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Matteo Salvini ha detto che lo sciopero di oggi è illegittimo e chi vi partecipa rischia sanzioni. E ha pure minacciato multe più alte in futuro per chi non rispetterà le regole sugli scioperi. Da questa mattina migliaia di persone stanno manifestando in moltissime città per sostenere la Palestina e gli attivisti della Global Sumud Flotilla, che al momento si trovano ancora bloccati in Israele.
Sullo sciopero di oggi ci sono state molte polemiche. Il governo si è scagliato contro l’iniziativa, con Meloni che ha parlato di “weekend lungo” e di una protesta inutile per i palestinesi. Come se non fosse chiaro che l’obiettivo dell’enorme mobilitazione di queste settimane è quello di tenere alta l’attenzione su Gaza, supportare la Flotilla e condannare le violazioni del diritto internazionale compiute da Israele (su cui invece Meloni ha preferito tacere).
I sindacati hanno parlato di 300mila persone in piazza solo a Roma, 100mila a Milano e altri 50mila a Napoli. Ma i cortei hanno coinvolto anche Torino, Firenze, Genova.. Insomma tutta l’Italia si è fermata, ancora una volta, per manifestare contro il genocidio per far sentire la propria vicinanza agli oltre 400 attivisti e attiviste trattenute dalle autorità di Israele. In questi giorni abbiamo seguito il viaggio della Flotilla, grazie anche alla voce del nostro giornalista Saverio Tommasi, a bordo della Karma una delle imbarcazioni intercettate. Fonti interne ci hanno confermato che dal porto di Ashdod gli attivisti sono stati trasferiti in un centro di detenzione a sud di Israele, che stanno bene e sono in attesa di parlare con i loro avvocati. Oggi abbiamo saputo che i 4 parlamentari italiani che si erano imbarcati, ovvero Marco Croatti del M5s, Benedetta Scuderi di Avs, Arturo Scotto e Annalisa Corrado del Pd sono già stati liberati. Hanno raccontato di esser stati schedati, controllati e di aver passato una notte molto complicata Mentre non possiamo dire precisamente quando verranno rimpatriati gli altri.
Tornando allo sciopero, il punto è che Cgil e Usb lo hanno proclamato senza i dieci giorni di preavviso previsti dalla legge, e per questo la Commissione di garanzia sugli sciopero lo ha giudicato illegittimo. I sindacati hanno rivendicato il diritto di scioperare comunque ricordando che in realtà per legge l’obbligo di preavviso non si applica nei casi di difesa dell'ordine costituzionale o di eventi lesivi dell'incolumità e della sicurezza dei lavoratori. Per le sigle il fatto che a bordo della Flotilla si trovassero giornalisti, gli attivisti e altri lavoratori italiani fermati illegalmente dalle autorità israeliane in acque internazionali rappresenta una ragione più che legittima per scioperare. E che quindi faranno ricorso.
Ma quindi cosa rischiano i lavoratori che hanno deciso di partecipare? Beh in realtà nulla. Questo perché la legge a cui far riferimento Salvini e che oggi vorrebbe cambiare (ovvero la 146 del 1990) non punisce i cittadini ma i sindacati. Le sigle che non rispettano l’obbligo di preavviso di dieci giorni possono essere sanzionate con multe che vanno dai 2.500 ai 50mila euro. Per il ministro dei Trasporti le sanzioni sarebbero troppo leggere e per questo le vuole inasprire. Ma questa misura, lo ripetiamo, non tocca i lavoratori. Per di più, tecnicamente, gli scioperi sono due. L’altro è quello indetto da SI Cobas, che lo ha proclamato nei tempi previsti e quindi risulta perfettamente legittimo per chi ha deciso di aderirvi.
Ora al di là delle minacce, il fastidio del governo nei confronti di chi esprime il proprio dissenso con uno strumento come il diritto allo sciopero è evidente. Ma il messaggio che arriva dalle piazze è forte e chiaro. La protesta non ha di certo, come sostiene Meloni, la pretesa di risolvere la guerra in Palestina. Così non è mai stato per nessuna mobilitazione che ha riguardato altre cause in passato. Ma è piuttosto il segnale dell’attenzione degli italiani attorno alla questione palestinese rispetto al silenzio delle istituzioni, con una partecipazione che non si vedeva da anni. Chi protesta chiede al governo di chiamare le cose con il loro nome: quello di Gaza è un genocidio, il blocco navale di Israele è illegale e quelli compiuti dal governo Netanyahu dei crimini internazionali. Insomma, molto semplicemente, quello di oggi e degli scorsi giorni non è altro che il tentativo di far sentire la propria voce e usarla al posto di chi oggi, come i migliaia palestinesi massacrati a Gaza, non può più farlo.
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