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Manovra 2024

Approvata la Nadef, cosa ha deciso il governo Meloni e come cambia la prossima manovra

È arrivata l’approvazione della Nadef da parte del Consiglio dei ministri. Il governo Meloni ha tagliato le previsioni per la crescita del Pil italiano, sia nel 2023 che nel 2024. Questo potrebbe significare che per la legge di bilancio ci saranno meno risorse del previsto da spendere.
A cura di Luca Pons
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È arrivata l'attesa approvazione della Nadef, la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Si tratta, in pratica, del testo che fa un quadro preciso della situazione economica italiana e quindi aggiorna gli obiettivi del governo. La prima novità è che la previsione sulla crescita dell'Italia è stata decisamente ridotta: il Pil crescerà solo dello 0,8% nel 2023, e la previsione è stata abbassata anche per il 2024: 1,2% invece di 1,5%. "Stiamo lavorando per scrivere una manovra economica all'insegna della serietà e del buon senso", in cui tutte le risorse andranno ai redditi più bassi, al taglio delle tasse ai sostegni per le famiglie, ha scritto Giorgia Meloni sui social.

Ad aprile, nel Def, il governo aveva scommesso che la crescita sarebbe stata dell'1%. È una differenza che può sembrare ridotta (lo 0,2% in meno), ma va ricordato che le previsioni fatte in primavera erano sembrate piuttosto conservative e invece è stato necessario abbassarle ancora. È la conferma che l'economia italiana ha decisamente rallentato, e che quindi il governo potrebbe avere a disposizione meno risorse di quanto aveva sperato, per la sua prossima manovra.

Il governo Meloni vuole fare quasi 13 miliardi in più di debito

Sono cambiate anche le stime per il deficit, cioè quanto si indebita lo Stato in un anno. Non solo è salita la stima per il 2023 (dal 4,5% al 5,2% del Pil), a causa di una modifica contabile su come vanno calcolati i debiti dello Stato verso chi ha usato il Superbonus 110%. È stata aumentata la previsione del deficit anche per il 2024: sarà al 4,3%, invece del 3,7%.

Quindi il governo ha deciso che si indebiterà più del previsto, l'anno prossimo, per fare fronte alle riforme che vuole inserire nella legge di bilancio. Quello che importa è la differenza tra il deficit "tendenziale", cioè quel debito che ci sarebbe comunque senza interventi del governo, e quello "programmatico", cioè deciso dal governo stesso. Se quello programmatico è più alto, vuol dire che il governo ha deciso di indebitarsi per avere più soldi a disposizione.

Nel Def, la differenza tra i due era dello 0,2%. Ora invece il deficit tendenziale è fissato al 3,6%, mentre quello programmatico come detto al 4,3%, con una differenza dello 0,4%. Considerando che una differenza dello 0,1% equivale a poco meno di due miliardi di euro a disposizione aggiuntivi, il governo ha deciso di fare circa tredici miliardi di euro di debito per la legge di bilancio.

Cosa succede adesso, i prossimi passi verso la manovra

La Nadef dovrà essere discussa dal Parlamento, ora. Arriverà in Aula alla Camera mercoledì 11 ottobre, con la discussione che inizierà alle 9.30 e le votazioni nel pomeriggio. Non solo, ma la sua approvazione da parte del governo dà il via al percorso che porterà alla manovra entro la fine dell'anno. La ministra Calderone ha già annunciato che ci sarà "un altro incontro con le parti sociali" per chiarire il discorso sulle riforme del mondo del lavoro, dalle pensioni ai contratti collettivi, fino al taglio del cuneo fiscale.

Visto le stime al ribasso per il Pil, però, sarà difficile inserire in manovra tutte le risorse garantite a parole negli scorsi mesi. Ad esempio, potrebbe cadere la promessa fatta più volte da Matteo Salvini di avere i primi fondi per il Ponte sullo Stretto di Messina. Già questa mattina era arrivato un primo stop da Fratelli d'Italia, con il capogruppo alla Camera Tommaso Foti.

Anche Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, ha poi confermato il rallentamento: "Vedremo quello che si potrà fare. Il Ponte va fatto, vedremo come e quando. Bisogna partire con la progettazione, è ovvio", poi ha elencato tutt'altre priorità: "Adesso lavoriamo per ridurre il cuneo fiscale, per cercare di detassare tredicesime, premi di produzione e straordinari, e penso a medici e infermieri perché dobbiamo tagliare le liste d’attesa. Guardiamo anche ai pensionati".

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