Cdx nel pallone, vota per errore mozione Iv contro precariato e fuga dei cervelli: “Avevamo capito male”

La maggioranza di centrodestra è nel pallone, e il governo va sotto in Aula. È successo oggi pomeriggio alla Camera, quando l'Aula di Montecitorio ha approvato, con 253 sì, 4 no e un astenuto, la mozione a prima firma della presidente dei deputati Iv Maria Elena Boschi sulle politiche per attrarre i ricercatori in Italia, su cui l'esecutivo di Giorgia Meloni aveva espresso parere negativo. Il testo di Iv riguardava iniziative per un Piano strategico nazionale finalizzato ad attrarre o favorire la permanenza dei ricercatori Ue ed extra Ue in Italia.
Uno scivolone per il centrodestra, che il leader di Italia viva Matteo Renzi ha fatto subito notare in un messaggio su X: "Camera dei Deputati. Italia Viva propone una mozione per fermare la fuga dei cervelli. La Meloni dice: votate contro! La maggioranza si ribella e vota a favore della proposta (di buon senso) di Italia Viva. Adesso vediamo che succede. Spero che i parlamentari di maggioranza abbiano il coraggio di andare fino in fondo e di essere coerenti con questo voto. Se invece diranno: scusate, ci siamo sbagliati sarà chiaro a tutti che i primi cervelli in fuga sono i loro".
"Sulla proposta di Italia Viva per attrarre talenti e riportare cervelli in fuga anche la maggioranza si schiera contro Meloni! Il Governo va sotto sulla nostra mozione. Finalmente qualcuno capisce che anziché sprecare soldi per i migranti in Albania servono soldi per tenere i giovani in Italia. Opposizione 1 – Governo 0. Adesso che farà Meloni?", ha commentato sui social la presidente dei deputati di Italia Viva Maria Elena Boschi.
"Saranno le temperature, saranno i tanti temi che la dividono, oggi in Aula la maggioranza è allo sbando e approva una mozione dell'opposizione sui ricercatori europei e extraeuropei. Interessante il merito che contraddice tante chiusure del governo nella gestione della ricerca sull'onda trumpista. Ma è il metodo che colpisce: non conoscono i provvedimenti e si limitano a spingere i pulsanti senza mai chiedersi cosa stanno votando. Ecco il progetto della destra: un Parlamento passa carte che non distingue e non disturba", ha scritto in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei deputati.
"Volevo congratularmi con i colleghi di Italia Viva perché sono riusciti a mandare sotto il governo che aveva dato parere contrario", ha commentato immediatamente prendendo la parola Elena Bonetti di Azione.
Il governo va sotto: è stato un errore?
Ma quello che è avvenuto è solo un errore di distrazione dei parlamentari di centrodestra, che invece di votare contro, come indicato dall'esecutivo, hanno votato a favore.
A intervenire in Aula per spiegare l'equivoco è stato quindi il deputato di FdI, Gianluca Vinci: "Noi avevamo percepito che il parere" del governo "fosse favorevole e nel caso in cui invece fosse contrario, chiaramente il voto, anche se già espresso, sarebbe da intendersi contrario e non sicuramente a favore della mozione, ma i colleghi continuano a riferirmi di aver sentito ‘parere favorevole'". Eppure, come fa notare Agi, riascoltando l'audio delle votazioni dal canale tv della Camera, si sente il presidente di turno Fabio Rampelli che, prima di aprire la votazione sulla mozione di Italia viva, dice "il parere del governo è contrario".
A quel punto diversi deputati della maggioranza sarebbero andati ai banchi della presidenza, per capire come correggere il voto favorevole appena espresso. "L'esito della votazione è un voto intangibile e intoccabile a prescindere da tutte le correzioni che si metteranno a verbale", ha quindi sottolineato Roberto Giachetti di Iv.
Davanti alla reiterata richiesta delle opposizioni sulla certezza del voto, il vicepresidente della Camera di turno Fabio Rampelli ha chiarito: "Io ho già confermato l'esito della votazione, non ho motivo di tornare su una votazione già consumata e proclamata, il resto saranno le valutazioni politiche che i gruppi parlamentari o i singoli deputati vorranno fare…".
Il dubbio che possa essersi consumato uno strappo da parte dei parlamentari della maggioranza di Giorgia Meloni comunque resta, dato che, come sottolinea anche Avvenire, sembra difficile da credere che centocinquanta deputati della maggioranza, contemporaneamente, abbiano votato in modo difforme dalle indicazioni del governo, e che possa essersi trattato di un semplice qui pro quo.
Come ha fatto notare Elisabetta Piccolotti di Avs, infatti, il voto della maggioranza contraddice la linea del governo della ministra Bernini sui precari e sui ricercatori "chiedendo di aumentare le risorse da investire e di rivedere la riforma del preruolo, appena approvata, che reintroduce i contratti precari per i ricercatori". Stiamo parlando del ritorno di quelle forme contrattuali precarie, gli assegni di ricerca, che erano state eliminate dal governo Draghi, e che sono state reintrodotte con il decreto Scuola, che prevede appunto due nuove figure per la ricerca (non sostitutive dei contratti di ricerca istituiti dalla legge 79 del 2022) cioè gli incarichi di ricerca e i post-doc, già previsti dal ddl 2140 sul pre-ruolo.
Gli incarichi di ricerca sono per laureati magistrali da meno di 6 anni, durano da 1 a 3 anni, assegnabili anche direttamente, con un compenso minimo deciso dal ministero; mente i post-doc sono pensati per i dottori di ricerca, durata 1-3 anni, con retribuzione uguale a quella dei ricercatori a tempo determinato.
Cosa dice la mozione della maggioranza approvata alla Camera
Poco prima del voto dato per errore, era passato, con 149 sì e 103 no e un astenuto, un testo della maggioranza che impegna il governo "a proseguire con ogni iniziativa utile nell'ambiziosa strategia nazionale per l'attrazione e la permanenza in Italia di ricercatori europei ed extraeuropei, con particolare attenzione alle opportunità derivanti dalla nuova geografia della mobilità scientifica internazionale", "a continuare nell'impegno massiccio di promozione ricerca di base e applicata, incrementando ulteriormente le risorse pubbliche destinate alla stessa, favorendo l'accesso a fondi competitivi da parte dei giovani ricercatori e dei gruppi emergenti", "a promuovere un contesto normativo e amministrativo favorevole alla mobilità in ingresso, mediante procedure semplificate per il rilascio dei visti, dei permessi di soggiorno e per il riconoscimento dei titoli accademici e professionali", "a rafforzare i meccanismi di reclutamento e progressione di carriera in base al merito, attraverso procedure trasparenti, valutazioni scientifiche indipendenti e la riduzione delle barriere all'accesso per i candidati internazionali", "a sostenere le università e gli enti di ricerca nella creazione di ambienti accademici internazionali, promuovendo programmi di accoglienza, supporto logistico e integrazione sociale per i ricercatori stranieri e le loro famiglie" e "ad avviare una campagna di promozione internazionale dell'Italia come destinazione scientifica, in coordinamento con le reti diplomatiche, culturali e universitarie, dirette al consolidamento della posizione dell'Italia nella ricerca scientifica avanzata e alla promozione della collaborazione internazionale".