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Quali Paesi vogliono mandare soldati in Ucraina e quali sono contrari

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Di mandare soldati in Ucraina in realtà si parla da tempo. Almeno da quando Francia e Regno Unito hanno lanciato la Coalizione di Volenterosi, che non sarebbe altro che una missione di peace keeping – cioè con il compito di assicurare che si mantenga la pace – a cui già diversi Paesi hanno detto di voler partecipare. Chiaramente, nei mesi scorsi, se ne era sempre parlato in un’ottica puramente teorica: una missione per mantenere la pace infatti si fa una volta raggiunta la pace, cosa ancora molto lontana in Ucraina.

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Ma i negoziati hanno subito un’accelerata da quando Donald Trump ha prima incontrato il presidente russo e poi, qualche giorno dopo, ha ricevuto Volodymyr Zelensky e diversi leader europei a Washington. Adesso non siamo più tanto nel campo della teoria, e bisogna discutere seriamente delle garanzie di sicurezza per Kiev, senza la quale difficilmente si potrà porre fine al conflitto. Sappiamo che una proposta condivisa più o meno da tutti è quella di un meccanismo simile a quello dell’articolo 5 della Nato, per cui se un Paese viene attaccato, a rispondere sarà l’intera coalizione che ha sottoscritto quella garanzia.

In altre parole, se in futuro la Russia dovesse aggredire nuovamente l’Ucraina, non saranno solo gli ucraini a difendersi e a rispondere, ma anche gli altri Paesi, suoi alleati. Quindi, potenzialmente, anche gli Stati Uniti, la prima potenza militare al mondo. Difficilmente qualcuno attaccherebbe un Paese, sapendo che questo lo farà entrare in guerra con gli Stati Uniti.

Chiaramente, però, la guerra non è razionale. E di Putin non ci si può fidare. Così, durante il vertice a Washington, diversi leader europei hanno detto che questo meccanismo non basta. Che serve qualcosa in più. In particolare il presidente francese, Emmanuel Macron, e il primo ministro britannico, Keir Starmer, hanno insistito sul fatto che servirebbero boots on the ground, cioè soldati da mandare in Ucraina.

Un contingente internazionale avrebbe varie funzioni. Potrebbe addestrare i militari ucraini, partecipare alla missione di peacekeeping fungendo anche da osservatore per monitorare la situazione. E poi chiaramente, sarebbe anche un elemento di deterrenza, anche se in quest’ultimo caso significherebbe inviare decine di migliaia di soldati, per ottenere questo effetto.

Ce ne sono effettivamente decine di migliaia a disposizione? Difficile dirlo in questo momento, bisognerebbe intanto capire quali sono i Paesi disposti a inviare truppe. Come abbiamo detto, in prima linea ci sono Francia e Regno Unito. La Germania non esclude nulla, potrebbe partecipare, ma per ora non si è sbilanciata. L’Italia ha sempre detto di essere contraria all’invio di soldati in Ucraina, Giorgia Meloni è stata molto chiara su questo. L’unico scenario in cui potrebbe partecipare è quello di una missione sotto l’egida delle Nazioni Unite: questo però è incredibilmente improbabile, visto che nel Consiglio di sicurezza dell’Onu siede anche la Russia e che ha potere di veto. Probabilmente bloccherebbe ogni iniziativa che prevede soldati di così tanti Paesi della Nato a pochi chilometri dai suoi confini, in Ucraina.

In ogni caso, è fondamentale capire cosa faranno gli Stati Uniti. Anche Trump ha detto che non ha alcuna intenzione di spedire i suoi soldati in Ucraina, ma si è detto disponibile a parlare di coordinamento e supporto aereo. In un’intervista con Fox News il presidente statunitense ha detto che gli europei sono pronti a mettere le truppe sul terreno, mentre gli statunitensi sono pronti ad aiutarli dal punto di vista aereo, visto che nessun altro ha gli stessi equipaggiamenti.

Ed è abbastanza vero. Proprio per questa ragione è fondamentale che gli Stati Uniti partecipino in qualche modo a queste garanzie di sicurezza, che altrimenti mancherebbero di potenza e, di conseguenza, di credibilità. In ogni caso, non è chiarissimo che cosa intenda Trump quando parla di supporto aereo, se si riferisce solamente alle forniture di sistemi di difesa aerea o se comprende un impegno un po’ più importante, ad esempio con l’uso di caccia statunitensi per pattugliare lo spazio aereo ucraino.

La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha detto che il supporto aereo è una opzione e una possibilità, e ha confermato che Trump ha escluso qualsiasi impiego di truppe sul territorio. Sicuramente questa è una posizione in linea anche con il disimpegno economico degli Stati Uniti nei confronti dell’Ucraina: Trump ha detto più volte che questa non è la sua guerra, senza contare poi che è stato eletto con la promessa che avrebbe posto fine a tutti i conflitti in corso. Sicuramente mandare uomini e donne al di là dell’Atlantico in missione, anche a livello di strategia politica, non sarebbe una buona mossa per lui.

E poi potrebbe averne discusso con Putin nel loro bilaterale di Ferragosto. E non sappiamo se la promessa di non mandare soldati statunitensi vicino al confine – al pari di quella per cui l’Ucraina non entrerà mai nella Nato – sia stata usata per negoziare con il leader del Cremlino.

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