699 CONDIVISIONI

Corte europea condanna l’Ungheria: “Non ha accolto i migranti e ha violato diritto Ue”

Una sentenza della Corte di giustizia europea condanna l’Ungheria: “È venuta meno agli obblighi del diritto dell’Unione in materia di procedure di riconoscimento della protezione internazionale e di rimpatrio di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare”. Ora rischia sanzioni pecuniarie.
A cura di Annalisa Cangemi
699 CONDIVISIONI
Il premier ungherese, Viktor Orban
Il premier ungherese, Viktor Orban

Ungheria ancora osservata speciale per le violazioni del diritto europeo. Le violazioni riguardano la limitazione dell'accesso alla procedura di protezione internazionale, il trattenimento irregolare in zone di transito dei migranti che richiedono la protezione, e la riconduzione in una zona frontaliera di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare.

"L'Ungheria è venuta meno agli obblighi del diritto dell'Unione in materia di procedure di riconoscimento della protezione internazionale e di rimpatrio di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare", dice la Corte di giustizia dell'Unione europea in una sentenza. Ora l'Ungheria dovrà conformarsi alla sentenza: se non lo farà la Commissione potrà chiedere sanzioni pecuniarie.

In particolare, si legge, ha violato del diritto dell'Unione per "la limitazione dell'accesso alla procedura di protezione internazionale, il trattenimento irregolare dei richiedenti in zone di transito nonché la riconduzione in una zona frontaliera di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare, senza rispettare le garanzie della procedura di rimpatrio".

La Corte ha accolto la parte essenziale del ricorso per inadempimento presentato dalla Commissione contro l'Ungheria. Ed ha stabilito che il Paese guidato da Viktor Orban è venuto meno "al proprio obbligo di garantire un accesso effettivo alla procedura di riconoscimento della protezione internazionale, in quanto i cittadini di Paesi terzi che desideravano accedere, a partire dalla frontiera serbo-ungherese, a tale procedura si sono trovati di fronte, di fatto, alla quasi impossibilità di presentare la loro domanda".

I giudici ricordano "che la presentazione di domanda di protezione internazionale, prima della sua registrazione, del suo inoltro e del suo esame, costituisce una tappa essenziale nella procedura di riconoscimento di tale protezione, e che gli Stati membri non possono ritardarla in modo ingiustificato. Al contrario, devono garantire che gli interessati possano essere in grado di presentare una domanda, anche alle frontiere, non appena ne manifestino la volontà".

Per la Corte Ue è poi una violazione delle norme europee anche "l'obbligo imposto ai richiedenti protezione internazionale di rimanere in una zona di transito durante l'intera procedura di esame della loro domanda", che "costituisce un trattenimento". Infine, l'Ungheria è venuta meno agli obblighi della direttiva ‘rimpatrio', "in quanto la normativa ungherese consente di allontanare i cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno nel territorio è irregolare senza rispettare preventivamente le procedure e le garanzie previste da tale direttiva".

I giudici hanno anche "respinto l'argomento dell'Ungheria secondo cui la crisi migratoria avrebbe giustificato una deroga a talune norme delle direttive ‘procedure' e ‘accoglienza', al fine di mantenere l'ordine pubblico e di salvaguardare la sicurezza interna".

699 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views