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Boeri: “2,5 milioni di lavoratori sotto la soglia di povertà, serve il salario minimo”

Il presidente dell’Inps lancia l’allarme sui lavoratori italiani: “2,5 milioni di loro sono sotto la soglia della povertà”. E sostiene la necessità del salario minimo per tutti.
A cura di Stefano Rizzuti
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Le stime dell’Inps sulle condizioni dei lavoratori italiani forniscono un quadro impietoso: 2,5 milioni di lavoratori sono poveri, sommando gli autonomi e i dipendenti. In questa cifra, inoltre, non rientrano quelli del settore ‘informale’. I dati sono stati comunicati dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, durante un’audizione in commissione Lavoro alla Camera. “Per troppo tempo in Italia non ci si è occupato dei minimi e solo di recente si è cominciato ad affrontare il problema della povertà e dei minimi reddituali”, ha affermato Boeri sostenendo la necessità di un salario minimo.

In Italia sono oltre 2,5 milioni i lavoratori che percepiscono redditi sotto il livello della soglia di povertà, secondo quanto spiegato da Boeri che ha inoltre sottolineato come circa il 10% dei lavoratori dipendenti guadagni meno rispetto alla soglia di povertà e sommando i lavoratori autonomi si arriva a 2,5 milioni di persone. “Un numero molto elevato”, secondo il presidente dell’Inps. Coloro che sono più esposti a questo rischio sono “giovani, donne e immigrati”, secondo Boeri.

Ricostruendo i dati forniti oggi, Boeri ha spiegato che il 10% dei lavoratori del settore privato non supera la soglia di povertà avendo un salario orario inferiore a 8,60 euro. Inoltre, la metà ha un salario orario tale per cui anche in caso di lavoro a tempo pieno non riuscirebbe a superare la soglia. In più, a questi vanno aggiunti i lavoratori autonomi e parasubordinati con un reddito al di sotto della povertà, circa un milione di lavoratori.

Boeri vuole il salario minimo per tutti

Il Reddito di inclusione, secondo il presidente dell’istituto di previdenza, avrebbe bisogno di un adeguato livello di finanziamento “che oggi non c’è”. Boeri infatti sostiene che l’introduzione del salario minimo avrebbe effetti anche per chi rimane nel settore informale. E non andrebbe invece escluso dal salario minimo coperto dalla contrattazione: “Dobbiamo avere uno strumento che vale per tutti”, aggiunge. Il problema, secondo Boeri, è che oggi “i maggiori detrattori del salario minimo sono i sindacati” e le “maglie della contrattazione collettiva sono sempre più larghe”.

Per il presidente dell’Inps l’introduzione del salario minimo sarebbe il “fondamentale complemento” alla riforma con l’introduzione del contratto a tutele crescenti. E sarebbe anche uno strumento utile “per stimolare un maggiore decentramento della contrattazione”. Il punto sottolineato da Boeri è che tanti lavoratori sono retribuiti con stipendi inferiori a quelli previsti da contrattazione nazionale e quindi “c’è una non troppo sottile forma di ipocrisia in chi dice che toglie spazio alla contrattazione collettiva” perché “il salario minimo orario sarebbe un utile complemento alla contrattazione collettiva, non un suo sostituto o che gli va contro. Servirebbe ad assicurare un vero presidio dei minimi retributivi che la contrattazione collettiva non è in grado oggi di garantire”.

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