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Manovra 2026

Bonus scuole paritarie 2026: cos’è, a chi spetta e come funziona il contributo fino a 1.500 euro

Il nuovo bonus per le scuole paritarie punta a sostenere le famiglie con redditi medio-bassi e a garantire la libertà di scelta educativa, ma le opposizioni lo criticano come un rischio per il finanziamento e l’equità della scuola pubblica.
A cura di Francesca Moriero
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Nella legge di Bilancio è stato approvato un nuovo bonus per le scuole paritarie, con l'obiettivo dichiarato di sostenere le famiglie con redditi medio-bassi e garantire la libertà di scelta educativa. Il provvedimento prevede 20 milioni di euro per il 2026 e introduce un contributo economico destinato a chi iscrive i propri figli in una scuola paritaria.

Di cosa si tratta

Il bonus è un contributo economico, chiamato anche "buono scuola", che può arrivare fino a 1.500 euro per studente. L'obiettivo dichiarato, almeno sulla carta, è aiutare le famiglie a sostenere i costi delle scuole paritarie, che fanno parte del sistema pubblico di istruzione ma prevedono una retta a carico dei genitori. Secondo i promotori della misura, il bonus serve a evitare sostanzialmente che la scuola paritaria venga percepita come una scelta riservata solo alle famiglie più ricche.

A chi è rivolto il bonus scuole paritarie

Il contributo non è universale, ma è destinato solo a determinate categorie:

  • Famiglie con ISEE fino a 30mila euro
  • Studenti delle scuole medie
  • Studenti del primo biennio delle scuole superiori
  • Iscritti a scuole paritarie

Il bonus non riguarda quindi le scuole elementari né l'intero percorso delle superiori, ma solo una fascia precisa del sistema scolastico.

Quanto vale il bonus

Il contributo può arrivare fino a 1.500 euro per studente, in base alle risorse disponibili e ai criteri che verranno definiti nei decreti attuativi. Per il 2026 lo Stato ha stanziato 20 milioni di euro complessivi.

Perché il governo ha introdotto questo bonus

Secondo chi ha sostenuto la misura, il bonus risponderebbe a due obiettivi principali:

  • Sostenere le famiglie economicamente più fragili, aiutandole a coprire una parte dei costi scolastici.
  • Garantire la libertà di scelta educativa, riconosciuta dalla Costituzione, permettendo ai genitori di scegliere tra scuola statale e scuola paritaria.

Le critiche delle opposizioni

L'introduzione del bonus ha però immediatamente scatenato un acceso dibattito politico, soprattutto tra le forze di opposizione. Il Movimento 5 Stelle, in particolare, ha espresso critiche molto severe, definendo la misura sbilanciata, capace di favorire le scuole private a discapito di quelle pubbliche. Secondo i parlamentari pentastellati, il vero problema non è tanto il bonus in sé, quanto il contesto più ampio della spesa pubblica per l'istruzione, che negli anni ha subito tagli continui e significativi. Tagli che hanno interessato aspetti fondamentali: la manutenzione e il miglioramento degli edifici scolastici, il numero di insegnanti e il finanziamento di nuovi progetti educativi. In questo quadro, il bonus appare come un segnale preoccupante: anziché rafforzare la scuola statale, sembra confermare un progressivo disinvestimento, con possibili effetti negativi sulla qualità e sull'accessibilità dell'istruzione.

Le opposizioni temono insomma che destinare risorse pubbliche alle scuole paritarie possa accentuare le disuguaglianze tra studenti e famiglie, favorendo chi ha già la possibilità di scegliere e penalizzando chi dipende esclusivamente dal sistema pubblico. In questo modo, sostengono, si rischia di minare il principio fondamentale di una scuola pubblica forte, gratuita e aperta a tutti, capace di garantire pari opportunità a ciascun ragazzo e ragazza.

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