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Omicidio Laura Luelmo, confessa il vicino di casa: “L’ho uccisa io”

Bernardo Montoya, cinquantenne pluripregiudicato, ha confessato di aver ucciso Laura Luelmo, la giovane professoressa di 26 anni scomparsa una settimana fa e ritrovata senza vita lunedì in una zona di campagna.
A cura di Davide Falcioni
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Importante svolta nel giallo sulla morte di Laura Luelmo, la giovane professoressa di 26 anni scomparsa una settimana fa e ritrovata senza vita lunedì in una zona di campagna in Andalusia. La Polizia spagnola ha posto in stato di fermo un vicino di casa della giovane, un 50enne pluripregiudicato che avrebbe confessato il delitto negando però di aver violentato la vittima. Si andrebbero quindi chiarendo i contorni di una storia che ha tenuto col fiato sospeso tutta la Spagna (e non solo): l'insegnante, originaria di Zamora, nel nord-ovest del Paese, era giunta meno di un mese fa nel piccolo centro di El Campillo (Huelva), circa 600 chilometri più a sud, nel cuore dell'Andalusia, dove era stata chiamata per una supplenza. Appena arrivata, tuttavia, aveva notato l'inquietante vicino di casa, un uomo non smetteva mai di fissarla quando la incontrava. Laura aveva confessato le paure su quell'individuo al suo fidanzato, paura che purtroppo si sono rivelate fondate.

E’ proprio grazie a quanto raccontato dal fidanzato di Laura che la Polizia aveva subito inserito il 50enne Bernardo Montoya nella lista dei sospettati. Quando il cadavere di Laura è stato ritrovato, 48 ore dopo la denuncia della sua scomparsa, la Polizia ha avviato un'inchiesta per omicidio arrestando subito l'uomo. Montoya aveva già scontato 22 anni di carcere per vari reati, ma la condanna più dura gli era stata inflitta per aver ucciso, nel 1996, un'anziana di 81 anni che avrebbe dovuto testimoniare contro di lui in un processo per rissa.

Durante l'interrogatorio Montoya ha cercato di depistare gli inquirenti, ma alla fine ha confessato il delitto: “Le ho teso una trappola: mi aveva chiesto un’indicazione e io l’avevo mandata in un vicolo cieco, dove l’ho rapita per poi sbattere la sua testa contro la mia auto, lasciandola incosciente e legandole le mani dietro la schiena. Poi l’ho caricata sul bagagliaio e l’ho portata in campagna, dove ho provato a violentarla, ma senza riuscirci. Vi giuro che non c’è stata alcuna violenza sessuale, non ci sono riuscito anche se lei era priva di sensi. Mi sono spaventato, a quel punto avevo deciso di abbandonarla nel campo senza lasciare tracce”.

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