PODCAST

Il crollo della Torre dei Conti e la morte di Octay Stroici ci dicono che la sicurezza sul lavoro è ancora un’emergenza

Immagine
Audio wave

Segui Nel caso te lo fossi perso.
Ascolta la notizia più importante del giorno.

Immagine

Aveva 66 anni Octay Stroici l’operaio romeno morto dopo esser rimasto per più di 10 ore sotto le macerie, a causa del crollo della Torre dei Conti avvenuto ieri a Roma. Nella stessa giornata, mentre gli occhi di tutti erano puntati sui Fori Imperiali, con il fiato sospeso, altre quattro persone sono morte sul lavoro. Una tragedia che ci porta di nuovo a parlare di sicurezza sul lavoro e di quello che la politica ancora non è riuscita a fare per fermare una strage che continua a mietere vittime.

Ti è piaciuto questo episodio di NEL CASO TE LO FOSSI PERSO?

Lo ripeto, l’operaio morto ieri a Roma aveva 66 anni. Questo dovrebbe bastare a far sbarrare gli occhi e far scattare una domanda: Perché una persona di quell’età si trovava in un cantiere a svolgere mansioni gravose e pericolose come la ristrutturazione di un edificio medievale in pieno centro a Roma? Non so voi ma io se penso a un uomo di 66 anni lo immagino in pensione, mentre si gode il tempo libero, la famiglia magari. Non nei cantieri, tra gru e ponteggi. Ne tantomeno schiacciato dai resti di un edificio crollato.

Ieri, le immagini del crollo sono circolate rapidamente. Molti di voi, immagino, le avranno viste. I crolli in realtà sono stati due, un primo attorno alle 11.20 di mattina e il secondo a distanza di un’oretta e mezza. La Torre dei Conti era in ristrutturazione e al momento del disastro ci lavoravano 9 operai. Di questi quattro sono stati travolti dalle macerie. Mentre tre hanno riportato ferite, l’operaio sessantaseienne, che per dieci ore è rimasto in contatto con i vigili del fuoco mentre provavano a salvarlo, ha perso la vita. Ci immaginiamo che molti aspetti di questa vicenda verranno chiariti dalla procura di Roma che ora ha aperto un’indagine per i reati di omicidio e disastro colposo. Ma la questione su cui vogliamo soffermarci è un’altra. Ovvero la sicurezza sui luoghi di lavoro. 

Sì perché ieri, altre quattro persone sono morte a causa di un incidente mentre lavoravano. Uno era un agricoltore, aveva 51 anni, ed è stato travolto a Sassari dal suo trattore; nel bresciano, un operaio trentunenne è morto dopo una caduta di 10 metri in una cava; ancora un altro, nel piemontese, ha perso la vita dopo esser caduto dal cassone di un camion. Mentre un quarto, sessantenne, era caduto da una palazzina in costruzione, ad Acerra ed è morto dopo quasi due mesi di agonia. Sono storie diverse ma accomunate da una stessa riflessione: perché si continua a morire sul lavoro? Quante altre tragedie simili devono accadere per vedere una politica nazionale sulla sicurezza efficace? Da questo punto di vista i dati mostrano un quadro drammatico. L’Inail ci dice che nei primi 9 mesi di quest’anno le denunce di infortuni mortali sono state 777, in aumento rispetto all’anno scorso. Di questi 570 sono decessi sul lavoro, i restanti 207 in itinere, cioè nel tragitto tra casa e luogo di lavoro.

Perché ci troviamo davanti a numeri così alti? Che cosa non ha funzionato finora? Lo scorso 1° maggio Meloni aveva annunciato 650 milioni da sommare ai 600 già stanziati per i bandi Inail, per rafforzare interventi sulla prevenzione e sulla sicurezza. Proprio pochi giorni fa, inoltre, è stato approvato il decreto che introduce il badge di cantiere, una sorta di tessera di riconoscimento da esibire in caso di controllo per dimostrare che il lavoratore è in regola. È uno strumento che si aggiunge alla patente a punti. Non so se ve la ricordate, quel documento obbligatorio introdotto lo scorso anno che impedisce alle aziende che scendono sotto un certo punteggio di accedere ai cantieri edilizi.

Evidentemente però, quanto fatto non è sufficiente. Le opposizioni chiedono investimenti veri, più controlli, più ispettori. Secondo l’europarlamentare Pd Sandro Ruotolo serve una Procura nazionale per la sicurezza sul lavoro e il reato di omicidio colposo sul lavoro. I sindacati invece, come Usb, chiedono più tutele, soprattutto per i lavoratori ad alto rischio, a prescindere da come sono inquadrati contrattualmente o professionalmente. Anche perché spesso, settori come quello dell’edilizia, sono molto frammentati: ci sono catene di appalti e subappalti e magari in uno stesso cantiere lavorano contemporaneamente figure professionali molto diverse (operai, architetti, geometri, ingegneri, restauratori..). Cosa che rende il tutto ancora più complesso.

Per associazioni come Unimpresa una prima soluzione sarebbe creare un'anagrafe unica dei cantieri, accessibile in tempo reale agli ispettori. Oltre poi, a tutta una serie di altri interventi: potenziare la formazione dei datori di lavoro, favorire la collaborazione tra imprese, sindacati, enti locali. Le proposte sul tavolo sono diverse. Ad esempio il presidente dell’Inps suggerisce di puntare su un sistema che premi, magari con incentivi fiscali, le imprese virtuose, quelle che investono di più sulla prevenzione. In generale al momento manca un piano strategico per la sicurezza che unisca norme, controlli, incentivi a livello nazionale.

Insomma, la tragedia di ieri ha riportato il tema all’attenzione della politica, ma il punto è sempre lo stesso. In Italia si continua a morire di lavoro. E forse è il momento di fare un passo in più, al di là della retorica dei numeri, degli annunci spot, delle dichiarazioni di cordoglio e di quelle di indignazione che puntualmente ci troviamo davanti ogni volta che il dramma raggiunge le cronache. Perché l’abbiamo visto, non basta. Finché la sicurezza sul lavoro continuerà a essere trattata come un vincolo burocratico, un obbligo, una casella da flaggare in un documento, un costo da sostenere per le aziende, è difficile immaginarsi come la cultura sulla sicurezza possa riuscire sul serio ad attecchire nel nostro Paese. Perché poi alla fine, anche di questo parliamo, di cultura. Fino a quando non cominceremo a percepire e pensare la sicurezza sul lavoro come valore etico e sociale su cui conviene investire proprio perché è un tassello fondamentale del processo produttivo e non un meccanismo da aggirare in qualche modo, la storia probabilmente si ripeterà.

Immagine

Segui Nel caso te lo fossi perso.
Ascolta la notizia più importante del giorno.

api url views
Immagine

Segui Nel caso te lo fossi perso.
Ascolta la notizia più importante del giorno.