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Caso Paragon

Il Copasir non vuole che Meta e Apple avvisino più giornalisti e attivisti spiati: la proposta nel rapporto Paragon

All’interno della sua relazione sul caso Paragon pubblicata ieri, il Copasir ha chiesto al Parlamento di intervenire per disciplinare la materia delle intercettazioni, per impedire che società come Meta o Apple avvisino i propri utenti (inclusi giornalisti e attivisti) di esser spiati ed evitare “il disvelamento di operazioni legittime”.
A cura di Giulia Casula
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All'interno della sua relazione sul caso Paragon pubblicata ieri, il Copasir ha chiesto a Parlamento e governo di intervenire per disciplinare la materia delle intercettazioni svolte dai servizi e autorizzate dalle Procure. Come vi abbiamo raccontato, il rapporto ha lasciato molti quesiti irrisolti. Da una parte ha chiarito che attivisti come Luca Casarini, della ong Mediterranea e altri, sono stati spiati nell'ambito di un'operazione autorizzata dal governo Conte nel 2020 e poi proseguita fino a quello attuale, che ha acconsentito all'uso del software Graphite, di proprietà dell'israeliana Paragon.

La proposta del Comitato è quella di impedire alle grandi società tech come Meta o Apple di avvisare gli utenti sotto intercettazione, inclusi giornalisti e attivisti. Come era accaduto al direttore di Fanpage.it, Francesco Cancellato, che aveva ricevuto sul suo dispositivo un messaggio in cui veniva messo al corrente della presenza di uno spyware al suo interno. L'idea sarebbe quella di salvaguardare le eventuali (e legittime) indagini in corso da parte dei servizi segreti, che potrebbero essere compromesse nel momento in cui lo spiato venisse a conoscenza di essere tale.

Con notifiche come quelle ricevute da Cancellato, le società di messaggistica come Meta pur nel "comprensibile, condivisibile e doveroso obiettivo" di proteggere la riservatezza degli utenti,  "possono tuttavia trovarsi a disvelare, operazioni degli apparati di intelligence, legittimamente autorizzate, nel rispetto della Costituzione e delle leggi italiane", osserva il Copasir, che invita  le Camere e il Governo ad approfondire la questione "anche al fine di adottare le opportune iniziative di carattere normativo volte ad impedire il disvelamento di operazioni e indagini pienamente legittime".

La questione tuttavia, resta problematica. Se da una parte infatti, nel caso di Casarini e degli altri attivisti di Mediterranea, le indagini hanno appurato che si è trattato di intercettazioni legittime, dall'altra, ovvero nel caso di Cancellato e di Don Mattia Ferrari, non sono state in grado di stabilire quali siano gli attori dietro lo spionaggio e le ragioni per cui è avvenuto. E dunque, se si è trattato di operazioni legittime o meno. 

Il Comitato si spinge inoltre, a suggerire che vengano individuati dei soggetti istituzionali che operino come una sorta di filtro, ovvero che "possano verificare, prima della comunicazione agli utenti, la legittimità di eventuali manovre intercettive". In considerazione della "natura globale degli operatori interessati – aggiunge – l’introduzione di regole di questo genere dovrebbe avvenire promuovendo anche una uniforme regolamentazione in sede europea e internazionale".

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