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Ponte sullo Stretto di Messina

Bonelli a Fanpage: “Il Ponte sullo Stretto è una truffa di Salvini e Meloni, progetto va rifatto da capo”

Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, ha risposto alle domande di Fanpage.it sul Ponte sullo Stretto e sulla decisione della Corte dei Conti che ha bloccato il progetto. Una “truffa ai danni dello Stato”, per Bonelli, quella portata avanti dal governo Meloni: il progetto avrebbe dovuto essere rifatto da capo fin dall’inizio.
A cura di Luca Pons
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Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, ha parlato a Fanpage.it della decisione della Corte dei Conti, che al momento ha bloccato il progetto del Ponte sullo Stretto, e la reazione scomposta del governo Meloni. Governo che, dopo il vertice di questa mattina a Palazzo Chigi, sembra invece aver scelto una linea più prudente: attendere le motivazioni della Corte, fornire le informazioni necessarie e provare a superare i problemi sollevati dai giudici senza andare allo scontro. Che, inevitabilmente, finirebbe male per l'esecutivo.

Ma Bonelli non dimentica che fino a ieri sera l'esecutivo non ha risparmiato attacchi ai giudici: "L'ennesimo atto di invasione" da parte dei giudici, l'ha definito la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il deputato di Avs commenta: "Le decisioni della giustizia vanno sempre rispettate, specialmente quando si ha un ruolo istituzionale. Questo rispetto ormai non esiste più nel governo Meloni, che sta utilizzando questa decisione della Corte dei Conti per fare la sua campagna referendaria contro i giudici". E dice di essere pronto, se il governo tirerà dritto, a fare ricorso alla Corte di giustizia europea: "Un ricorso che vinceremo".

"Il progetto del Ponte approvato è di 28 anni fa, il governo l'ha tenuto nascosto"

Bonelli usa termini duri: "Ci troviamo di fronte a una truffa ai danni dello Stato".

"Per anni, da quando c'è questo governo, a tutte le mie interrogazioni il ministro Salvini ha sempre risposto che il progetto era stato approvato da tutti gli organismi tecnici dello Stato". Ma così non era: "Abbiamo scoperto che il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici a cui faceva riferimento il ministro era datato 10 ottobre 1997. Ventotto anni fa. Una cosa di cui Salvini, e anche Giorgia Meloni che copre questo scandalo inaudito, si devono vergognare".

È come se, prosegue, un cittadino o un'impresa avessero chiesto nel 1997 la concessione per costruire una casa, e il Comune l'avesse concessa. "Poi, dopo ventotto anni di nulla, oggi quel cittadino o quell'impresa si sveglia e decide che vuole iniziare i lavori. Non ha senso".

Anche perché, tornando al ponte, in questi ventotto anni le cose sono cambiate: "Sono state fatte delle analisi sismiche, da parte di Ispra e di Ingv, che hanno mostrato che il pilone del ponte che si dovrebbe costruire a Cannitello insiste su una faglia sismica attiva". Ma il progetto non è stato aggiornato, perché altrimenti "avrebbero dovuto ricominciare tutto da capo. Hanno tenuto in vita una gara fatta vent'anni fa per un progetto di trent'anni fa. Un'operazione indecente. E la Corte dei Conti l'ha fatto notare. Siamo a veramente la Repubblica delle banane. Sarebbe il caso che anche qualcuno del centrodestra alzasse la mano e dicesse qualcosa".

Le norme sulla concorrenza violate: "Bisognava rifare la gara per i lavori"

Questa non è l'unico problema del progetto. C'è anche una "grave violazione della direttiva europea sulla concorrenza", per almeno due motivi.

Quando il progetto del ponte venne messo a gara, nel 2005, doveva costava 3,9 miliardi di euro e le spese dovevano essere così divise: il 60% ai privati, il 40% allo Stato. "Berlusconi", che guidava il governo all'epoca, "si dimostrò più liberale e più rispettoso delle istituzioni e della finanza pubblica rispetto a Salvini e Meloni". Perché oggi Salvini ha decise di "far pagare tutto a Pantalone, ovvero ai cittadini italiani".

Non solo: la direttiva sulla concorrenza prevede che, se un progetto supera di oltre il 50% il suo costo originale, deve essere realizzata una nuova gara. Non serve essere matematici esperti per vedere che dai 3,9 miliardi del 2005/2006 ai 13,5 miliardi di cui si parla oggi, questa soglia è stata più che raddoppiata, anche tenendo conto dell'inflazione. "Eppure il governo l'ha ignorata".

Tutte le mosse del governo Meloni per evitare i controlli

Non è un mistero che il governo Meloni, su spinta soprattutto di Matteo Salvini, abbia fatto di tutto per accelerare i tempi sul ponte – nonostante poi i rinvii continui siano arrivati comunque, rispetto alle promesse iniziali. Ma per Bonelli il governo non ha semplicemente forzato la mano: ha "neutralizzato" gli organismi dello Stato che avrebbero dovuto controllare il progetto.

È avvenuto con un decreto, il 35 del 2023. "Hanno neutralizzato il Consiglio superiore dei lavori pubblici, a cui per legge hanno detto che non poteva più dare pareri. Hanno neutralizzato l'Autorità regolatrice dei trasporti, il cui parere era fondamentale per capire se il ponte reggeva dal punto di vista dei flussi del traffico".

La lista non si ferma: "L'Autorità nazionale anticorruzione ha detto che quell'opera così realizzata era un regalo ai privati: il suo parere non è stato assolutamente considerato. Per non parlare dell'impatto ambientale, perché l'opera insiste su aree di vincoli europei".

Il tutto per uno "sperpero di denaro pubblico: 15 miliardi di euro che andrebbero utilizzati in maniera diversa". Tanto che Alleanza Verdi-Sinistra presenterà un emendamento alla legge di bilancio 2026, chiedendo di "utilizzare questi 15 miliardi per destinarli a trasporto pubblico, sanità e pensioni".

Ponte usato per la campagna sul referendum giustizia: "Meloni si sente padrona dello Stato"

Come detto, nelle prime ore dopo la decisione della Corte dei Conti non sono mancati gli attacchi, su tutti quello della presidente del Consiglio. Delle accuse "sconsiderate", secondo Bonelli: "Quando una presidente attacca frontalmente chi è deputato al controllo significa che non vuole essere sottoposta alla legge, si sente padrona dello Stato. Ma Giorgia Meloni non è padrona dello Stato. Tutti siamo sottoposti alla legge, anche lei".

È la dimostrazione, secondo il deputato, dell'uso "strumentale" che la destra vuole fare di questo caso, e di tutte le altre vicende giudiziarie che arriveranno nei prossimi mesi, in vista del referendum sulla giustizia atteso il prossimo anno. "Non è una riforma della giustizia, perché non incide minimamente sulla lentezza del processo civile e penale, sulla carenza di organici. Con la separazione delle carriere la destra vuole mettere sotto controllo la magistratura in questo Paese. Una svolta autoritaria".

Se il governo va avanti, "pronto il ricorso alla Corte europea di giustizia"

Nel vertice di questa mattina, il governo sembra aver scelto una linea più cauta sulla Corte dei Conti. "Attenderemo quali sono le mosse del governo in materia", ha detto Bonelli. "Nel frattempo, la delibera Cipess non è attiva, quindi il progetto del ponte è fermo". Entro un mese arriveranno le motivazioni dei giudici contabili, e si capirà anche se il governo ha la possibilità di risolvere le questioni che hanno sollevato.

Il rischio per Salvini e Meloni è che, per tutti i motivi elencati finora, si tratti di problemi troppo grandi per risolverli ‘in corsa'. "Se vogliono fare una cosa saggia, devono rifare il progetto". Se invece andranno avanti, Bonelli annuncia un "ricorso alla Corte di giustizia europea, sarà pronto e lo vinceremo".

Un ricorso europeo di questo tipo bloccherebbe l'opera. Si può presentare se "si sono espletate tutte le procedure degli organismi giurisdizionali in Italia", quindi "quando la Corte dei Conti avrà terminato la sua procedura". Se il governo, senza un eventuale via libera della Corte, andrà avanti, "io in qualità di parlamentare e di cittadino italiano ricorrerò alla Corte di Giustizia per far valere la normativa comunitaria, di fronte a una grave violazione sancita nero su bianco da un organismo costituzionale. E su questo non ci sono scorciatoie".

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