Com’è andato il vertice sulla manovra e cosa ha deciso il governo sui contributi dalle banche

Si è concluso ieri la riunione di maggioranza convocata da Giorgia Meloni a Palazzo Chigi per trovare un'intesa attorno alla legge di bilancio, attesa oggi in Consiglio dei ministri, alle 11. La premier ha riunito i suoi vice, Antonio Tajani e Matteo Salvini, e il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, mentre il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha partecipato in video collegamento da Washington. Al centro la partita sui contributi da banche e assicurazioni con cui il governo punta a recuperare risorse per finanziare gli interventi in manovra.
"Il vertice è andato bene. Voi non credete ai miracoli, io invece ci credo ai miracoli", ha risposto Giorgetti ai giornalisti mentre fonti del Mef hanno fatto trapelare che il titolare è "sereno e fiducioso".
Ieri è stato trasmesso a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio, che fissa gli obiettivi di finanza pubblica per il prossimo anno e offre un primo assaggio delle misure in programma per un valore complessivo di circa 18 miliardi di euro.
Il testo del Dpb ha chiarito che il contributo alla legge di bilancio richiesto a banche e assicurazioni sarà pari a 11 miliardi nel triennio 2026-2028, con un versamento da circa 4,4 miliardi per ciascuno dei prossimi due anni. A chiedere di più è la Lega, che spinge per raggiungere i 5 miliardi con cui riuscire a mettere a terra la cosiddetta "pace fiscale", ovvero una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali con rate uguali, spalmante in nove anni senza acconto iniziale e sanzioni.
Non si tratterà però di una tassa sugli extraprofitti, come assicurato da Forza Italia, finora rimasta contraria a misure che colpissero gli istituti di credito. Per il leader azzurro Tajani quella sugli extraprofitti delle banche è un'imposta "da Urss" e prevederla "significa fare un danno all'economia italiana", aveva dichiarato ieri mattina. "Noi invece vogliamo che questa manovra serva ad affrontare la grande questione della sanità, incrementando le assunzioni, aumentare i salari degli italiani, ridurre l'Irpef dal 35 al 33%. Se non si riesce a fare fino a 50mila euo, cioè fino a 60mila euro, ci si ferma a 50mila e lo si farà il prossimo anno. E poi dare aiuti alle imprese. Per fare tutto questo serve il contributo di banche e assicurazioni, ma ripeto, deve essere un contributo concordato e non imposto così un po' a capocchia", aveva sottolineato.
Secondo quanto si apprende quindi, il contributo non consisterà in un prelievo forzoso ma in un'imposta riferita ai depositi vincolati maturati nel 2023, cioè quelle somme che non sono state soggette all'intervento dello scorso anno. "Per gli utili messi a riserva ci sarà la possibilità di distribuirli ai soci applicando una tassa del 27,5% invece di quella prevista fino ad oggi del 40%. Si tratterà di scelte volontarie senza alcuna imposizione agli istituti bancari e assicurativi, i quali contribuiranno in altra maniera a migliorare il sistema sanitario", hanno fatto sapere gli azzurri in una nota.
L'idea insomma, sarebbe quella di riconoscere alle banche la possibilità di scegliere se sbloccare quelle riserve con una tassa al 27%, anziché al 40%. Nel pacchetto dei contributi dagli istituti, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe esserci anche un aumento di 2,5 punti dell'Irap che banche e assicurazioni già versano in misura maggiorata (5,45% per le banche e 5,9% per le assicurazioni). L'accordo andrà però, sottoposto ai diretti interessati, con cui i colloqui sono proseguiti fino a ieri mattina e che ora dovranno pronunciarsi sul merito.