Segui Scanner.
Segui la rassegna stampa per capire il mondo, ogni mattina.

Si può trattare con il fascismo e, quindi, con i fascisti? A mio avviso, la risposta è no. Per chi ascolta questo podcast, questa è un'opinione ormai fin troppo consolidata, un filo rosso che porto avanti all'interno delle puntate. Eppure, continuo a chiedermelo. Se siamo ancora qui a ragionare su come fermare la normalizzazione del fascismo, è evidente che qualche problema c'è. E su questo bisogna riflettere.
Lo sto facendo perché è in corso Atreju, il festival annuale di Fratelli d'Italia. Parliamo del primo partito a maggioranza relativa che, ormai da anni, ha lasciato la politica, o meglio: continua a portarla avanti in minima parte, essendosi buttato anima e corpo sul "nazional-popolare".
Atreju: Dalla politica alla sagra pop
Guardando gli ospiti, a parte qualche momento di amarcord — come il confronto tra Gianfranco Fini e Francesco Rutelli, candidati sindaci dei due opposti schieramenti a metà degli anni '90 — o qualche dibattito con leader dell'opposizione, lo spazio è stato lasciato soprattutto agli attori e ai presentatori. Parliamo di Raoul Bova, di Mara Venier, di Carlo Conti, di Stefano De Martino e tanto altro.
Una vera e propria sagra che richiama quella dimensione nazional-popolare delle feste di paese, con tanto di porchetta. In questo contesto, c'è addirittura uno spazio dedicato al presunto "bullismo della sinistra" nei confronti della destra. È il solito vittimismo che Meloni porta avanti da tempo; un atteggiamento che, in realtà, è unito da un filo diretto alla posizione storica del Movimento Sociale Italiano, che da sempre ha coltivato il vittimismo dell'essere isolati e odiati dagli antifascisti.
Il doppio binario: rebranding e nostalgia
Nel frattempo però, mentre il partito con la fiamma tricolore — che ricordo ogni volta, perché è importante, essere il simbolo dello spirito immortale di Mussolini — porta avanti un rebranding basato sulla simpatia, i suoi giovani, le amministrazioni comunali e i singoli parlamentari non cedono alla nostalgia del Ventennio.
Oggi parliamo soprattutto di questo: di come, dietro la facciata pop, emerga un'altra realtà attraverso recenti inchieste.
Ci sono le inchieste di Fanpage: oltre a "Gioventù Meloniana", è emerso di recente un video in cui si sentono distintamente canzoni del Ventennio e i giovani di Parma inneggiare al Duce. C’è poi il caso di Paola Maria Chiesa che grazie a un'inchiesta di Alekos Prete e Christian Raimo sulla newsletter di Stefano Feltri, Appunti, scopriamo che la deputata di Fratelli d'Italia, attraverso una serie di post sui social, richiama l'idea del fascismo e della guerra. Lo fa senza mai nominare esplicitamente il fascismo, ma esaltando personaggi del Ventennio come "eroi della nazione". Questo è un altro modo attraverso il quale la destra sta operando un rebranding del fascismo stesso.
In ultimo c’è il caso di Macerata: attraverso Davide Falcioni, collega di Fanpage.it, scopriamo che l'amministrazione comunale di Macerata finanzia con 15mila euro una rassegna letteraria che porta nella città marchigiana esponenti della galassia neofascista — da CasaPound agli editori di estrema destra — con un manifesto che si richiama direttamente a quello del futurista Fortunato Depero.
Il caso "Più Libri Più Liberi" e la legittimazione
Ovviamente, questa vicenda non può che legarsi alla presenza di Passaggio al Bosco, la casa editrice che pubblica testi nazisti e antisemiti, ospite di Più Libri Più Liberi, la rassegna che si è tenuta a Roma e sulla quale c'è stata molta polemica.
Io sono stato tra i cento firmatari di una lettera di protesta e, successivamente, ho deciso di non presentarmi, perché la direzione della fiera non ha mosso un dito rispetto a quella lettera e alla presenza di una casa editrice neonazista. Eppure, in quei giorni, ho visto grandi "esercizi di stile" per giustificare la presenza di chi aveva firmato quella lettera ma ha deciso di partecipare comunque. C'era chi, in qualche modo, voleva dire: "Ma alla fine bisogna parlarci con queste persone, so' ragazzi".
Ecco, questa è la sintesi. C'è chi diceva "Non dobbiamo lasciare loro spazio", ma nei fatti ne ha legittimato la presenza, normalizzando ogni giorno di più un pezzetto del nostro spazio democratico e legittimando queste persone.
Oggi Scanner parte da qui: dalla normalizzazione del fascismo in Italia.