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Paolo Gentiloni: “Ridicolo trovare nemici in Francia, Di Maio non faccia vicepremier per gioco”

L’ex presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, attacca il governo dopo la crisi diplomatica aperta con la Francia: “I movimenti nazional-populisti hanno bisogno del nemico, ma è ridicolo individuarlo in un paese vicino come la Francia”. E se la prende anche con il vicepresidente del Consiglio: “Se Di Maio non fa il vice premier per gioco, è singolare che vada in un paese amico, e invece di incontrare le autorità, veda gruppi che manifestano in maniera anche violenta”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Parla da New York, in un’intervista a La Stampa, l’ex presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. E commenta la crisi diplomatica tra Italia e Francia dopo la decisione di Parigi di richiamare il suo ambasciatore a Roma. Il giudizio di Gentiloni è netto ed è esplicitamente contro il governo italiano: “I movimenti nazional-populisti hanno bisogno del nemico, ma è ridicolo individuarlo in un paese vicino come la Francia, con cui abbiamo interessi convergenti economici e politici”. Il deputato del Pd non risparmia un attacco al vicepresidente del Consiglio che in questa crisi è uno degli attori principali: “Se Di Maio non fa il vice premier per gioco, è singolare che vada in un paese amico, e invece di incontrare le autorità, veda gruppi che manifestano in maniera anche violenta contro queste autorità”.

Gentiloni parla della sua visita negli Stati Uniti e del messaggio che ha raccolto nel Paese: “C’è una ripresa di fiducia nei democratici. La lezione per noi è che l'alternativa non può inseguire l'agenda nazional-populista”. All’ex presidente del Consiglio viene anche chiesto in che modo viene vista l’Italia dall’estero: “Difficile da capire. Su alcune scelte, ultimo il Venezuela, del tutto incomprensibile. Mi preoccupa un governo che litiga su tutto e con tutti, mentre l'economia si ferma”.

La ricetta per sconfiggere i populisti si può trovare, secondo Gentiloni: “In passato abbiamo commesso l'errore di isolare la crescita, come se il Pil fosse sufficiente. Ma la crescita deve significare anche sostenibilità sociale e ambientale. Gli obiettivi principali sono quattro. Primo, rilanciare l'innovazione, in particolare digitale, la robotica, l'intelligenza artificiale, e tutto ciò che rende competitive le nostre imprese. Secondo, le infrastrutture. Terzo, la green economy, per i rischi che corriamo con i cambiamenti climatici, e le straordinarie occasioni che offre. Quarto, la dimensione qualitativa del lavoro”. Infine, la gestione dei migranti e dei flussi migratori. Secondo l’ex presidente del Consiglio la via che sta seguendo il governo “accende una miccia con effetti di radicalizzazione che finora si erano manifestati da noi in modo più limitato che in altri paesi europei. Questa non è un'Italia più sicura, ma in cerca di guai”.

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