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Oggi è la Giornata mondiale del rifugiato: nella letteratura, le storie dei profughi di oggi e di ieri

La tragedia dei profughi ha oggi più che mai bisogno di essere compresa, forse prima ancora con il cuore che con le cifre: per questo, la letteratura costituisce un’importantissima testimonianza di tutte quelle storie di oggi e di ieri che hanno raccontato il dramma della fuga e della migrazione.
A cura di Federica D'Alfonso
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Ogni 20 giugno viene celebrata la Giornata internazionale del rifugiato. Alla soglia dei settant'anni dall'approvazione della Convenzione sullo statuto dei rifugiati, l’UNCHR riporta che sono oltre 70 milioni le persone costrette a fuggire dal proprio paese a causa della guerra o di persecuzioni politiche e religiose. Si tratta della cifra più alta mai raggiunta dall'anno dell’istituzione di questa Giornata. Ma il problema dei rifugiati o dei migranti non può essere mera questione di cifre: dietro ogni numero esiste una storia. Oggi è il Mediterraneo, ieri era l’Atlantico: la letteratura è ricca di testimonianze fondamentali che, in alcuni casi con la fantasia in tanti altri attraverso la realtà dei vissuti, tentano di raccontare destini individuali e collettivi al tempo stesso.

“Non dirmi che hai paura”: la vera storia di Saamiya

"Non dirmi che hai paura" è uno dei libri che meglio di tutti è riuscito a restituire il dramma della migrazione attraverso la storia di Samia, morta annegata nel Mar Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa. Storia recente, quotidiana, tragicamente simile a quella di migliaia di altre donne e bambine, non fosse che per un particolare: quella trasformata in letteratura da Giuseppe Catozzella è la vita di Saamiya Yusuf Omar, atleta somala che nel 2008 gareggia alle Olimpiadi di Pechino e nel 2012 muore annegata a seguito di un naufragio al largo delle coste di Malta. La sua storia viene ricostruita con una lucidità e un’intensità emozionanti dall'autore, vincitore del Premio Strega Giovani e finalista al Premio Strega proprio con questo libro.

"Vita" e "Pane amaro": storie del passato

Si chiamano Vita e Diamante, invece, i protagonisti di “Vita” di Melania Mazzucco, edito da Einaudi nel 2014. La loro storia non è quella di Samia, ma è simile a quella di moltissimi altri se solo si torna indietro di qualche decennio: i due bambini sbarcano a New York alle soglie del Novecento nel tentativo di trovare un miglior destino di quello che la campagna affamata del Mezzogiorno avrebbe offerto loro.

Il romanzo segue i passi dei milioni di italiani che in quegli anni affollavano Little Italy, proprio come tenta di fare anche Elena Gianini Belotti nel suo “Pane amaro”: pubblicato nel 2006, questo romanzo amaro e malinconico racconta in chiaroscuro l’esperienza di emigrazione italiana attraverso la vita del padre dell’autrice, emigrato nell'Oregon a soli diciannove anni. Condizioni di lavoro umilianti, maltrattamenti e sofferenza s’intrecciano nelle pagine del libro.

"La nipote del signor Linh": una storia universale

Nel 2016 Patrick Kingsley, giornalista esperto di immigrazione, dalle colonne del Guardian ha proposto una lista di titoli che ripercorrono la storia della letteratura di migrazione. Fra i primi titoli proposti ai lettori, l’Eneide e il Vangelo di Matteo: due titoli significativi, nell'intenzione di Kingsley, per tornare a ricordare come la migrazione sia radicata nella nostra storia culturale e spirituale più di quanto pensiamo.

Oltre ai classici, i libri scelti dal giornalista contribuiscono, ognuno in un diverso modo e in un diverso tempo storico, a ricomporre la narrazione profuga e migrante di se stessa. Fra le storie più interessanti proposte c’è senz’altro quella raccontata da Philippe Claudel in “La nipote del signor Linh”, tradotto in italiano dalla casa editrice Ponte Alle Grazie. La storia è quella di “un vecchio”, fuggito dalla guerra e dalla morte che ha devastato il suo paese e la sua famiglia: unico legame con la terra che sta lasciando è sua nipote, poco più che neonata, con la quale arriverà in Francia dove incrocerà i propri ricordi a quelli dell’anziano signor Bark. Una storia commovente, per molti versi simile a quella di milioni di persone in tutto il mondo:

È un vecchio in piedi, a poppa di una nave. Stringe tra le braccia una valigia leggera e un neonato, ancor più leggero della valigia. Il vecchio si chiama signor Linh. È il solo a sapere che si chiama così perché tutti coloro che lo sapevano gli sono morti intorno. In piedi a poppa dell’imbarcazione, guarda il suo paese che si allontana, il paese dei suoi avi e dei suoi morti, mentre il bimbo dorme tra le sue braccia. Il viaggio dura a lungo. Giorni e giorni. E, tutto quel tempo, il vecchio lo passa a poppa della nave, gli occhi nella scia bianca che finisce con l'unirsi al cielo, a scrutare l'orizzonte per cercarvi ancora le sponde cancellate.

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