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Come sono andati i primi giorni di scuola con lo stop ai cellulari in classe: il divieto funziona?

Questa settimana le scuole sono ricominciate per gli studenti di tutta Italia, con una grossa novità: è vietato l’uso degli smartphone durante l’orario scolastico, anche alle superiori. Ma le nuove norme stanno funzionando? Lo abbiamo chiesto ad alcuni studenti, che ci hanno raccontato cosa è cambiato concretamente con le nuove disposizioni introdotte dal ministro Valditara, come sono state recepite e che impatto hanno avuto nelle classi.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il divieto assoluto di usare i telefoni cellulari a scuola, da quest’anno esteso anche alle superiori dopo che era stato introdotto per il primo ciclo di istruzione, non è stata una rivoluzione. O almeno non lo è stata in questi primi giorni del nuovo anno scolastico, nei quali per la verità si è registrata, salvo alcune eccezioni, una sostanziale continuità rispetto alle abitudini dello scorso anno. Ce lo hanno raccontato gli studenti che abbiamo contattato, e a cui abbiamo chiesto di dirci se e come stanno funzionando le nuove regole, che prevedono sanzioni anche molto pesanti, come la sospensione (con ripercussioni sul voto in condotta).

L'assenza di un cambiamento radicale non è una sorpresa: in tanti avevano previsto che la misura, introdotta dal ministro Valditara, presentava diverse criticità, e sarebbe stata di difficile applicazione. Pur partendo da premesse condivisibili e fondate, con l'obiettivo di dare una risposta a un problema sociale, quello della dipendenza da smartphone che colpisce moltissimi adolescenti, causando non solo un calo della concentrazione, ma anche danni alla memoria, deficit cognitivi e relazionali.

Lo dicono diversi studi scientifici svolti dall'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dall'Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) che hanno osservato una corrispondenza tra l'utilizzo del telefono in Aula e un calo negli apprendimenti. E lo dice anche una ricerca italiana condotta dall'Università Bicocca di Milano, che dimostra come l'uso intensivo dei cellulari e dei social non solo riduca l'attenzione in classe, ma incida negativamente sullo sviluppo dei ragazzi, alimentando disturbi e dipendenze. Il nostro Paese non è il primo Paese ad adottare misure simili, e le misure prese da Valditara non sono in controtendenza, rispetto a quanto avviene nel resto del mondo: hanno già introdotto limitazioni a scuola Corea, Cina, Gran Bretagna, Francia, e anche alcuni stati americani, come la California.

Secondo il Global Education Monitoring (Gem) dell'Unesco, alla fine del 2023 ben 60 sistemi educativi, pari al 30% del totale globale, avevano già bandito gli smartphone dalle scuole, attraverso leggi o politiche ad hoc. E nel 2024, altri 19 paesi si sono uniti, portando il totale a 79.

Dopo i primi giorni di scuola le criticità sullo stop ai cellulari rimangono

In Italia i dubbi sull'applicazione delle misure erano già emersi prima dell'inizio dell'anno, perché nella circolare ministeriale che ha introdotto lo stop totale ai cellulari nelle scuole, anche nei cambi dell'ora e a ricreazione, non erano specificate le modalità per rendere il divieto operativo. Significa che ogni istituto si muove per conto proprio, recependo la circolare del ministero dell'Istruzione in modo differente, declinandola in base alle proprie possibilità e necessità. Questo naturalmente comporta delle falle organizzative.

Per esempio un preside potrebbe decidere di requisire i telefoni al mattino prima dell'inizio delle lezioni, e di consegnarli poi ai proprietari al termine della giornata (cosa che già avveniva negli anni scorsi in alcune scuole italiane). Ma non tutte le scuole hanno a disposizione armadietti con lucchetti per conservare gli smartphone in sicurezza, o luoghi sicuri dove custodirli. E chiedere ai ragazzi semplicemente di lasciarli sulla cattedra, o all'interno di buste, cestini, o diversi contenitori, pone un problema di sicurezza e sorveglianza: quale docente vuole assumersi la responsabilità di eventuali furti o danni ai dispositivi elettronici? Alla fine molti presidi hanno semplicemente emanato delle circolari interne, ribadendo le nuove misure, e le relative sanzioni, invitando semplicemente i ragazzi a rispettarle, chiedendo agli studenti di tenere il telefono in tasca o nello zaino, possibilmente spento. Affidandosi insomma alla loro collaborazione e al loro buon senso.

Chi è contrario alla stretta, all'imposizione di una norma calata dall'alto, intravedendo nel divieto solo un intento punitivo, può essere soddisfatto, perché i controlli non potranno essere stringenti, a tutte le ore del giorno, nell'intervallo e in qualsiasi anfratto degli edifici, corridoio, bagno o cortile che sia. Sarebbe un po' come chiedere agli insegnanti di trasformarsi in poliziotti. Chi invece si aspettava che la misura potesse davvero avere un impatto sulla dipendenza da smartphone, e che avrebbe aiutato i ragazzi a disintossicarsene almeno durante l'orario scolastico, probabilmente resterà un po' deluso. Anche se è ancora presto per fare un bilancio, è un fatto che quando i telefoni vengono tenuti nelle borse, è molto facile che i ragazzi controllino le notifiche dei social o rispondano a messaggi tra una lezione e l'altra o durante l'intervallo.

Cosa pensano i ragazzi del divieto di usare il cellulare in classe

Sono le stesse scuole ad ammettere nero su bianco le proprie carenze, come ci ha raccontato uno studente del liceo Giordano Bruno di Roma: "Da noi usare i cellulari in classe era vietato anche l'anno scorso, per evitare distrazioni. Nella circolare firmata dal dirigente scolastico l'anno scorso, è la stessa scuola a dichiarare che ‘non dispone di risorse e spazi adeguati alla custodia in sicurezza dei dispositivi elettronici personale, spesso di elevato valore economico'. Pertanto, scrive, declina ogni responsabilità in caso di furto smarrimento o danneggiamento, ‘all'interno dell'edificio scolastico o nelle sue pertinenze'. Eppure in alcuni casi l'anno scorso è stato chiesto durante le lezioni di poggiare i telefoni sulla cattedra, in scatole di cartone semidistrutte, o sul davanzale della finestra. Molti professori comunque non li ritirano al mattino, per cui è facile utilizzare gli smartphone anche durante le lezioni".

"Al liceo scientifico Cavour di Roma, prima dell'avvio delle lezioni, il preside in Consiglio d'Istituto aveva comunicato che non avrebbe chiesto ai docenti di ritirare i cellulari. Usare gli smartphone a lezione era vietato pure prima della circolare di Valditara. Nelle classi non abbiamo nessuna cassaforte o busta per conservare i nostri smartphone – ci ha raccontato Luca, studente dell'ultimo anno delle superiori – La sorveglianza non è affatto serrata, c'è un clima sereno. Se qualcuno ha un telefono in mano a ricreazione, quasi tutti i docenti chiudono un occhio. Molti studenti tengono lo smartphone in tasca, io stesso quando vado in bagno lo utilizzo. Nel mio liceo in tanti fanno politica, per cui il cellulare serve pure per organizzare iniziative".

"Al liceo scientifico Spallanzani di Tivoli, la mia scuola, è cambiato poco rispetto alla situazione dell'anno scorso – ha raccontato Fabio a Fanpage.it – Semplicemente è stata pubblicata sul sito dell'istituto una circolare che ricorda il divieto introdotto dalla circolare ministeriale, misura tra l'altro già prevista nel nostro regolamento. Non sono state prese misure particolari, magari qualcosa cambierà la prossima settimana, quando si terrà un Consiglio d'Istituto in cui dovrebbe essere presentato un regolamento ad hoc sull'uso dei telefoni: l'unica novità per ora è che i professori a inizio lezione ci ricordano di mettere via il cellulare". Lo stesso avviene al liceo scientifico Plinio Seniore: "La preside della mia scuola – ha raccontato Anita a Fanpage.it – ha adottato la normativa ministeriale. In alcune classi i professori si sono però rifiutati di prendersi la responsabilità di requisire i telefoni. Semplicemente ci chiedono di tenerli nella borsa, spenti. Ci sembra che il nostro istituto non sia interessato a spendere soldi per acquistare i famosi armadietti".

Il Codacons nelle scorse settimane aveva sollevato perplessità sull'efficacia delle nuove disposizioni, chiedendo di sanzionare le scuole che non fanno rispettare il divieto di smartphone in classe, e dicendosi pronto a denunciare i presidi alle Procure per inosservanza dei provvedimenti dell'autorità.

"I telefonini in classe – dice l'associazione – non solo rappresentano una fonte di distrazione, ma spesso sono utilizzati dagli studenti per compiere atti di bullismo e per gravi violazioni della privacy. Va bene quindi prevedere sanzioni graduali fino alla sospensione per i trasgressori, ma analoghe sanzioni anche pecuniarie vanno previste per chi non farà rispettare i nuovi divieti". Per il momento, di sanzioni pecuniarie per chi non effettua i controlli non se parla, mentre i ragazzi che violano le regole rischiano una sospensione, da tre a sei giorni, il sequestro del telefonino e la convocazione dei genitori. I primi provvedimenti in alcuni istituti sono già scattati.

Secondo giorno di scuola, prima sospensione

Il ministero nella famosa circolare del 16 giugno, chiedeva alle scuole di "aggiornare i propri regolamenti e il patto di corresponsabilità educativa prevedendo per gli studenti del secondo ciclo di istruzione il divieto di utilizzo dello smartphone durante l'orario scolastico anche a fini didattici". Inoltre invitava gli istituti a introdurre "specifiche sanzioni disciplinari per coloro che dovessero contravvenire a tale divieto". E in alcuni istituti, come dicevamo, gli effetti si sono già fatti sentire.

All'Istituto Tecnico Alessandro Volta di Tivoli c'è stata già la prima ‘punizione': dopo che è stato modificato il regolamento di istituto a settembre, un ragazzo è stato immediatamente sospeso, al secondo giorno di scuola, per essere stato beccato con il cellulare in mano, senza però ricevere prima un richiamo formale. In pratica al Volta, in caso di provvedimento disciplinare per violazione del divieto, scatta direttamente la sospensione. L'episodio è stato raccontato anche da un giornale locale, il Tiburno, che ha raccolto anche le dichiarazioni della dirigente scolastica, Maria Cristina Berardini:

Purtroppo si verificano anche situazioni in cui sono gli stessi genitori a telefonare, inviare i messaggi ai figli durante l'orario delle lezioni, interferendo con lo svolgimento dell'attività didattica e rendendo più difficile la gestione educativa e disciplinare della classe.

Nel regolamento del Volta si precisa che lo smartphone è vietato durante le attività scolastiche, anche in caso di gite e visite guidate (in questo caso però il dispositivo non va consegnato ai docenti, come avviene in classe, ma ognuno dovrà custodirlo, spento). Nella parte relativa alle sanzioni disciplinari, si specifica che alla prima segnalazione, per il ragazzo è previsto un giorno di sospensione dalle lezioni, senza obbligo frequenza; alla seconda segnalazione scattano tre giorni di sospensione, senza obbligo di frequenza; alla terza segnalazione c'è l'avvio del procedimento disciplinare, la convocazione di un Consiglio di classe straordinario, il colloquio con le famiglie e la conseguente deliberazione per una sospensione di cinque giorni senza obbligo di frequenza. Nel testo si ricorda che i giorni di sospensione incideranno "sulla valutazione didattica, sul voto del comportamento, sul credito scolastico e, di conseguenza, sul passaggio alla classe successiva".

In genere nei regolamenti scolastici ci sono delle tabelle con delle griglie, per valutare le infrazioni in modo graduale, in base alla gravità. Se prendiamo ad esempio il regolamento del liceo scientifico Kennedy, vediamo che la sospensione scatta per infrazioni davvero gravi, come il danneggiamento degli ambienti, degli arredi o delle attrezzature, oppure per l'uscita non autorizzata dall'istituto, o ancora, nei casi più seri, per ricorso a linguaggio di istigazione all'odio, alla violenza, alla discriminazione, oppure per detenzione o distribuzione di alcol e sostanze stupefacenti. La sospensione per aver usato lo smartphone è una misura evidentemente molto dura, che mette in discussione la finalità educativa delle sanzioni disciplinari, venendo meno il principio di proporzionalità.

I cellulari possono ancora essere usati per fini didattici?

Anche tra i docenti ci sono molte perplessità, non tutti sono d'accordo con le nuove disposizioni. I principali dubbi sono legati al restringimento del perimetro di utilizzo dei dispositivi elettronici, in teoria vietati anche anche a fini didattici. Nella circolare di Valditara si legge che l'utilizzo del telefono cellulare, oltre a essere permesso come supporto per alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento, "rimane consentito qualora, sulla base del progetto formativo adottato dalla scuola, esso sia strettamente funzionale all'efficace svolgimento dell’attività didattica nell’ambito degli specifici indirizzi del settore tecnologico dell’istruzione tecnica dedicati all’informatica e alle telecomunicazioni". Mentre per le attività didattiche resta confermato l’impiego degli altri dispositivi tecnologici e digitali "a supporto dell’innovazione dei processi di insegnamento e di apprendimento", come pc, tablet e lavagna elettronica.

Il problema è che in alcune scuole, sprovviste di connessione Internet, i ragazzi si sono serviti dei propri dispositivi mobili come hotspot. "Molti professori sono in disaccordo con le nuove misure, perché gli smartphone fino all'anno scorso venivano utilizzati per rendere più interattive le lezioni, ad esempio per fare ricerche o test, come avviene in Inghilterra", ha detto a Fanpage.it Anita, che frequenta l'ultimo anno della sezione internazionale Cambridge al liceo scientifico Plinio Seniore.

"Vorrei sottolineare che la nostra generazione è nata e cresciuta con i telefoni, siamo soffocati da notizie sul cyberbullismo e sulle piattaforme sessiste e misogine. Viviamo in un mondo completamente digitalizzato, che senso ha togliere gli smartphone, in modo radicale, invece di insegnare magari a navigare sui social in sicurezza? Significa tornare indietro a una scuola che non ci appartiene più".

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