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Pensionato morto a Manduria, i ragazzi del branco: “Siamo dispiaciuti e provati”

Due maggiorenni (di 19 e 22 anni) e sei minorenni sono indagati per i reati di tortura, con l’aggravante della crudeltà, sequestro di persona, violazione di domicilio e danneggiamento. Oggi gli interrogatori. I giovani si sarebbero riconosciuti nei video agli atti della procura.
A cura di Biagio Chiariello
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"Siamo dispiaciuti". Queste, secondo la difesa, le prime parole di alcuni dei giovani fermati dalla Polizia per la morte di Antonio Cosimo Stano, il 66enne di Manduria, in provincia di Taranto, morto in ospedale lo scorso 23 aprile, dopo essere stato vittima per mesi (forse anni) di una serie di aggressioni e violenze compiute nel tempo da più gruppi della “Comitiva degli orfanelli”. Otto di loro, di cui sei minorenni, sono stati arrestati.

Gli interrogatori dei ragazzi del branco

I due maggiorenni sono stati interrogati dal gip del Tribunale ordinario Rita Romano e quattro dei sei minorenni coinvolti dal gip del Tribunale per i minorenni Paola Morelli. Tutti quanti si sono riconosciuti negli scioccanti filmati finiti agli atti della Procura, hanno risposto alle domande e, dicono i difensori, sono apparsi "molto provati". Il più grande, che ha 22 anni – l’altro maggiorenne ne ha 19 – ha confessato di aver preso parte “a un solo raid” nella casa di Stano, ma ha negato di aver avuto un ruolo attivo. "Non ha fatto alcun tipo di tortura – precisa il legale del ragazzo – ha preso parte a un solo episodio nel quale tra l'altro era presente incidentalmente. Il suo è un ruolo marginale e, anzi, non conosce proprio gli altri componenti del gruppo".

Le accuse per la morte di Antonio Cosimo Stano

A breve i gip decideranno se convalidare i fermi e stabilire se la misura cautelare va confermata, revocata o attenuata. Gli otto ragazzi sono accusati di aggressione, sequestro di persona, violazione di domicilio e danneggiamento. I giovani, secondo gli inquirenti, durante le aggressioni nell’abitazione della vittima e per strada si sarebbero ripresi con i telefonini mentre sottoponevano l’anziano a violenze con calci, pugni e persino bastoni, per poi diffondere i video nelle chat di Whatsapp.

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