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Caso Almasri, Provenzano (Pd) a Fanpage: “Da Meloni solo menzogne, ammetta che è ricattabile”

Il caso Almasri “rivela l’inadeguatezza e la pericolosità di questo governo perché, benché Giorgia Meloni si sia sempre detta non ricattabile, la verità è che l’intera sua politica migratoria è sotto ricatto”, dice a Fanpage.it il deputato Giuseppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd. “Voleva fare la guerra ai trafficanti di esseri umani su tutto il globo e invece gli ha consegnato le chiavi d’accesso al nostro Paese”.
A cura di Giulia Casula
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Le chiusura delle indagini del Tribunale dei ministri ha aggiunto un nuovo tassello nel caso Almasri e riacceso, ancora una volta, lo scontro tra governo e giustizia. I giudici hanno archiviato le accuse nei confronti Meloni e chiesto l'autorizzazione a procedere per Nordio, Piantedosi e Mantovano, chiarendo in oltre 90 pagine di carteggi le ragioni secondo cui i tre membri dell'esecutivo avrebbero, con il loro operato, favorito la liberazione del torturatore e il suo rientro in Libia a spese dei cittadini. "Questa vicenda rivela l'inadeguatezza e la pericolosità di questo governo perché, benché Giorgia Meloni si sia sempre dichiarata una donna non ricattabile, la verità è che l'intera sua politica migratoria è sotto ricatto", dice a Fanpage.it il deputato Giuseppe Provenzano, responsabile Esteri del Partito democratico. "Voleva fare la guerra ai trafficanti di esseri umani su tutto il globo terraqueo e invece gli ha consegnato le chiavi d'accesso al nostro Paese".

Secondo i giudici Nordio, Piantedosi e Mantovano erano a conoscenza della situazione e hanno volontariamente aiutato Almasri. Come commenta?

È una vicenda che rivela da un lato l'inadeguatezza, dall'altro la pericolosità di questo governo. L'inadeguatezza per l'evidente pasticcio e per il fatto che rispetto a un'assunzione chiara di responsabilità politica il Governo ha scelto invece la menzogna in Parlamento. Ma anche la pericolosità perché, benché Giorgia Meloni si sia sempre dichiarata una donna non ricattabile, l'intera sua politica migratoria è sotto ricatto. Lei voleva fare la guerra ai trafficanti di esseri umani su tutto il globo terraqueo e invece come evidente ne subisce il ricatto e gli ha consegnato le chiavi d'accesso al nostro Paese.

Finora il governo ha parlato di errori procedurali, arresto irrituale e atti viziati. Ha mentito?

Sì, ha mentito palesemente. Già nelle ore immediatamente successive a quell'arresto che era stato ritenuto irrituale era emersa la possibilità di sanare eventuali errori di procedura e adempiere a un obbligo giuridico internazionale che ricadeva innanzitutto sul Ministro Nordio. Lui avrebbe tanti motivi per cui dovrebbe dimettersi, sicuramente questo è uno di quelli, perché è in primo luogo sulla sua figura che ricade, secondo le norme derivanti dal recepimento dello Statuto di Roma, la responsabilità di adempiere a tutti gli obblighi di collaborazione con la Corte Penale Internazionale.

Meloni ha contestato la decisione dei giudici, parlando di azione condivisa con tutto l'esecutivo. È un’ammissione del fatto che si è trattato di una precisa scelta politica? 

Io credo che le parole pronunciate da Giorgia Meloni all'indomani di questa richiesta rappresentino un punto di svolta nel progressivo decadimento della qualità della democrazia in Italia. Ancor più preoccupante della vicenda in sé, io ritengo sia stata la sua reazione. Giorgia Meloni sta utilizzando il caso Almasri per sferrare l'ennesimo attacco alla magistratura e alla divisione dei poteri, facendo confusione tra responsabilità politiche e responsabilità penali. Noi vogliamo rassicurarla perché nessuno vuole toglierle la responsabilità politica, che è interamente in capo a lei e alla politica complessiva del suo governo nei confronti della Libia, ma un conto è la responsabilità politica, un conto è la responsabilità penale. Ma la confusione è voluta, e serve a sferrare l'ennesimo attacco alla magistratura. Nell'accostamento che ha fatto ieri tra il lavoro del tribunale dei Ministri e la separazione delle carriere, rivela il vero obiettivo che Giorgia Meloni vuole perseguire con quella riforma. Qualcuno all'interno della maggioranza inseguiva sogni garantisti degli anni 90, facendolo in un modo del tutto sbagliato e controproducente, ma la verità è che con quella riforma la premier vuole i pieni poteri e lo sta dimostrando in queste ore.

Meloni ha parlato di "disegno politico" da parte della magistratura…

È molto grave, ma si inserisce nella più generale deriva trumpiana. L'attacco ai giudici lo abbiamo visto anche nei confronti della Corte di giustizia europea sul tema dei migranti. Tutto questo sta segnando un punto di svolta, perché lascia cadere definitivamente la maschera che Meloni aveva provato a indossare in questi anni e mostra il suo vero volto che è quello di una destra trumpiana, insofferente a ogni limite, a ogni controllo, a ogni potere terzo, a ogni scrutinio di legalità anche sulle scelte politiche. Ma soprattutto, viene meno alla collocazione che storicamente l'Italia ha assunto sul piano internazionale, perché per la prima volta entriamo in aperto conflitto, che potremmo definire di stampo trumpiano o orbaniano, con un'istituzione come la Corte Penale Internazionale che rappresenta forse una delle acquisizioni più importanti di un ordine internazionale basato sulle regole e che invece questa destra nazionalista sta mettendo profondamente in discussione in tutto il mondo. Senza dimenticare che la CPI nasce in Italia. Altro che patrioti, negano la nostra storia migliore.

Anche da parte di Nordio, che prima ha minacciato provvedimenti nei confronti di un magistrato che lo ha criticato e poi si è scagliato contro il presidente dell'Anm, è emersa una certa insofferenza. 

Nordio è il primo Guardasigilli nella storia d'Italia che mente spudoratamente al Parlamento. La sua parola ha perso ogni valore. È un uomo animato da un chiaro risentimento nei confronti del suo ordine di appartenenza, che era la magistratura, dove forse durante una vita intera ha covato frustrazioni. È un personaggio imbarazzante che dovrebbe soltanto dimettersi, non solo per l'enormità delle cose che dice, ma purtroppo per quello che ha fatto.

A settembre il Parlamento si esprimerà sull’autorizzazione a procedere ma l’esito appare scontato. Cosa si aspetta?

La giunta per le autorizzazioni farà le sue valutazioni sulle quali non entro, non facendone parte. Poi ci sarà uno scrutinio in Parlamento che noi faremo nel modo più serio e rigoroso. Ripeto, per noi il tema sono le responsabilità politiche che emergono da questa vicenda e sulle quali stiamo concentrando la nostra battaglia. Il Tribunale dei ministri o eventuali processi faranno il loro corso, ma sul piano delle responsabilità politiche non sono così sicuro, alla luce dei fatti che stanno emergendo, che il caso Almarsi non avrà conseguenze sul governo o almeno su una parte di esso.

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