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Cartabellotta (Gimbe): “Diritto a salute a rischio, troppe persone costrette a rinunciare alle cure”

“Nell’indifferenza di tutti i governi, ormai si sta perdendo quello che è il diritto costituzionale alla tutela della salute”, dice Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, in un’intervista con Fanpage.it, sottolineando come gli interventi previsti per la sanità durante la pandemia siano stati presto dimenticati dalla politica.
A cura di Annalisa Girardi
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"Il tempo della manutenzione ordinaria per il Servizio sanitario nazionale è scaduto". Lo dice Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, in un'intervista con Fanpage.it a margine dell'evento organizzato per presentare il Piano di rilancio del Ssn. "Nell'indifferenza di tutti i governi, ormai si sta perdendo quello che è il diritto costituzionale alla tutela della salute, come documentano la lunghissima lista d’attesa, la necessità di ricorrere al privato, l'aumento della spesa di tasca propria, sino addirittura alla rinuncia alle cure", afferma Cartabellotta, denunciando il grave stato in cui versa il comparto della sanità in Italia.

Se durante i mesi più duri della pandemia "tutte le forze politiche insistevano sulla necessità di rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale, passata l'emergenza si sono tirate indietro", spiega Cartebellotta, ricordando come in tutti i programmi elettorali ci fosse poco in campo sanitario. "La sanità pubblica non interessa, non porta consenso, e quindi finisce in coda all'elenco delle priorità della politica", aggiunge il presidente di Gimbe.

Per poi parlare di uno dei maggiori problemi del servizio sanitario al momento, cioè la carenza di personale. "Dopo 15 anni passati a disinvestire sul personale sanitario, i nodi vengono al pettine. Abbiamo un tetto di spesa che risale al 2004, che ha bloccato contratti e assunzione, e ha fatto sì che venissero finanziate pochissime borse di studio per la specializzazione", spiega Cartabellotta, affermando che oltre agli investimenti serve anche "motivazione". E cita il caso del corso di laurea in Scienze infermieristiche: "I posti disponibili non vengono coperti. I giovani in non vogliono fare l'infermiere, perché è una professione poco retribuita, che offre poche prospettive di carriera. Non è più una professione attrattiva e viene considerata anche rischiosa, considerato quello che sta succedendo negli ultimi anni".

Cartebellotta parla anche dell'avanzamento del settore privato in sanità, sottolineando che sia per quanto riguarda gli ospedali, ma anche le cliniche specialistiche, Rsa e assistenza sul territorio, spesso le strutture private sono ormai tante quante quelle pubbliche. "Quella che dovrebbe essere una scelta del cittadino, cioè di andare nel privato, oggi è diventata invece una necessità imposta dalle carenze del pubblico. A volte le persone, che per ragioni di salute non possono aspettare, sono costrette a rivolgersi al privato. Chi può pagare paga, chi non può pagare aspetta tempi inaccettabile. Quindi le famiglie o si impoveriscono oppure addirittura si rinuncia alle cure. È evidente che il sistema va ripensato".

E ancora: "Dobbiamo capire che sanità vogliamo per i nostri figli. Noi abbiamo un Ssn che nel 1978 aveva come principi fondamentali l'equità, l'uguaglianza, l’universalità. Tutti principi che sono stati sostanzialmente traditi e oggi sostituiti liste d'attesa, impoverimento, spesa privata, migrazione sanitaria. Se vogliamo tenere fede a quella legge dobbiamo cambiare la rotta".

Infine Cartabellotta conclude ribadendo che il diritto alla salute va garantito a tutti, anche indipendentemente dalla Regione di residenza. E in tal senso avverte sui rischi dell'autonomia differenziata: "Oggi abbiamo un'Italia spaccata in due. Dobbiamo appianare le differenze esistenti, altrimenti il gap tra Nord e Sud diventerà veramente incolmabile".

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