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Il caso Cospito

Caso Cospito, la Corte costituzionale apre alla possibilità di uno sconto di pena

La Corte costituzionale ha stabilito che la Corte d’assise d’appello di Torino, che sta giudicando Alfredo Cospito, non è obbligata ad applicare la pena dell’ergastolo ma può considerare le attenuanti. Si parlerebbe comunque, con tutta probabilità, di una condanna superiore ai 20 anni di carcere.
A cura di Luca Pons
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La Corte costituzione ha stabilito che l'anarchico Alfredo Cospito può, in teoria, ricevere uno sconto della pena. Lo ha fatto oggi con la decisione di dichiarare illegittimo il quarto comma dell'articolo 69 del Codice penale: questa prevede che un giudice non possa considerare le attenuanti di un reato, se questo reato prevede l'ergastolo e la persona condannata è recidiva.

Ma per la Corte costituzionale si tratta di una norma non legittima, perché il giudice deve poter "operare l'ordinario bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti" e, poi, "valutare caso per caso se applicare la pena dell'ergastolo oppure", se prevalgono le attenuanti, "una diversa pena detentiva". La spiegazione è stata data con una nota, anche se la sentenza con la motivazione completa sarà depositata solo nelle prossime settimane. Concretamente, per Alfredo Cospito – anarchico detenuto in regime di 41 bis e in sciopero della fame dallo scorso ottobre per protestare contro il carcere duro – questo significa che la Corte d'assise d'appello di Torino potrebbe anche decidere di non condannarlo all'ergastolo.

Cosa cambia ora per il processo di Cospito

Cospito è a processo per aver piazzato, il 2 giugno del 2006, due esplosivi davanti alla Scuola allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. Un reato, quello di "strage contro la sicurezza dello Stato", che prevede l'ergastolo e quindi per Cospito, recidivo, il Codice penale indicherebbe l'obbligo di condannarlo al massimo della pena. Ma la stessa Corte d'assise d'appello ha sollevato, su richiesta della difesa dell'anarchico, la questione di legittimità costituzionale.

Dopo questa sentenza, i giudici di Torino potranno anche valutare di ridurre la pena, che resterebbe comunque con tutta probabilità superiore ai 20 anni di carcere. La decisione della Corte costituzionale, comunque, non ha a che vedere con la permanenza al regime di 41 bis.

Nel caso di Cospito, un elemento tenuto in considerazione dalla Corte di Torino è che non ci furono vittime né feriti, nell'esplosione dei due ordigni artigianali. Questo, quindi, potrebbe spingere a concedere l'attenuante della lieve entità, bilanciata comunque in ogni caso dall'aggravante della recidiva.

"Finalmente una notizia incoraggiante per tutti e tutte coloro che quotidianamente sono chiamati ad applicare il diritto o a subirne l'applicazione", ha dichiarato il suo legale Flavio Rossi Albertini. La sentenza "restituisce finalmente dignità alle questioni giuridiche sottese alle vicende umane, non ultima quella di Alfredo Cospito". Con l'anarchico "parlerò domani", ha detto Albertini. "L'ho visto la scorsa settimana: non si alimenta con pasta, carne e pesce da quasi 180 giorni. Non avremmo mai pensato che sarebbe giunto vivo al 18 aprile. Ha perso la capacità di deambulare e 50 kg di peso", ha affermato.

Il dibattito davanti alla Corte costituzionale

Nel corso del suo intervento davanti alla Corte costituzionale, Albertini ha sottolineato che a causa della norma ora delegittimata dalla Consulta, Cospito "ha visto transitare la pena da 15 anni alla pena fissa dell'ergastolo". La "pena fissa" era già stata "indiziata di incostituzionalità" proprio perché "non consente di parametrare la pena all'offesa", ha detto.

Al contrario, l'Avvocatura dello Stato ha sostenuto che rendere illegittima la norma avrebbe portato a "uno scardinamento del sistema anche per altri reati", creando "un vulnus" che potrebbe anche "aprire la strada al riconoscimento della lieve entità anche in altri reati di pericolo astratto, come l'associazione mafiosa". L'errore fatto dalla Corte di Torino, secondo l'Avvocatura, è "l'affermazione che laddove non ci sono morti la strage è di lieve entità. È come dire che la strage per fini politici deve richiedere un pericolo concreto e quindi la morte delle persone. Ma così siamo fuori dalla norma".

L'Alleanza Verdi-Sinistra: "Ora il ministro Nordio riapra il caso Cospito"

"Costringere Alfredo Cospito all'ergastolo ostativo del regime 41 bis è stata, a mio avviso, una palese forzatura ed un errore colossale. Ora la sentenza della Corte Costituzionale che giudica illegittimo il mancato riconoscimento delle attenuanti nel processo a carico dell'anarchico apre uno spiraglio. Il ministro Nordio riapra il caso Cospito". Lo ha affermato Ilaria Cucchi, senatrice dell'Alleanza Verdi-Sinistra.

Sulla stessa linea anche Marco Grimaldi, deputato di Avs: "Siamo stati tra i pochissimi a dirlo in Aula e all'opinione pubblica: la pena e il regime del 41 bis ci sembravano sproporzionati. Ma non eravamo soli: dalle camere penali, a tanti giuristi e avvocati, giornalisti e intellettuali. Ora che la Consulta si è espressa. Speriamo che Nordio salvi questa vita. Non c'è bisogno di martiri e di capri espiatori. Lo Stato vuole giustizia non vendetta", ha dichiarato.

L'associazione Antigone si è espressa tramite il suo presidente, Patrizio Gonnella: "Con la sentenza di oggi la Consulta stabilisce definitivamente che la pena deve corrispondere alla gravità del reato. Non è possibile trattare allo stesso modo casi in cui ci sono morti e casi in cui, invece, non ci sono stati neanche feriti". Con questo passo, "la legge ex Cirielli, che era obbrobrio giuridico in evidente conflitto con l'articolo 27, è stata demolita. Ci auguriamo che la rideterminazione della pena, a questo punto conseguente, porti anche il ministro della Giustizia Nordio ad una rivalutazione relativa al regime 41-bis in cui Cospito è attualmente detenuto".

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