
Se ci allontaniamo dal fascismo, i fascisti aumentano invece di diminuire. Eppure, sorpassata la generazione di quelli che lo hanno vissuto, quelli che di Mussolini magari ne sono stati complici, ci si aspetterebbe un rigetto. Invece avanzano. Come è possibile? Per certi versi penso sia comprensibile: allontanandosi dai crimini, ma senza che a livello politico davvero tutti abbiano fatto i conti con il fascismo (e cioè ad esempio lo condannino esplicitamente, forse ricorderete il video che girai ad Atreju, alla Festa di Fratelli d'Italia), è quasi naturale che a qualcuno possa venire l'idea di "un tempo romantico che fu". Soprattutto se oggi si trova schiacciato da una contemporaneità dove fatica o addirittura arranca, può capitare a qualcuno di aggrapparsi a un passato che non ha mai vissuto (e che in quel modo idealizzato non è mai esistito), come valvola di sfogo alle insoddisfazioni del presente.
L'ideologia è mortifera, certo, ma nel clima avvelenato in cui viviamo, si sta sedimentando come una risposta. A che cosa? A qualsiasi problema, ovviamente. Dai kebabbari ai comunisti. Trovare un nemico, che poi diventa una giustificazione al proprio malessere, è il fine. Trovano così una giustificazione le leggi razziali perché "in realtà erano per dire che viene prima l'italiano". Oppure "le vere leggi razziali sono quelle che fanno i giornalisti", una frase senza nessun senso logico né giuridico, ma è proprio questa la forza dei manifestanti di Predappio: possono dire tutto e il contrario di tutto. Sono NoVax, ma non tutti. Sono clericali integralisti, ma non tutti. Se pensano a un nemico, pensano "al sistema". Possono addirittura dire "sono mussoliniano, non sono fascista" senza cadere in cortocircuito, come se il fascismo per Mussolini fosse stato un incidente di percorso e non la pervicace costruzione di se stesso nella sfera pubblica. E sulla guerra, la stessa cosa: "Lui non la voleva".
A Predappio ha sempre vinto il ribaltamento della Storia, ma ora il livello è cresciuto. E se ci sono ancora i "convinti della prima ora" quelli "in continuità", per usare il loro lessico, ho visto crescere moltissimo i giovani e i giovanissimi presenti a Predappio. I padri e le madri con figli piccoli.
Invece di una libreria, la cripta di un dittatore, per rendere così omaggio al più feroce italiano di sempre.
A Predappio, di fronte ai dati storici che dovrebbero richiamarli alle responsabilità, dicono che sono falsi. Oppure ti chiedono, con l'aria di chi ha scoperto l'intrigo: "Ma chi lo ha scritto quel libro?". Perché la loro tesi in fondo è sempre quella: "La Storia la scrivono i vincitori, perciò quella che si trova nei libri di Storia è tutta falsa".
A Predappio c'erano i fascisti, domenica scorsa, e alcuni nazisti con la spilletta Sieg Heil. La maggioranza di loro stava zitta, provando a rispettare "l'ordine del silenzio" che si erano dati, che poi tradotto significa: non parliamo con i giornalisti perché qualsiasi cosa diciamo finiamo per fare delle figuracce.
A Predappio c'erano i fascisti che "però io non sono razzista, le leggi razziali no". Come se le leggi razziali del 1938 fossero state un difettuccio all'interno di un buon governo, e non l'esplicitazione finale in norma di legge di idee e teorie dichiaratamente razziste e dette, scritte e rivendicate dal Duce anche prima della Marcia su Roma, cioè ancora prima che il fascismo salisse al potere.
A Predappio, per il 103° anniversario della Marcia su Roma, c'era una simbologia evidente e rivendicata. Oggi il commercio di magliette, occhiali anche da vista, spille, gagliardetti, gadget di ogni tipo, è parte stessa di Predappio. In quel luogo si fa politica, o almeno alcuni vorrebbero fare politica, ma si fanno soprattutto affari.
A Predappio c'era un prete ortodosso (almeno uno) e simpatizzanti degli alpini (almeno due, uno ha proprio rivendicato di esserlo).
A Predappio Giorgia Meloni, domenica scorsa, era il partito più votato, pur essendo lei una persona e non un partito; e pur sapendo che in Italia non esiste l'elezione diretta del (o della) Presidente del Consiglio, la simpatia verso Giorgia Meloni era pari soltanto all'odio che suscitava, fra l'altra metà dei manifestanti. Perché a Predappio sono così: divisi su tutto, ma tutti fascisti.