Chi ci guadagna con il taglio Irpef per il ceto medio in Manovra 2026: le ipotesi sul tavolo del governo

Con l'autunno ormai alle porte, a Palazzo Chigi e al Ministero dell'Economia si intensificano le riunioni preparatorie per la Legge di Bilancio 2026. L'esecutivo, guidato da Giorgia Meloni, punta a una manovra che tenga insieme rigore di bilancio e misure di sostegno al potere d’acquisto, in particolare per la fascia media della popolazione: potrebbe infatti arrivare finalmente l’intervento per portare l’aliquota intermedia dal 35% al 33%, ampliando lo scaglione ai redditi fino a 60mila euro. Per attuare la misura servirebbero però 4 miliardi.
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, noto per il suo approccio prudente, dovrà trovare il giusto equilibrio tra le richieste dei partiti di maggioranza e la necessità di mantenere i conti in ordine.
Come potrebbe cambiare l'Irpef col taglio della seconda aliquota al 33%
L'Irpef, cioè l'Imposta sul reddito delle persone fisiche, è una delle principali tasse italiane, applicata sul reddito complessivo delle persone fisiche, residenti e non residenti; viene calcolata a scaglioni, con aliquote crescenti: 23% fino a 28mila euro, 35% da 28mila a 50mila, e 43% oltre questa soglia. L'ipotesi ora in discussione è quella di ritoccare il secondo scaglione, abbassando l'aliquota dal 35% al 33% e ampliando la fascia fino a 60mila euro lordi.
Quanto potrebbe costare il taglio dell'Irpef al governo
A spingere con decisione per questa modifica è Forza Italia, che ha fatto del taglio delle tasse al ceto medio uno dei suoi cavalli di battaglia; secondo il responsabile economico Maurizio Casasco, la misura avrebbe un impatto immediato sui redditi medi, con un risparmio annuo stimato di circa 440 euro per chi guadagna fino a 50mila euro e fino a 1.440 euro per chi si colloca tra 50mila e 60mila euro. Il costo per le casse dello Stato sarebbe però di ben 4 miliardi di euro.
Le coperture: un nodo cruciale
Il problema principale resta quello delle coperture; Forza Italia ipotizza di finanziare il taglio attraverso un mix di concordato fiscale, ravvedimento operoso e crescita dell’occupazione, che porterebbe nuove entrate. Ma il ministro Giorgetti ricorda che lo spazio fiscale è limitato e che l’Italia punta a riportare il deficit sotto il 3% già dal 2026, un anno in anticipo rispetto agli obiettivi europei.
Tajani: "Meno tasse è la nostra priorità"
Il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani ha ribadito con forza la linea del partito: "Abbassare le aliquote Irpef è una delle nostre priorità. Dobbiamo ridurre la pressione fiscale, soprattutto per chi lavora, e riflettere anche su sgravi per straordinari, festivi e premi di produzione". Tajani non esclude, in prospettiva, l'introduzione di una flat tax al 24%.
La controproposta della Lega
All'interno della maggioranza non ci sarebbe però solo il dossier Irpef. La Lega, infatti, sta spingendo anche per un nuovo pacchetto di "pace fiscale" e per estendere la rottamazione delle cartelle, ipotizzando di reperire le risorse attraverso un contributo straordinario delle banche. La proposta è già in discussione in commissione Finanze al Senato e potrebbe entrare nella trattativa finale sulla manovra.
Altri interventi in lista d'attesa
Oltre al taglio dell'Irpef, la lista delle misure richieste dai ministeri è lunga: dalla stabilizzazione dell'Ires premiale al potenziamento della polizia penitenziaria, dal sostegno alla moda con un credito d’imposta dedicato all’estensione delle zone economiche speciali in Umbria e Marche. Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha già ottenuto due miliardi in più per il settore sanitario, mentre si discute anche di rivedere il tetto agli stipendi della pubblica amministrazione dopo la bocciatura della Corte Costituzionale.
La definizione della manovra sarà una sfida complessa, in cui ogni misura dovrà bilanciare consenso politico e sostenibilità economica. Se il taglio dell’Irpef al 33% per i redditi fino a 60mila euro dovesse passare, rappresenterebbe un segnale forte al ceto medio, ma anche un impegno rilevante per i conti pubblici. Le prossime settimane saranno decisive per capire se il governo riuscirà a trasformare questa ipotesi in realtà.