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Omicio Musy, spunta l’ipotesi del delitto su commissione

Ci sarebbe una svolta nel processo sull’omicidio del consigliere comunale di Torino per il quale è imputato Francesco Furchì: secondo l’accusa l’attentato sarebbe stato portato a termine su commissione.
A cura di Biagio Chiariello
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C’è un nuovo aggiornamento nel caso dell’omicidio del consigliere comunale di Torino Alberto Musy, per cui è imputato Francesco Furchì. L’accusa ha prodotto una intercettazione telefonica nella quale si sentono Felice Filippis, amico di Furchì, al momento non indagato, e la moglie Maria Cefalì parlare di una pistola e anche di una seconda arma. La consorte di Filippis a un certo punto afferma che l’arma sarebbe stata riportata in Calabria e che l'assassino "se n'è liberato subito". Nelle carte del pubblico ministero Roberto Furlan si parla di una somma di 30mila euro che sarebbe stata versata sul conto della donna e su cui la Corte d’assise ha disposto accertamenti. E’ da capire se cifra possa corrispondere al pagamento dell'omicidio.

La replica della moglie dell'imputato

Immediata la replica della moglie di Francesco Furchì che all'Ansa ha dichiarato di essere “disgustata, Ora si inventano anche questo perché non hanno neanche una prova. I 30mila euro sul mio conto ci sono ma non riguardano certamente questa vicenda. Non ho nulla da nascondere”. Gli stessi avvocati dell’imputato hanno lamentato "una violazione inammissibile del diritto di difesa". Secondo i legali Maria Battaglini e Mariarosaria Ferrara, il fascicolo aperto dalla procura contro ignoti su un possibile complice di Furchì nell'attentato a Musy starebbe consentendo all'accusa di indagare sul loro cliente a processo aperto. "E' chiaro – affermano contrariati i legali – che si sta cercando di rafforzare l'ipotesi accusatoria e che, anzichè su altre persone, si indaga su Furchì. Ci sono atti e attività di cui veniamo solo parzialmente a conoscenza. E questa è una violazione al diritto di difesa". Ma l’avvocato di parte civile, Giampaolo Zancan, si dicono sicuri del fatto loro: “Le intercettazioni consentono di ricostruire l’ambiente e il contesto dove è nato il delitto. La storia dell’arma, che ritorna in più occasioni, si lega in modo forte alla figura di Furchì, così come le altre dichiarazioni. È il sottobosco di un’azione omicidiaria che ha un movente, un tempo definito e una serie di azioni successive. Che ora stiamo ricostruendo”.

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