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Perché si parla di uno scontro tra Palazzo Chigi e il Quirinale e come potrebbe andare a finire

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Non è la prima volta che Galeazzo Bignami crea una certa dose di imbarazzo al suo partito, Fratelli d’Italia. C’è quella famosa foto, risalente ai primi Duemila, in cui lo si vede vestito da gerarca nazista mentre è al suo addio al celibato, che ciclicamente viene ritirata fuori. Pure da Fedez, che l’ha sventolata e strappata sul palco di Sanremo qualche anno fa. Lui l’ha definita come un errore di gioventù, per cui si è scusato e ha detto che non si sente più rappresentato da quell’universo lì. Però un’immagine del genere non è qualcosa di cui ci si libera facilmente. E infatti, anche in questi giorni, la si ritrova menzionata sulla stampa. Ma Bignami non è tornato al centro delle cronache perché ci siamo improvvisamente ricordati di quella foto. No, lo ha fatto perché ha chiesto pubblicamente conto al Quirinale di quanto riportato in un articolo del quotidiano di destra, La Verità, secondo cui dei consiglieri di Sergio Matteralla starebbero complottando per mettere in difficoltà il governo Meloni. Una richiesta a cui il Colle ha risposto con toni meno istituzionali del solito, senza nascondere l’irritazione.

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L'articolo de La Verità da cui sono partite le polemiche

Ma facciamo un passo indietro. Tutto è partito da un articolo de La Verità, firmato dal direttore Maurizio Belpietro, secondo cui al Quirinale ci sarebbe un piano per ostacolare Giorgia Meloni in vista delle prossime elezioni del 2027, anche per fare in modo che non sia una maggioranza di centrodestra a decidere il nome del prossimo capo dello Stato. In particolare viene citato un consigliere di Mattarella, Francesco Saverio Garofani, un ex parlamentare del Partito democratico. E gli vengono attribuiti dei virgolettati precisi. Avrebbe detto – non in sede ufficiale, ma parlando con altri consiglieri – di sperare in uno “scossone provvidenziale” per rompere le coalizione di centrodestra, andando dall’altra parte a costruire una grande alleanza civica che possa rappresentare un’alternativa.

Bignami, dopo aver letto questo articolo, ha chiesto al Quirinale di smentire. Ha detto di confidare che queste ricostruzioni vengano smentite “senza indugio, in ossequio al rispetto che si deve per l’importante ruolo ricoperto”.

La nota del Quirinale, dai toni meno istituzionali del solito

A questo punto è arrivata la nota del Quirinale. Una nota che utilizza un linguaggio decisamente meno istituzionale del solito, da cui trasuda tutta l’irritazione e la frustrazione. Il comunicato dice così: “Al Quirinale si registra stupore per la dichiarazione del capogruppo alla Camera del partito di maggioranza relativa che sembra dar credito a un ennesimo attacco alla Presidenza della Repubblica costruito sconfinando nel ridicolo”.

Insomma, parafrasando: le ricostruzioni complottiste contenute nell’articolo de La Verità sono ridicole, sono l’ennesimo tentativo di attaccare Mattarella e un capogruppo di un partito di governo non dovrebbe abboccare all’amo. A questo comunicato è seguita un’insurrezione generale delle opposizioni, che hanno chiesto a Meloni di intervenire e prendere le distanze dagli attacchi di Bignami alla più alta carica dello Stato, e al partito in generale di scusarsi per aver trascinato Mattarella nella propaganda del partito.

Bignami da parte sua, oltre a precisare di non prendere lezioni di grammatica istituzionale da parte della sinistra, ha detto che non si stava rivolgendo al Quirinale, per cui ha il massimo rispetto e non si permetterebbe mai di fare quel tipo di richieste. Si stava rivolgendo direttamente a Francesco Saverio Garofani, il consigliere citato nel pezzo de La Verità. Insomma, Bignami ha detto di non credere che ci siano complotti o trame da parte del Colle per far cadere il governo, ma ha puntualizzato che in quell’articolo ci sono dei virgolettati precisi e ha ribadito al consigliere la richiesta di smentirli.

La replica di Fratelli d'Italia e la versione del consigliere

A quel punto è intervenuto anche Giovanbattista Fazzolari, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che ha detto che né Fratelli d’Italia né tantomeno Palazzo Chigi hanno mai dubitato della lealtà istituzionale di Mattarella, e ha assicurato che non ci sarebbe alcuna frizione con il Colle. Su Bignami ha detto che non si è rivolto in modo irrispettoso al presidente della Repubblica, perché appunto non parlava del Quirinale, ma semplicemente chiedeva una smentita al consigliere Garofani, che avrebbe potuto evitare tutte quelle polemiche.

Garofani, da parte sua, ha dato un’intervista stamattina al Corriere della Sera per spiegare la sua versione dei fatti. Non ha smentito quei virgolettati, ha parlato di “una chiacchierata in libertà tra amici” e poi si è detto “amareggiato”, per lui e per i suoi familiari, e “spaventato” dalla violenza dell’attacco. Ha detto che quello che gli fa male è “l’impressione di essere stato utilizzato per colpire il presidente” e che ha letto e riletto l’articolo di Belpietro, ma non riesce a capire “in cosa consisterebbe il complotto”. È convinto di “non aver mai fatto dichiarazioni fuori posto” e ha raccontato di aver ricevuto in queste ore le rassicurazioni di Mattarella, che gli avrebbe detto di restare sereno e di non prendersela.

Il caso non è chiuso: Meloni va da Mattarella

Queste precisazioni, da un lato e dall’altro, non hanno affatto chiuso il caso. Anzi, il contrario. Potrebbero aver alzato il livello dello scontro. Perché da una parte c’è chi sottolinea che uno come Bignami – su cui appunto l’attenzione dei vertici del partito è già elevata, visti i precedenti – non se ne sarebbe mai uscito da solo, in autonomia, con delle dichiarazioni del genere. E quindi partono i contro-complotti, quelli per cui ci sarebbe un’indicazione dall’alto del partito, per creare scompiglio e delegittimare il capo dello Stato. Dall’altra parte, però, c’è anche chi sottolinea che il consigliere non avrebbe dovuto confermare quelle parole. Come ha fatto lo stesso Bignami, parlando questo pomeriggio con i giornalisti a Montecitorio: "Non mi pare proprio che quell'intervista sia stata una smentita. Conferma i contenuti dei virgolettati che avevamo chiesto smentire, provocando una reazione scomposta del Pd. I fatti sono questi".

Insomma, alla fine è dovuta intervenire direttamente Giorgia Meloni, che questa mattina avrebbe fatto un colpo di telefono al Quirinale per poi recarsi di persona al Colle per incontrare Mattarella. Sono le agenzie di stampa, sentite fonti di Palazzo Chigi, a raccontarci come è andata. Meloni avrebbe difeso Bignami, dicendo che quella richiesta di smentita non fosse un attacco al Colle, ma al contrario un tentativo di ridimensionare la vicenda anche per tutelare il Quirinale. Insomma, il tentativo – avrebbe spiegato Meloni – sarebbe stato quello di mettere a tacere ogni dubbio su un possibile scontro tra le due istituzioni (governo e presidenza della Repubblica) rimandando al singolo, cioè a Garofani, la possibilità di chiarire per chiudere immediatamente la questione.

Cosa che non è proprio avvenuta e – ribadendo la totale sintonia tra Palazzo Chigi e Quirinale – Meloni si sarebbe comunque detta “rammaricata” per le parole di Garofani, definite istituzionalmente e politicamente inopportune. Se questo faccia a faccia abbia chiuso definitivamente il caso, lo vedremo.

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