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Cosa rischiano gli equipaggi della Global Sumud Flotilla ora che sono stati fermati dalla Marina israeliana

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La nave della Marina militare israeliana che ha intimato il cambio rotta alla Karma
La nave della Marina militare israeliana che ha intimato il cambio rotta alla Karma

Mai una missione umanitaria per rompere l’assedio di Gaza era arrivata così vicino alle coste della Striscia. La Global Sumud Flotilla è stata intercettata a 70 miglia nautiche da Gaza: alcune barche sono state subito abbordate, altre sono state dirottate. La nave Mikeno è arrivata fino alle acque territoriali palestinesi prima di essere fermata. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è andato questa mattina in Parlamento e ha detto che gli italiani fermati negli abbordaggi sono 22 e che stanno bene. Il nostro giornalista, Saverio Tommasi, è riuscito a farci sapere stamattina che la sua barca, la nave Karma, non è stata abbordata, ma dirottata verso il porto di Ashdod, dove stanno concentrando tutti gli equipaggi. Cosa succederà poi, non è ancora chiaro.

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Ieri sera eravamo in diretta con Saverio Tommasi, il nostro giornalista di Fanpage.it, per raccontare le ultime miglia della Global Sumud Flotilla quando abbiamo perso di colpo la connessione con lui. Aveva fatto a tempo però a raccontarci che ci fossero pesanti interferenze e che Starlink fosse saltato a diverse barche.

Da quel momento abbiamo perso la connessione con lui, non sapevamo se fossero stati abbordati o meno.

L'abbordaggio della Flotilla in diretta

Abbiamo però continuato a seguire in diretta gli abbordaggi di diverse navi, dalle telecamere di bordo abbiamo visto i soldati israeliani salire a bordo, con i loro fucili alla mano, abbiamo visto gli attivisti restare tutti insieme con le mani in alto, ogni tanto salutavano e facevano dei cuori con le mani alle telecamere di bordo, abbiamo visto gli idranti che venivano sparati e alcune barche fermarsi o cambiare rotta sul tracker della Global Sumud Flotilla.

Insomma, abbiamo visto in diretta che la missione veniva intercettata e fermata. Stamattina siamo anche riusciti ad avere notizie dal nostro giornalista, Saverio Tommasi, che ci ha raccontato come la barca Karma sia stata intercettata, le sia stato intimato di fermarsi e di cambiare la rotta verso il porto di Ashdod.

Ora chiaramente la domanda è: cosa succederà agli attivisti?

Cosa rischiano gli equipaggi: le due opzioni

Dalle parole di Saverio e dalle ricostruzioni della stampa israeliana che erano state fatte nei giorni scorsi sappiamo che il punto d’arrivo è il porto di Ashdod, appena più a nord della Striscia di Gaza. Qui però non è chiaro se le persone saranno trattenute solo il tempo di qualche accertamento e poi espulse o se ci saranno dei fermi, ad esempio per gli attivisti come Greta Thunberg o Tony Lapiccirella che erano già stati fermati quando avevano provato a forzare il blocco con altre missioni quest’estate.

Chiaramente, rispetto a quest’estate la situazione è diversa. Non sono più una decina di persone a bordo di una barca, sono centinaia di persone a bordo di decine di barche. I tempi dei trasferimenti, dello sbarco, delle identificazioni e tutti gli accertamenti saranno sicuramente più lunghi, bisognerà coinvolgere diverse ambasciate. Tra l’altro fino a stasera si celebra anche la ricorrenza dello Yom Kippur in Israele, quindi tutto il Paese è bloccato, incluso l’aeroporto. In ogni caso per i rimpatri e le espulsioni ci potrebbe comunque volere qualche giorno.

C'è una nota della Farnesina che potrebbe aiutarci a capire cosa potrebbe succedere:

Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani è stato in contatto con il Ministro degli Esteri israeliano Sa'ar in merito all’assistenza dei cittadini italiani a bordo della Flotilla che sono stati fermati dalla Marina israeliana. L'intero equipaggio delle navi sarà trasferito al porto di Ashdod e trattenuto in centri adibiti a tal fine. I membri della Flotilla potranno scegliere tra due alternative. La prima è accettare l'espulsione volontaria immediata, che avverrà nei tempi più rapidi possibili. La seconda è rifiutare l’espulsione immediata, accettando una detenzione in carcere in attesa di rimpatrio forzato: In questo caso, membri della Flotilla dovranno attendere il provvedimento di respingimento dell'Autorità giudiziaria, la cui pronuncia giunge generalmente dopo 48-72 ore. L'Ambasciata d'Italia a Tel Aviv segue il caso con la massima attenzione e ha già preparato un programma di assistenza consolare.

Le polemiche con Meloni

Stamattina il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è intervenuto in Parlamento e ha detto: "Gli abbordaggi di ieri notte sono stati pacifici e senza violenza, preparati da numerose misure di avvicinamento. La Marina israeliana ha impiegato 16 navi per l'operazione che si concluderà nella giornata di oggi. L'arrivo ad Ashdod impiegherà diverse ore di navigazione, al momento sarebbero 22 gli italiani fermati, tutti in buone condizioni, che una volta arrivati al porto verranno identificati e rimpatriati entro pochi giorni”

In tutto questo l’unità di crisi della farnesina è ovviamente attiva, anche se proseguono le polemiche tra governo e Flotilla. Sia con Tajani che ha ribadito anche in aula come gli appelli alla responsabilità siano stati ignorati, ma soprattutto con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Che dopo le forti polemiche delle scorse ore, in cui definiva sempre degli irresponsabili gli attivisti, oggi se l’è presa con gli scioperi che sono stati proclamati.

Subito la risposta dei sindacati e delle opposizioni, che hanno ricordato il diritto di manifestare, di esprimere il proprio dissenso per quello che sta accadendo, come uno dei pilastri di una società democratica.

Ma penso che quelle parole di scherno, parole che ridicolizzano e minimizzano le manifestazioni, non facciano piacere in generale a chi sta scendendo in piazza, al di là del colore politico. Stiamo assistendo a qualcosa che non vedevamo da molto tempo, una mobilitazione dal basso, spontanea, sentita, partecipata. È il rumore della società civile, che non ha più alcuna intenzione di sentirsi impotente, di restare a guardare mentre governi e istituzioni non fanno nulla di fronte a un genocidio. Anzi, continuano a prendersela con chi porta gli aiuti, invece che con chi sgancia le bombe.

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