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Ci sono due nuove tasse per chi fa acquisti su siti come Shein e Temu: quanto costeranno dal 2026

Sono in programma due nuove tariffe che, da metà 2026, colpiranno tutti i pacchi che arrivano da Paesi al di fuori dell’Ue – in gran parte spedizioni da piattaforme di acquisti online come Shein, Temu, Alibaba o altri. Una delle tasse vale due euro, è nella manovra italiana e potrebbe cambiare nei prossimi giorni. L’altra è europea, vale tre euro e dovrebbe essere temporanea.
A cura di Luca Pons
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Due nuove tasse, impostate in modo molto simile, e che potrebbero finire per sovrapporsi o unirsi nella seconda metà del 2026. Entrambe riguardano i pacchi di valore contenuto – meno di 150 euro – che vengono spediti in Italia da Paesi al di fuori dell'Unione europea. La prima è una tariffa di due euro, proposta dal governo nella nuova legge di bilancio. La seconda è una tariffa europea, decisa dai ministri dell'Economia dell'Unione: costerebbe tre euro, e dovrebbe entrare in vigore da luglio 2027.

L'obiettivo dichiarato è sostanzialmente lo stesso per entrambe. Si vuole cercare di limitare la concorrenza, ritenuta sleale, di grandi piattaforme di e-commerce come Shein, Temo, Alibaba e altre. Queste costituiscono la stragrande maggioranza delle spedizioni di piccoli pacchi dall'esterno all'interno dell'Ue, e finora non hanno subito alcun tipo di tariffa o dazio, perché erano esenti dalle tasse già in vigore. Ma l'Unione europea ha deciso di mettere in atto una stretta, almeno fino a quando non avrà raggiunto un accordo più ampio per quanto riguarda dazi e dogane. Le imposte sarebbero rivolte ai venditori e non ai clienti, ma è probabile che avrebbero un effetto sui prezzi.

La tassa da due euro sui piccoli pacchi che il governo vuole mettere in manovra

Come detto, per quanto riguarda l'Italia la misura è in lavorazione nella manovra 2026. Negli scorsi giorni il governo Meloni è intervenuto proponendo una versione definitiva: due euro per ciascun pacco "di valore dichiarato non superiore a 150 euro" che viene spedito "da Paesi non appartenenti all'Unione europea". I soldi verrebbero riscossi direttamente dagli Uffici delle dogane quando il pacco viene importato.

Visto che ci sono circa 330 milioni pacchi simili che arrivano ogni anno in Italia, e tenendo conto che sicuramente alcuni venditori troverebbero dei meccanismi per aggirare la nuova tassa, il governo stima di incassare 245 milioni di euro all'anno con questa tariffa. Fa eccezione l'anno prossimo, il 2026, quando la stima è della metà, 122,5 milioni. Infatti, serviranno circa sei mesi di tempo per mettere in piedi il sistema di monitoraggio. Dunque, si prevede che la tassa sarà effettivamente operativa non prima di giugno 2026.

Bisogna ricordare che, al momento, si tratta ancora di una proposta di legge. Anche se viene dal governo, e quindi è improbabile che venga cambiata, c'è tempo fino al 31 dicembre per fare eventuali modifiche. Solo a quel punto sapremo qual è la versione definitiva della norma.

L'Unione europea mette i dazi sulle spedizioni extra-Ue

Allo stesso tempo, l'Unione europea lavora su un progetto simile. Il Consiglio che unisce tutti i ministri dell'Economia e delle Finanze, detto Ecofin, ha raggiunto un accordo negli scorsi giorni. Si parla di introdurre un dazio fisso da tre euro per ogni spedizione. I destinatari sono sempre gli stessi: i pacchi con valore sotto i 150 euro che arrivano da Paesi extra-Ue.

In questo caso, si tratterebbe di una misura temporanea. Dovrebbe partire a luglio 2026, e resterebbe in vigore fino al raggiungimento di un'intesa più generale sulle dogane.

Anche qui, l'obiettivo dichiarato è di frenare la concorrenza di giganti della distribuzione come Shein e Temu. L'anno scorso, circa 4,6 miliardi di pacchi che rispondono ai requisiti sono entrati nell'Unione europea, e oltre il 90% veniva dalla Cina. Finora spedizioni di questo tipo non hanno dovuto pagare alcun dazio, ma questo secondo l'Ue ha dato un vantaggio ingiusto ai venditori.

Cosa succede se passano entrambe le tasse

Insomma, entrambe le nuove tasse dovrebbero entrare in vigore nell'estate del 2026. Resta da vedere come funzioneranno insieme. L'Italia deve rispettare le normative doganali dell'Unione europea, quindi è possibile che i due euro di tassa decisi in manovra vengano ‘assorbiti' dalla tariffa stabilita dall'Ue. In questo caso, il rincaro per i clienti sarebbe di tre euro per ogni spedizione, e non di cinque euro (tre europei più due italiani). Ma, come detto, per il momento nessuna delle due normative ha un testo ufficiale e definitivo, quindi si parla solamente di ipotesi.

Va chiarito anche che queste tasse, sulla carta, non sono rivolte ai clienti ma ai venditori. Anche se è probabile che questi deciderebbero di ‘scaricare' l'aumento dei costi sul prezzo finale dei prodotti, non è garantito che sarà così.

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