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Cosa cambia per i giovani che vogliono andare a lavorare nel Regno Unito dopo l’accordo con l’Ue

Regno Unito e Unione europea hanno siglato un’intesa in cui, tra le altre cose, si impegnano anche a trovare un nuovo meccanismo per permettere ai giovani di spostarsi dallo Uk ai Paesi Ue e viceversa, per studiare e lavorare. L’ipotesi di partenza è che si tratti comunque di un programma limitato, di pochi anni e con un numero massimo di adesioni.
A cura di Luca Pons
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L'accordo firmato dall'Unione europea e dal Regno Unito è stato celebrato come un passo avanti importante dopo la Brexit di nove anni fa, e sotto certi punti di vista lo è. L'intesa contiene diversi punti importanti, dalle spese militari alla pesca, dall'energia al commercio. Un punto particolarmente sensibile per i cittadini, però, è quello della mobilità, soprattutto dei più giovani.

Quando la Gran Bretagna era ancora parte dell'Ue, andare a lavorare o studiare a Londra o Edimburgo era piuttosto semplice. Ora invece è diventato molto più complesso. Su questo punto, il nuovo accordo getta le basi per un'intesa futura per gli under 30, ma non dà risposte immediate. E chiarisce che comunque ci saranno dei paletti sulla durata della permanenza, e su quante persone possono entrare nel Paese.

Quando si potrà viaggiare e per quanto tempo: le ipotesi

L'ipotesi di partenza sarebbe quella di un programma per uno ‘scambio' di giovani che possono viaggiare tra Regno Unito e Europa. Il nome sarebbe Youth Experience Scheme, cioè schema per le esperienze giovanili. Questo dovrebbe permettere ai giovani italiani europei sotto i 30 anni di andare in Gran Bretagna per motivi di studio, lavoro o volontariato, e viceversa.

L'intenzione è di semplificare le cose rispetto a oggi, ma non ci si deve aspettare che il Regno Unito apra nuovamente i confini a tutti i giovani europei che, per esempio, vogliono fare un'esperienza all'estero per migliorare il proprio inglese. Ci saranno dei paletti ben precisi, ancora da concordare.

Il nuovo programma dovrebbe essere in linea con quelli che Londra porta già avanti con altri Paesi, come Giappone, Nuova Zelanda e Australia. Il permesso di soggiorno potrebbe durare fino a tre o quattro anni (molto difficilmente andrà oltre, ma potrebbe anche essere un più breve). In più, ci sarà un numero massimo di partecipanti. La quota dovrà essere negoziata nei prossimi mesi. L'anno scorso risulta che il Regno Unito abbia concesso in tutto 24mila ingressi circa, per i programmi di mobilità dei giovani già in vigore.

Il dibattito sulle rette universitarie

Anche dal punto di vista dello studio le cose dovrebbero semplificarsi, ma non è ancora chiaro come. C'è un punto su cui l'Unione europea starebbe molto insistendo, per ora senza successo: le rette universitarie.

Oggi nel Regno Unito i cittadini britannici pagano tasse universitarie decisamente più basse degli stranieri, anche provenienti da Paesi europei. In alcuni casi, si passa da circa 9mila sterline all'anno a oltre 20mila. L'Ue vorrebbe tornare a una situazione pre-Brexit, in cui le rette erano uguali per britannici e cittadini Ue. A questo si uniscono poi una serie di dettagli su cui i negoziati dovranno fare chiarezza, come l'assicurazione sanitaria.

Le resistenze del Regno Unito

A richiedere condizioni stringenti è soprattutto Londra. Il governo laburista di Keir Starmer, incalzato dall'estrema destra pro-Brexit del partito Reform Uk che sta crescendo nei sondaggi, ha chiarito che non ha intenzione di tornare alla libera mobilità tra i Paesi.

Londra mantiene molta cautela nonostante il fatto che anche il Regno Unito, naturalmente, trae benefici dalla presenza di giovani. Per fare un esempio basta pensare a settori come i servizi e la ristorazione, che sarebbero ben contenti di tornare ad avere più camerieri, commessi e così via: negli ultimi anni hanno registrato una carenza diffusa di personale, dato che prima erano spesso proprio i giovani provenienti dall'estero a occupare queste posizioni.

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