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Guerra in Ucraina

Conte: “No all’invio di armi fuori da diritto di difesa, Draghi e Guerini riferiscano in Parlamento”

“Questa è la nostra linea del Piave. Non vogliamo favorire una escalation, ma vogliamo anzi che l’Italia sia protagonista dei negoziati diplomatici”: lo ha detto Giuseppe Conte parlando dell’invio di armi in Ucraina.
A cura di Annalisa Girardi
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"Il M5s si oppone all'invio di aiuti militari e a controffensive che esulino dal perimetro del legittimo esercizio del diritto di difesa di cui all'articolo 51 della Carta dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite". Lo ha detto Giuseppe Conte, al termine del Consiglio nazionale del Movimento Cinque Stelle. Il presidente M5s aveva riunito i vertici pentastellati per fare il punto sulla posizione da tenere, in particolare per quanto riguarda un possibile nuovo invio di armi in Ucraina, in vista degli appuntamenti parlamentari della settimana. Presenti i vicepresidenti, capigruppo di Camera e Senato, i ministri e i referenti dei comitati. Alla fine del vertice l'ex presidente del Consiglio ha dichiarato in un punto stampa: "Nessuno ci ha mai detto che l'Italia vuole spingere perché ci sia una escalation militare, questa è la nostra linea del Piave. Non vogliamo favorire una escalation, ma vogliamo anzi che l'Italia sia protagonista dei negoziati diplomatici in modo che la questione sia orientata verso una soluzione politica giusta ed equilibrata e basata sul rispetto del diritto internazionale".

Su un provvedimento in Parlamento a proposito dell'invio di armi in Ucraina, Conte ha chiarito: "Voteremo conseguentemente e cercheremo di ottenere una piena condivisione da parte delle altre forze che sostengono il governo. Riteniamo che ci siano le condizioni per condividere le nostre preoccupazioni e perché il nostro governo abbia questo indirizzo politico, che è quello di contrastare ogni escalation militare che potrebbe assumere dimensioni sempre più vaste e incontrollabili. Dobbiamo lavorare verso una soluzione diplomatica".

Conte ha anche annunciato di aver chiesto sia al presidente del Consiglio, Mario Draghi, che al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, di riferire in Parlamento "ci sia piena condivisione sull'indirizzo politico e piena possibilità di conoscere gli interventi programmatici del governo".

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