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Bagnasco: “L’art. 18 non è un dogma, abolirlo solo se crea occupazione”

Dopo le critiche del segretario al Governo Renzi, anche il presidente della Cei è intervenuto sull’attesa riforma del lavoro messa a punto dall’esecutivo.
A cura di Biagio Chiariello
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"L'articolo 18 non è un dogma di fede e non ci sono dogmi di nessun genere per quel che riguarda le prassi sociali". Lo ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, a margine di un incontro sul tema del lavoro con i rappresentanti dei sindacati confederali del capoluogo ligure. Le sue parole arrivano a 24 ore dall’ammonimento di Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana che ha attaccato Renzi: “Basta slogan, ridisegni l’agenda politica”. Più o meno sulla stessa scia è Bagnasco, che evidenzia come il nodo dell'art. 18 "deve essere affrontato con la sola intenzione di creare posti, altrimenti non serve a niente. Vincerà un'idea ma non il bene di tutti", ha affermato Bagnasco. Il segretario generale della Cei aveva detto invece di essere “sempre preoccupato quando alcuni temi decisivi vengono posti sul piano dello scontro”, perché “la categoria del scontro è sterile” e “alla fine ci saranno morti da una parte e dall'altra” e verranno adottate “soluzioni a mezz'aria”.

Bagnasco su Isis e eterologa

Bagnasco ha parlato anche dei terroristi dell’Isis. “É uno scenario molto preoccupante ha detto Bagnasco commentando l'offensiva dello Stato Islamico in Iraq e Siria – da prendere molto sul serio, senza paura neppure di dire le cose che sono politicamente scorrette, altrimenti si affrontano le cose con atteggiamento di inferiorità, che non fa bene, non serve, oppure di arroganza e violenza. La cosa è molto seria” e “ha un aspetto fra l'altro inedito che è quello della esibizione dell'orrore e della barbarie”. A proposito del via libera in Italia alla fecondazione eterologa, l’arcivescovo di Genova ha detto: “I bambini si generano, non si producono, sono un dono, non un diritto”.

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