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Cosa c’è nel piano per le carceri sovraffollate che il governo Meloni ha approvato in Cdm

Il governo Meloni nel Consiglio dei ministri di oggi ha approvato diversi interventi che puntano a risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. Un ddl riguarda le persone tossicodipendenti o alcoldipendenti, mentre un decreto cerca di accelerare i tempi tecnici per la liberazione anticipata. In più, proseguono i lavori per costruire nuovi penitenziari.
A cura di Luca Pons
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Un punto sugli interventi edilizi per aumentare i posti in carcere (quasi 10mila in più entro il 2027), un decreto per sveltire le pratiche di chi ha diritto alla liberazione anticipata e un disegno di legge, con tempi più lunghi, per fare sì che le persone tossicodipendenti o alcoldipendenti che hanno commesso reati minori possano essere detenuti in comunità invece che in carcere. Questi sono i tre provvedimenti principali che il governo ha approvato oggi nel Consiglio dei ministri, poi presentati dal ministro della Giustizia Carlo Nordio in conferenza stampa.

Quello del sovraffollamento delle carceri "è un problema la cui soluzione è per noi una priorità, ma che non può essere risolto con la bacchetta magica, visto che si è sedimentato nei decenni", ha detto il ministro. Nordio ha escluso ancora una volta che il governo proceda con un indulto: " Una liberazione anticipata, lineare e incondizionata suonerebbe come una resa da parte dello Stato: liberare persone perché non c'è posto per tenerle in prigione".

Costruire nuove carceri, Nordio: "Diecimila posti in più entro il 2027"

Il commissario straordinario per l'edilizia carceraria, Marco Doglio, ha chiarito qual è il programma dei lavori per creare nuovi posti nei penitenziari. Si parla di lavori di manutenzione e ampliamento nelle strutture esistenti e di costruire nuovi edifici, anche con il modello delle ‘celle container' da inserire negli spazi all'aperto dei penitenziari (quello che l'opposizione ha duramente criticato, con il segretario di +Europa Riccardo Magi che l'ha definito "una matrioska").

Doglio ha iniziato chiarendo che al momento nelle carceri italiane ci sono 62.986 detenuti. Il numero di posti che sono effettivamente disponibili, invece, è poco più di 47mila. Mancano quindi 15mila posti, e il piano prevede che circa 9.700 siano realizzati entro la fine del 2027. Costo complessivo: 758 milioni di euro. Altri 5mila posti, invece, sono in lavorazione con scadenza 2030.

La maggior parte dei lavori sarà gestita dal ministero delle Infrastrutture (che ha rivendicato di aver stanziato 335 milioni di euro per realizzare 2.500 posti) o dalla struttura del commissario. Come detto, si tratterà sia di costruzioni – con sessanta interventi previsti in tutto – sia di interventi di manutenzione. I 5mila posti aggiuntivi entro il 2030, ad esempio, dovrebbero venire dalla riqualificazione di strutture che ormai sono obsolete per essere usate come carceri.

"In passato si adeguavano i reati al numero di posti disponibili nelle carceri. Noi riteniamo, viceversa, che uno Stato giusto debba adeguare la capienza delle carceri al numero di persone che devono scontare una pena", ha commentato Giorgia Meloni in un video sui social.

La detenzione in comunità per le persone tossicodipendenti

Finora si è parlato di come creare più posti nelle carceri, ma il governo ha lanciato anche un intervento che – nelle intenzioni – dovrebbe ridurre il numero di persone detenute. Si tratta di un disegno di legge, che quindi non sarà approvato a breve ma passerà dal Parlamento per essere discusso e modificato. Il suo obiettivo è che le persone tossicodipendenti o alcoldipendenti, se vengono condannate per reati minori (fino a otto anni di carcere) che sono legati alla loro dipendenza, possano scegliere di essere detenuti non in carcere, ma in un strutture di comunità specifiche, che possano garantire un alto livello di sorveglianza.

Il ministro Nordio ha detto che "una buona parte" delle persone con dipendenze che finiscono in carcere "sono persone da curare piuttosto che criminali da punire", ma serve comunque "un controllo per mantenere la sicurezza". In ogni caso, le condizioni per accedere a questa misura saranno specifiche: potrà farlo solo chi "non ha commesso reati particolarmente odiosi, dallo stupro alle rapine a mano armata". E in più il reato dovrà essere "in relazione allo stato di tossicodipendenza": ad esempio "se un amministratore di una società commette una frode fiscale ma è dipendente dalla cocaina, non si applica la detenzione differenziata".

Secondo i dati del ministero, "il 31,93% dei detenuti oggi è affetto da dipendenza da sostanze stupefacenti o alcolici", quindi secondo Nordio se "solo un terzo partecipasse, avremmo già una diminuzione più che sensibile del sovraffollamento". Come detto però si tratta di un disegno di legge, che quindi avrà tempi parecchio lunghi. In più, il piano della detenzione in comunità era già stato lanciato l'anno scorso dal governo, ma per ora sembra non essere andato da nessuna parte. In parte perché mancavano i sostegni economici alle strutture che avrebbero dovuto svolgere l'accoglienza. Ora, il ministro ha detto che ci sono le risorse per finanziare "subito" la detenzione di mille persone in comunità.

Liberazioni anticipate più rapide, più telefonate ai detenuti

C'è poi un intervento dedicato alla liberazione anticipata, che è una misura che esiste già. Chi non ha commesso reati ad alta pericolosità sociale, partecipa a programmi di rieducazione, mantiene una buona condotta e ha una pena residua sotto i 24 mesi può chiedere misure alternative al carcere. Le persone interessate in Italia sarebbero circa 10mila. Ma oggi le procedure sono lente, non tutti i carcerati sanno che esiste questa possibilità e anche quando fanno domanda a volte i fascicoli con le loro richieste giacciono a lungo negli uffici giudiziari.

Per questo il governo ha approvato un schema di Dpr (decreto del presidente della Repubblica) che modifica le procedure per concedere questa libertà. Il ministero della Giustizia avrebbe avviato i contatti con tutti i giudici di sorveglianza, che si occupano della questione. "Purtroppo i numeri sono alti e i magistrati sono pochi", ha detto il ministro Nordio.

Bisognerà verificare se gli interessati conoscono la procedura, se hanno già fatto domanda e se questa domanda è stata respinta oppure è ferma negli uffici competenti, ad esempio per carenza di personale. Il decreto non stanzia nuovi fondi per assumere più personale che segua le pratiche: porta solamente un cambiamento dal punto di vista operativo, con cui si cerca di velocizzare i tempi.

Infine, altri due provvedimenti legati al carcere. Il primo aumenterà il numero di telefonate disponibili per i detenuti. Da una a settimana a sei al mese, e per chi ha commesso delitti più gravi da due a quattro al mese. Il secondo cambia leggermente le circoscrizioni giudiziarie. L'effetto concreto è che riapriranno alcuni tribunali: in alcune zone isolane, in provincia dell'Aquila e a Bassano del Grappa.

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