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Cosa sta succedendo tra Meloni e Salvini e perché c’entrano Macron e le truppe in Ucraina

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Sta finendo la pausa estiva anche per la politica italiana. I lavori del Parlamento si erano fermati ad agosto, ma non per questo si erano fermate anche le polemiche. Tutt’altro, vista la mini crisi diplomatica tra Matteo Salvini e il presidente francese Emmanuel Macron. Una cosa che, ci raccontano i giornali, aveva fatto abbastanza irritare Giorgia Meloni, che in queste settimane cercava di starsene un po’ tranquilla tra la Puglia e la Grecia. La tattica del fingersi morti e aspettare che le cose si risolvano da sole – che è quella che più o meno sempre Meloni adotta con Salvini – però non può durare per sempre. Soprattutto con un autunno che si preannuncia decisamente caldo. Oggi, con il Meeting di Rimini, i due alleati sono tornati a occupare lo stesso palco – pur non incrociandosi personalmente – e Meloni ha fatto un annuncio che smentirebbe le tensioni di questi giorni. Ha detto che stanno lavorando insieme a un piano per spingere la genitorialità e la famiglia, aiutando le giovani coppie a comprare casa a prezzi calmierati. Ma basterà a calmare le acque in maggioranza, soprattutto alla vigilia di un autunno caldissimo?

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Prima di provare a rispondere, ricapitoliamo cosa è successo in questi giorni, per capire come mai si parla di tensione tra Meloni e Salvini. L’oggetto di tutte le discussioni è la guerra in Ucraina: nelle scorse settimane, lo ricorderete ne abbiamo parlato tanto anche in questo podcast, c’è stato l’incontro tra Trump e Putin, e poi quello tra Trump, Zelensky e i leader europei. In questa occasione il presidente francese – parlando appunto di garanzie di sicurezza per l’Ucraina, di come arrivare alla pace e come mantenerla – era tornato a spingere per l’idea di mandare truppe europee in Ucraina. Truppe di peace keeping, si intende, cioè un contingente per monitorare gli accordi di pace, una volta che questi raggiunti, ovviamente, cosa ancora abbastanza lontana.

Che se ne stia parlando concretamente o meno, comunque Macron ha rimesso sul tavolo il suo progetto, questa Coalizione di Volenterosi, da mandare in Ucraina. E ci sono state un po’ di reazioni chiaramente, tra i governi che sono d’accordo e che sono pronti a mandare i propri soldati e governi che invece dicono assolutamente no. In quest’ultima categoria c’è anche l’Italia. Giorgia Meloni si è sempre detta contraria alla proposta, ha sempre detto che l’Italia non manderà militari in Ucraina a meno che non si parli di una missione di monitoraggio dell’Onu. Insomma, un’iniziativa internazionale concordata, non un gruppo di Paesi guidati da Francia e Regno Unito che mandano i propri soldati per assicurare la pace.

Nella sostanza, Meloni e Salvini non la pensano tanto diversamente. Però i toni sono estremamente diversi. E quelli di Salvini hanno fatto arrabbiare i francesi. Nello specifico Salvini, parlando con i giornalisti a margine di un qualche sopralluogo, aveva detto a Macron di attaccarsi al tram. Aveva detto che se lo mettesse lui il caschetto, il giubetto antiproiettile, il fucile e ci andasse lui in Ucraina. E poi appunto, “Macron attaccati al tram”. Un’espressione che non era appunto piaciuta a Parigi, tanto da far convocare l’ambasciatrice italiana a Parigi per discutere di questi commenti definiti inaccettabili. Delle fonti governative citate da France Press avevano commentato condannando le parole di Salvini, dicendo che fossero contrarie al clima di fiducia e alle relazione storiche tra i due Paesi, soprattutto in un momento in cui entrambi stanno rafforzando il lavoro congiunto per sostenere l’Ucraina. E poi si era sottolineato che questo fosse solo l’ennesimo commento, dopo i vari “guerrafondaio” e “bombarolo” rivolti a Macron in questi anni. Solo qualche mese fa, non so se lo ricordate, però l’ambasciatrice era già stata convocata, quando Salvini aveva detto che “a Parigi c’è un matto”.

Salvini non si è calmato nemmeno dopo questa nuova convocazione. Anzi. Ha commentato la notizia dicendo che Macron è un permaloso e ribadendo l’invito ad andarci lui in Ucraina. A quel punto comunque, un po’ tutti si aspettavano l’intervento di Meloni, che si era trovata fianco a fianco con Macron appena la settimana prima, per lavorare insieme sulla fine della guerra in Ucraina. Però da Palazzo Chigi silenzio assordante, non una parola, niente. Certo, i retroscena giornalistici la descrivevano come “nera”, però la presidente del Consiglio in tutti questi giorni non ha mai commentato. Anche per questo la sua presenza di oggi al Meeting di Rimini era abbastanza attesa. Era la prima da un po’ di tempo, da prima della pausa estiva, e appunto avviene in un momento in cui i giornali parlano spesso di queste tensioni interne.

Meloni, però, nel suo discorso di oggi, ha continuato con la sua strategia di sempre. Non ha menzionato il caso diplomatico con la Francia e sull’Ucraina ha ribadito la sua posizione: garanzie di sicurezza basate sull’articolo 5 della Nato e sostegno agli sforzi di Trump per arrivare a un accordo. Nessuna parola, dal palco di Rimini, su Matteo Salvini, se non per annunciare un piano con cui sta lavorando a stretto contatto con il ministro: un piano per favorire le giovani coppie nell’acquisto della casa, in modo da sostenere la genitorialità e combattere la crisi demografica.

Insomma, Meloni punta sulla famiglia – un classicone della destra – per ribadire l’intesa con l’alleato. Un’operazione che probabilmente si troverà a dover ripetere nelle prossime settimane, che saranno decisamente calde per almeno due motivi. Da un lato a settembre ricomincia la sessione di bilancio e, lo sappiamo, la Manovra è un momento in cui tutte le forze politiche sgomitano per far valere le proprie promesse elettorali. La coperta però è corta, non ci sono soldi per fare tutto e qualcosa quindi andrà sacrificato: la Lega però è già in modalità campagna elettorale per far valere le proprie, come il cavallo di battaglia delle pensioni, e alza i toni per farsi sentire. E poi, secondo punto, il fatto è che la campagna elettorale c’è per davvero. Questo autunno si vota in regioni particolari come il Veneto e la Campania, dove (a differenza del centrosinistra) il centrodestra non ha ancora trovato la quadra sul candidato. E soprattutto in Veneto, le tensioni con la Lega non mancano. Insomma, prima o poi Meloni dovrà affrontare l’attivismo del suo alleato leghista. A meno che non ne voglia pagare il prezzo poi.

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"Nel caso te lo fossi perso" è il Podcast daily per i Sostenitori di Fanpage.it che, ogni giorno, fa il punto sulla notizia più importante del momento, quella da non perdere, per aprire gli occhi sul mondo. L’appuntamento è dal lunedì al venerdì alle 18.00, con la nostra giornalista, Annalisa Girardi.

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