Bimbi nel bosco, il Csm chiede di tutelare il Tribunale dei minori dell’Aquila: cosa succede ora

Il Csm interviene a tutela dei giudici che hanno sospeso la potestà genitoriale alla famiglia che viveva isolata in una casa nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti. Oggi i componenti togati del Consiglio superiore della magistratura hanno chiesto al Comitato di presidenza di aprire una pratica per la tutela dei magistrati del Tribunale per i minorenni dell'Aquila, a seguito delle dichiarazioni di esponenti politici sulla questione e in particolare sul provvedimento di allontanamento dei tre minori dai genitori.
L'iniziativa è stata prontamente commentata da Matteo Salvini, già intervenuto in precedenza: "I giudici tutelano i giudici. E quei tre bambini strappati ai genitori, chi li tutela?", ha scritto sui social. Il caso della famiglia nel bosco continua a far discutere, specie dopo il coinvolgimento del governo che è entrato nella vicenda, dapprima per criticare la decisione dei giudici e poi per annunciare ulteriori accertamenti, come l'invio di ispettori sul posto. Il vicepremier Salvini, il ministro della Giustizia Nordio e la stessa premier Meloni hanno espresso le loro preoccupazioni per il destino dei tre bambini, ma soprattutto hanno messo in discussione l'operato del Tribunale.
Un atteggiamento che ha spinto le toghe a reagire. Inizialmente con un comunicato da parte dell'Anm, che ha inviato la politica a non strumentalizzare una questione molto delicata, apertasi quasi un anno fa e la cui valutazione compete al Tribunale dei minori. Successivamente, con una richiesta formale, sottoscritta dai consiglieri togati del Csm ad eccezione di Bernadette Nicotra di Magistratura Indipendente, e dai consiglieri laici Ernesto Carbone, Michele Papa e Roberto Romboli. Nel documento si sottolinea la complessità e la gravosità delle decisioni di protezione dei minori, assunte sulla base di atti e rilievi tecnici e con il solo scopo di tutelare i bambini.
Come vi abbiamo raccontato infatti, la decisione di sospendere la potestà genitoriale e allontanare i tre figli, trasferendoli in una struttura protetta, è arrivata dopo una serie di valutazioni, che riguardano le condizioni sanitarie e abitative della casa, l'integrità fisica, le difficoltà relazionali e l'istruzione dei bambini.'‘Il provvedimento in questione, di natura provvisoria, è stato assunto nell'ambito di un procedimento nato su impulso della procura minorile, dopo il ricovero dei minori, e all'esito di un'istruttoria durata 13 mesi fondata su relazioni dei servizi sociali e delle forze dell'ordine, su accertamenti tecnici relativi alle condizioni abitative, sulle informazioni sanitarie e sulle complessive condizioni di vita e di relazione dei minori interessati e solo dopo aver reiteratamente cercato di istaurare con i genitori un percorso di socializzazione e sanitario", si legge nella richiesta inoltrata al Comitato di presidenza del Csm. "Esso rientra, dunque, nell'esercizio delle funzioni attribuite dalla legge alla giustizia minorile tipiche attribuzioni dell'autorità giudiziaria minorile e persegue esclusivamente finalità di protezione dei bambini coinvolti".
I consiglieri segnalano il rischio che la vicenda venga strumentalizzata per orientare l'esito del referendum sulla riforma della giustizia, per cui saremo chiamati a votare nella prossima primavera. "Alcune dichiarazioni pubbliche hanno definito la decisione come un ‘sequestro' di minori, l'hanno qualificata con espressioni fortemente denigratorie e hanno annunciato iniziative ispettive e interlocuzioni dirette con i giudici investiti del procedimento", prosegue la richiesta. Il riferimento è alle dichiarazioni di Nordio e Salvini degli scorsi giorni.
"Tali affermazioni provenienti anche da rappresentanti di pubbliche Istituzioni trascendono la legittima critica a un atto giudiziario e finiscono per colpire direttamente l'operato dei magistrati del Tribunale per i minorenni, esponendoli a una indebita pressione anche mediatica. In particolare, da alcune dichiarazioni appare del tutto ignorata la natura delle decisioni di protezione dei minori, che spesso incidono in modo doloroso sulla vita delle famiglie e sono gravose anche per i magistrati chiamati ad assumerle", sottolineano i consiglieri. "La giurisdizione, soprattutto in ambito minorile, opera in un quadro di legge complesso, sulla base di atti e di elementi tecnici, componendo interessi tutti meritevoli di rispetto: la libertà delle scelte educative dei genitori, il diritto dei bambini alla sicurezza, alla salute, alla socialità e alla riservatezza. La semplificazione di tale complessità in formule polemiche, che presentano l'intervento giudiziario come un sequestro o una violenza di Stato, finisce per minare la fiducia nella magistratura ed esonda in un'inaccettabile delegittimazione personale dei giudici titolari del procedimento (che hanno poi un immediato riflesso in gravi e scomposti attacchi attraverso i social, circostanza ormai quasi ricorrente: si pensi anche alle vicende che hanno recentemente riguardato il Tribunale dei Minorenni di Roma)", proseguono.
I consiglieri esprimono il loro timore sul fatto che "questa vicenda venga evocata in connessione con la prossima consultazione referendaria in materia di giustizia, che nulla ha a che fare con il caso in esame". "Dovrebbe essere interesse di tutti, istituzioni politiche e istituzioni di garanzia, che il confronto sui referendum si sviluppi sul terreno delle opzioni normative e delle ragioni di merito, senza piegare a fini di propaganda casi concreti che riguardano minori e che sono ancora oggetto di valutazione giudiziaria", concludono.
L'intervento dei Pro Vita
A dimostrazione della piega politica e propagandistica assunta dalla vicenda, sul caso si sono espresse anche le associazioni Pro Vita, lanciando una loro petizione. "Ribadiamo che i figli non sono dello Stato e le famiglie non possono essere spaccate solo perché ‘colpevoli' di scegliere un modo di vita diverso e un'educazione non convenzionale, soprattutto quando non ci sono conseguenze dannose certificate per i bambini", ha spiegato il portavoce Jacopo Coghe. "Il Tribunale dei Minorenni dell'Aquila sta quindi portando avanti una violazione della libertà educativa, tra l'altro aprendo un precedente pericoloso: oggi tocca a chi vive nella natura, domani potrebbe toccare a chi sceglie percorsi scolastici non statali o vive secondo i propri valori morali e religiosi spesso ritenuti controcorrente o ‘non standard'. Ci auguriamo quindi l'immediato ritorno a casa dei bambini e della loro mamma che è insieme a loro in una casa famiglia ma non avrebbe neanche il diritto di dormire con i figli secondo le indiscrezioni della stampa".