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Crosetto è molto preoccupato per la Flotilla e dice che non la può proteggere fuori dalle acque internazionali

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Una nave militare italiana, la nave Alpino, raggiungerà e sostituirà la fregata Fasan, che ieri si è mossa in direzione della Global Sumud Flotilla dopo una notte di pesanti attacchi notturni con i droni. L’obiettivo anche di questa nave della Marina – a cui dovrebbe aggiungersene anche una spagnola – è quello di fare da deterrente. Stanotte ha funzionato: dalla Flotilla ci raccontano che sono stati comunque avvistati dei droni sopra le barche, però questa volta non ci sono state bombe sonore, né sostanze urticanti, né niente.

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Il punto è che le navi militari possono restare nei paraggi finché la Flotilla si trova in acque internazionali, ma quando questa si avvicinerà a quelle territoriali israeliane, quando proverà a forzare il blocco, le fregate non potranno più fare nulla. Se lo facessero sarebbe un atto ostile, un’azione militare contro Israele.

Questo il ministro Crosetto lo ha ribadito durante l’informativa che ha tenuto stamattina in Senato. Prima ha ricostruito tutto l’accaduto e poi ha precisato: “Ho chiesto fino a che punto volesse spingersi la Flotilla e se doveva essere o no una nostra preoccupazione il fatto che questa operazione potesse, una volta entrata nelle acque israeliane, essere pericolosa per le persone a bordo. Ci siamo chiesti cosa il governo, cosa la Difesa, potesse fare: quello che abbiamo potuto fare era inviare una nave, alla quale si aggiungerà un'altra nave, la nave Alpino, che è già partita e che dispone di altre capacità, casomai servissero. Ma non è nostra intenzione muovere le navi militari per porre guerra a un paese amico”.

Il ministro ha spiegato che è compito delle navi della Marina tutelare i cittadini italiani che si trovano in situazioni potenzialmente pericolose, come fanno ad esempio nel mar libico per i pescatori. Quello che è stato attivato ieri è lo stesso meccanismo, ha detto Crosetto, precisando però che questo può rimanere in vigore fintanto che si resta in acque internazionali. Poi ha aggiunto: “Non è nostro interesse in questo momento giudicare le contrapposizioni politiche, il nostro interesse è far sì che arrivino gli aiuti a Gaza e che nessun cittadino, italiano o non italiano, abbia conseguenze da quella che è stata soltanto un'azione che non aveva scopo di riportare del male a nessuno. Il clima è preoccupante. E voglio usare questo momento per trasmettere a tutti quelli che sono a bordo delle navi che il clima è preoccupante e noi non siamo in grado, una volta usciti dalle acque internazionali, ed entrati in quelle di un altro Stato, di garantire sicurezza. Né noi, né nessun altro Paese al mondo".

Anche Giorgia Meloni ieri, da New York, dove si trova per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha parlato della Flotilla. Ha condannato gli attacchi con i droni che l’hanno presa di mira, ma poi ha sostanzialmente gettato le colpe sugli equipaggi della missione umanitaria. Dicendo che non c’era bisogno di andarsi a infilare in un teatro di guerra per consegnare degli aiuti umanitari che il governo italiano avrebbe potuto consegnare in poche ore. Ha detto che tutto questo è “gratuito, pericoloso e irresponsabile”.

Meloni poi ha attaccato i parlamentari dell’opposizione che sono a bordo della Flotilla, richiamandoli alla responsabilità. Ha detto: “Ricordo che sono pagati per lavorare nelle istituzioni, non per costringere le istituzioni a lavorare per loro. Non si può rischiare l'incolumità delle persone per fare iniziative che non sembrano fatte per consegnare gli aiuti, ma per creare problemi al governo. Vogliono forzare il blocco navale di Israele? E poi cosa dovrebbe fare il governo italiano, mandare le navi della Marina militare e dichiarare guerra a Israele? Mi pare si stia un po' esagerando”,

Meloni però qui gioca con la retorica, sia chiaro. Perché non è vero che il governo italiano può fare arrivare in due ore tonnellate di aiuti alla popolazione palestinese. Se così fosse non ci sarebbe una carestia in corso, non si morirebbe di fame a Gaza. Il governo israeliano ha il totale controllo degli aiuti e come viene denunciato da mesi a questa parte, usa la fame come arma di guerra. Uccide le persone con una fame indotta. Ed è esattamente il motivo per cui la società civile ha deciso di organizzarsi in una missione umanitaria con la Global Sumud Flotilla, perché non poteva più restare a guardare mentre cibo e aiuti umanitari venivano sistematicamente negati alla popolazione civile. Il tutto con la comunità internazionale che restava a guardare, immobile.

Ora qualcosa si starebbe muovendo a livello istituzionale, ma probabilmente proprio grazie alla pressione esercitata dalla Flotilla e dalle manifestazioni e proteste a terra dei giorni scorsi. C’è questa proposta di cui si parla da qualche ora, di lasciare gli aiuti a Cipro e lasciare che sia il patriarcato latino di Gerusalemme ad assumersi la responsabilità di consegnarli.

La delegazione italiana della Flotilla, a nome del comitato direttivo, però, ha precisato di non essere a favore di questa opzione: perché l’obiettivo non è quello di consegnare a qualcuno gli aiuti, senza la certezza del loro arrivo a destinazione, ma di portarli direttamente alla popolazione palestinese di Gaza, rompendo l’assedio israeliano. Poco dopo l’annuncio italiano c’è stata una conferenza stampa dello stesso comitato direttivo, che ha confermato l’intenzione di andare avanti. Hanno detto che non abbandoneranno la lotta nel momento più critico, anche se ci sono “informazioni credibili che indicano che Israele è' probabilmente intenzionato ad intensificare attacchi violenti contro la flottiglia entro le prossime 48 ore". Il comitato direttivo ha detto però che nonostante questo, nonostante tutto, non si fermeranno finché non si fermerà anche il genocidio.

"Non ci saranno altre soste tecniche per le nostre 50 barche, continueremo diretti fino a Gaza. Siamo consapevoli delle minacce, ma ci rendono solo più uniti”, hanno detto gli attivisti. Siamo fino a 50 imbarcazioni che trasportano aiuti umanitari e centinaia di osservatori per i diritti umani, avvocati, parlamentari, artisti. Proseguiremo verso Gaza per consegnare gli aiuti e aprire un corridoio marittimo umanitario”.

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"Nel caso te lo fossi perso" è il Podcast daily per i Sostenitori di Fanpage.it che, ogni giorno, fa il punto sulla notizia più importante del momento, quella da non perdere, per aprire gli occhi sul mondo. L’appuntamento è dal lunedì al venerdì alle 18.00, con la nostra giornalista, Annalisa Girardi.

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