche necessarie per non essere dichiarato incostituzionale. E con l'obbligo di indicare il ‘candidato presidente del Consiglio' della coalizione prima che si vada alle urne. Un premierato di fatto, per gli elettori, anche se la riforma vera e propria non dovesse concludersi entro la legislatura.

L'iniziativa nasce, come spesso accade per le riforme elettorali, perché il partito al potere vuole cercare di assicurarsi un sistema di calcolo dei voti che lo favorisca. E anche se FdI è arrivato alla guida del Paese con l'attuale legge elettorale, il Rosatellum, ha dovuto fare diverse concessioni a Forza Italia e alla Lega (che si ritrova con un numero di parlamentari molto più alto rispetto alla quantità di voti presa). In più, se le opposizioni dovessero trovare un accordo per presentarsi unite, con l'attuale sistema potrebbero riuscire a togliere la maggioranza al centrodestra.

Via al premio di maggioranza per chi supera il 40%

Da qui l'intenzione di cambiare il sistema elettorale. L'ipotesi di partenza sarebbe questa: una legge proporzionale, che assegni alla coalizione che supera il 40% dei voti un premio di maggioranza pari al 55% dei seggi. Un modello simile al Porcellum, come detto, ma con la differenza sostanziale che per ottenere il premio di maggioranza bisognerebbe raggiungere, appunto, la soglia del 40%. Nella legge Calderoli del 2005, invece, al Senato bastava prendere più voti degli altri per avere il premio, e questo aspetto fu poi dichiarato incostituzionale.

Con questa norma, il centrodestra potrebbe essere praticamente certo di avere il 55% dei seggi e quindi una maggioranza stabile. Nei sondaggi, le forze della coalizione oscillano solitamente tra il 46% e il 49%.

Certo, sondaggi alla mano se tutti i partiti dell'opposizione si unissero potrebbero superare anche loro il 40% dei voti, e a seconda delle proiezioni anche prendere qualche voto in più del centrodestra. Ma Fratelli d'Italia e Giorgia Meloni sanno che, oggi, è quasi impossibile immaginare una coalizione di centrosinistra che si presenta alle urne come forza unitaria, da Azione a Verdi-Sinistra.

Al netto di ciò che può cambiare nei prossimi due anni, quindi, puntare su un proporzionale con premio di maggioranza potrebbe essere il modo più ‘sicuro' per assicurare un'altra legislatura alla destra.  L'unico modo per non arrivare al premio sarebbe se uno dei tre partiti principali che lo compongono si sfilasse, cosa che per ora è ritenuta molto improbabile. In quel caso, se nessuno superasse il 40% dei voti, le opzioni sarebbero due: un ballottaggio tra le due coalizioni che hanno ottenuto più voti, oppure nessun ulteriore premio e si resta così, con i rapporti di forza che sono emersi dalle urne.

La scelta del ‘candidato premier' in anticipo

Un altro tema tecnico è quello di come gli elettori potranno scegliere i candidati: liste bloccate o preferenze? L'ipotesi di partenza sarebbe quella di creare delle liste bloccate ma brevi, composte da tre o quattro persone, così che l'elettore sappia chi sta scegliendo. Oppure, in alternativa, lasciare che solo il capolista sia un nome bloccato (e quindi scelto dal partito) e per tutti gli altri aprire alle preferenze.

Una questione più spinosa per il centrosinistra, però, potrebbe essere la questione del ‘candidato presidente del Consiglio'. La legge, infatti, potrebbe richiedere a ciascuna coalizione di far sapere agli elettori chi è la persona che indicherà come guida del governo in caso di vittoria.

È una prassi a cui la destra punta da tempo (basta pensare che ufficialmente il nome della Lega è Lega per Salvini premier), e che per l'attuale maggioranza non creerebbe alcun problema. Non c'è nessuno che possa seriamente mettere in discussione la leadership di Giorgia Meloni, al momento.

Per le opposizioni invece il dibattito potrebbe essere complicato. Al momento il partito più votato è il Pd, e la sua segretaria è Elly Schlein, che quindi potrebbe sembrare una candidata ‘naturale' per il ruolo. Ma è noto che Giuseppe Conte vorrebbe, un giorno, tornare alla guida del governo. E in ogni caso non sembra facile che il Movimento 5 stelle sia pronto a fare una campagna elettorale per Schlein premier, ad esempio. Lo stesso vale, ancor più, per forze come Azione di Carlo Calenda. Insomma, se anche i partiti dell'opposizione trovassero una quadra per coalizzarsi, la scelta di una figura come candidata alla guida del governo potrebbe creare ulteriori malumori interni.

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