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Papa Francesco incontra in Cile le vittime di abusi: “Mi scuso. Provo vergogna e dolore”

Nel corso del suo tour in Sud America, Papa Francesco ha fatto tappa in Cile dove ha anche incontrato le vittime di abusi subite da prelati della Chiesa cattolica, che in questo Paese rappresentano una vera e propria piaga dopo lo scandalo legato a Fernando Karadima, ex prete condannato per pedofilia: “Impegnamoci perché ciò non si ripeta”.
A cura di Ida Artiaco
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Papa Francesco continua il suo viaggio in Sud America. Tra i temi toccati, c'è anche quello della piaga della pedofilia nella Chiesa cattolica. Ne ha parlato prima in un incontro ufficiale al Palazzo della Moneda in Cile, poi in forma privata con alcune vittime di abusi. "Qui non posso fare a meno di esprimere il dolore e la vergogna che sento davanti al danno irreparabile causato a bambini da parte di ministri della Chiesa", ha detto commosso Bergoglio. "È giusto chiedere perdono e appoggiare con tutte le forze le vittime – ha continuato -, mentre dobbiamo impegnarci perché ciò non si ripeta". Il riferimento, sottinteso ma a cui nessuno ha potuto fare a meno di pensare, è alla vicenda di Fernando Karadima, ex prete oggi 86enne, che aveva violentato per decenni numerosi minori prima di essere scoperto dalla stampa locale, e da alcune denunce esterne che hanno rivelato come il sacerdote fosse tutt'altro che un santo.

Nel 2011 Karadima è stato sospeso a divinis dal Sant’Uffizio, che gli ha impedito di celebrare i riti pubblicamente, e poco dopo condannato a ritirarsi a vita privata, ma mai ridotto allo stato laicale. Insieme a lui, altri 3 vescovi risultano al momento coinvolti nello scandalo. Una vicenda che nel paese sudamericano è molto sentita e a cui sono stati dedicati film e altri documentari per la tv, ma che è anche alla base della forte impopolarità della Chiesa cattolica in questi territori. Nel 2013 si è addirittura aperta una causa civile contro l’arcidiocesi di Santiago, su cui pendono richieste di risarcimento pari a 450 milioni di pesos.

Non solo. La situazione è peggiorata nel 2015, quando proprio Papa Francesco ha nominato vescovo di Osorno nel Sud del Paese un altro sacerdote, Juan Barros, sospettato di essere tra gli amici che avevano coperto Karadima, anche se il prelato ha sempre negato qualsiasi legame e lo stesso Bergoglio ha ribattuto che non c’erano prove contro di lui. Ciò ha portato ad una serie di violente proteste, che sono continuate anche nei giorni scorsi, quando il Pontefice è arrivato in Cile ed è stato addirittura colpito alla testa con un giornale mentre era a bordo della Papamobile, anche se resta ancora il mistero sulla natura e l'identità dell'esecutore del gesto.

Dopo aver parlato alla Moneda, Francesco ha incontrato alcune vittime di abusi. "Tutto si è svolto in forma privata – ha detto il portavoce Greg Burke -. Non era presente nessun altro: solamente il Papa e le vittime. E questo perché potessero raccontare le loro sofferenze a Papa Francesco, che li ha ascoltati e ha pregato e pianto con loro". Stando a quanto trapelato, però, pare che tra di loro non ci fossero coloro che sono stati abusati proprio da Karadima. Intanto, la tensione nel Paese sta arrivando alle stesse: in quegli stessi minuti alcuni manifestanti hanno cercato di occupare la cattedrale di Concepcion ma sono stati bloccati da unità antisommossa, che li hanno dispersi con cariche di alleggerimento e camion idranti, e hanno fermato una trentina di persone.

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