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Lunedì 1 settembre è iniziato ufficialmente l'anno scolastico, molti insegnanti si sono presentati a scuola per la presa di servizio, e a giorni riprenderanno le lezioni in tutta Italia (gli ultimi a rientrare in classe, il 16 settembre, saranno gli studenti di Puglia e Calabria). Anno nuovo, problemi vecchi. A ricordarcelo ci ha pensato la presidente del Consiglio Meloni, quando nel suo lungo discorso al Meeting di Rimini, di ritorno dalla pausa estiva, ha dimenticato di menzionare la scuola pubblica, grande assente nell'intervento dal palco della kermesse. E questo ancora una volta ci dà un'indicazione sulle priorità nell'agenda del governo. Meloni si è concentrata sul tema della parità scolastica e sul ruolo delle scuole paritarie nel nostro sistema educativo:

L'Italia rimane l'ultima Nazione in Europa senza un'effettiva parità scolastica, e io credo che sia giusto ragionare sulla questione con progressività, con buonsenso, ma soprattutto sgombrando il campo da quei pregiudizi ideologici che per troppo tempo hanno impedito di affrontare seriamente il tema.

La premier ha parlato anche del diritto delle famiglie a scegliere liberamente il percorso educativo per i propri figli, per dare anche ai genitori meno abbienti la possibilità di "esercitare pienamente la libertà educativa sancita dalla Costituzione". Ma perché tutta questa attenzione alle scuole paritarie? Pur non avendo messo esplicitamente scuola pubblica e scuola privata in contrapposizione, il progetto dell'esecutivo non è quello di arrivare a una piena parità tra scuola statale e scuola paritaria, ma quello di privilegiare la seconda, a scapito della prima. E i segnali in questi mesi si sono visti tutti: è evidente che con i tagli all'istruzione pubblica, quelli in programma e quelli già praticati, e con la promessa di ingenti risorse alle scuole paritarie, si voglia dare spazio a una scuola sempre più elitaria, rivolta ai più ricchi.

IL TEMA DEL GIORNO

Il progetto del governo Meloni è smantellare sempre più la scuola pubblica

La possibilità di rafforzare i finanziamenti alle scuole paritarie era già emersa al Meeting di Comunione e Liberazione, attraverso le dichiarazioni del ministro Valditara, il quale, prima di Meloni, aveva annunciato "risorse significative per le scuole paritarie" nella prossima Legge di Bilancio, nella forma per esempio di un ‘buono scuola'. E sempre il titolare di Viale Trastevere aveva ricordato di aver destinato al sistema delle scuole paritarie circa 160 milioni di euro del Pnrr, fondi da cui questi istituti erano stati esclusi. Sono le battute finali di un percorso avviato con l'insediamento del governo Meloni nel 2022, che sembra inarrestabile. Basti pensare che nell'ultimo anno scolastico gli investimenti per le scuole paritarie sono stati pari a 750 milioni di euro, 50 milioni in più rispetto all'anno scolastico precedente. Contemporaneamente, con la manovra 2025, il governo ha dato una sforbiciata al personale scolastico, in una fase in cui la spesa pubblica per l'istruzione in Italia, rispetto al Pil, è al di sotto della media Ue: nel 2023 (ultimi dati disponibili), nel nostro Paese la spesa in istruzione è stata pari al 3,9% del prodotto interno lordo, peggio di noi solo Romania (3,4%) e Irlanda (2,8%).

Nell'autunno dell'anno scorso Fdi ha già tentato l'operazione di potenziamento delle scuole private – con un emendamento alla legge di Bilancio a prima firma del deputato Lorenzo Malagola, poi ritirato – che prometteva di introdurre un bonus fino a 1500 euro per gli studenti delle scuole paritarie, come incentivo per le famiglie con reddito Isee sotto i 40mila euro. La misura andava di pari passo con un altro emendamento di Noi Moderati, poi saltato (anche questo prevedeva un bonus di 1500 euro). Nella manovra dello scorso anno sono invece passate due misure in favore delle scuole paritarie: una ha innalzato il tetto delle detrazioni per le rette per chi iscrive i figli alle paritarie, da 800 a 1.000 euro; l'altra ha aumentato il contributo destinato alle scuole paritarie che accolgono ragazzi con disabilità (50 milioni di euro per il 2025 e 10 milioni di euro annui dal 2026).

La spinta di questa maggioranza, lo abbiamo visto, è quella di andare verso una privatizzazione dell'istruzione, così come avviene progressivamente per la sanità. E nella prossima legge di Bilancio l'operazione, stando agli ultimi annunci di Meloni e Valditara, sarà ancora più tangibile.

L’APPROFONDIMENTO

Gilda: "Più soldi alle scuole paritarie? Il vero ascensore sociale resta il pubblico"

Le parole della premier Meloni sulle scuole paritarie al Meeting di Rimini della scorsa settimana non sono piaciute ai sindacati, alcuni dei quali hanno addirittura invocato la Costituzione italiana che prevede “l’istituzione di scuole statali per tutti gli ordini e gradi” per sottolineare la necessità di rafforzare il pubblico. Dello stesso avviso è anche Vito Castellana, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che ha spiegato a Fanpage.it perché l’unico ascensore sociale che ancora resiste nel nostro Paese è la scuola pubblica.

Cosa pensa delle parole di Meloni sulla scuola paritaria?

"Negli ultimi anni c’è stato un aumento di finanziamenti alle paritarie rispetto al pubblico. I fondi per le paritarie in via proporzionale sono di più. Ma il problema è che la scuola paritaria non è libera, ha un padrone. Io intendo l’istruzione come una istituzione dello Stato che può garantire laicità e libertà. Capisco che qualcuno sollevi l’obiezione che si deve anche garantire la libertà delle scelte educative alle famiglie. E va bene, ma aggiungo: fatelo con i soldi vostri, non con quelli dei cittadini. Io non voglio che le mie tasse vadano alla scuola paritaria. La scuola pubblica è l’unico vero ascensore sociale che ancora resiste”.

Secondo lei perché il governo ha deciso di aumentarne i finanziamenti?

Il problema non è solo di questo governo. È una tendenza della politica da 20 anni a questa parte, perché le scuole paritarie sono voti, sono consenso. E c’è sempre maggiore disattenzione nei confronti del pubblico. La stessa cosa avviene con la sanità, dove invece che incentivare gli ospedali pubblici si fanno le convenzioni per aggirare l’ostacolo”.

Se invece che alla paritaria questi finanziamenti fossero indirizzati al pubblico, come crede che dovrebbero essere usati?

Per prima cosa, si dovrebbe garantire il diritto allo studio, per esempio agevolando le fasce meno abbienti con voucher per i trasporti e per i libri di testo. Alti fondi potrebbero essere destinati alla formazione dei docenti, perché in nessun altro paese chi supera un concorso deve anche pagare a proprie spese corsi per la successiva abilitazione. Che dire poi delle strutture? Molti istituti non hanno neanche le palestre. Le risorse ci sono, ma ci sono anche scelte politiche fatte in un certo modo. Si dovrebbe investire su strutture e personale della scuola pubblica. Alla vigilia di quest’anno scolastico ci troviamo ancora una volta con una scuola pubblica precaria: la call veloce è stata un flop, molte cattedre resteranno scoperte, decine di migliaia di posti sul sostegno sono in deroga. Anche la cosiddetta continuità è stata un flop. Il ministro Valditara parlava del 50% dei docenti confermati, ma si tratta di numeri fisiologici. Se si vuole garantire la continuità didattica si deve immettere in ruolo. E per farlo, servono soldi”.

L'EVIDENZIATORE 

Un'ora senza materie, senza voti, dedicata semplicemente all'ascolto degli altri. La curiosità sul mondo della scuola di questa settimana arriva dalla Danimarca, dove gli alunni delle scuole primarie e secondarie si ritrovano a partecipare una volta a settimana alla cosiddetta "Klassens Tid", letteralmente "tempo della classe". Si tratta di un'ora di lezione prevista dall'orario scolastico durante la quale si lavora sull'empatia, parlando di problemi personali e scambiandosi consigli su come affrontare le difficoltà, con l'obiettivo di formare cittadini più consapevoli. E i benefici si vedono: secondo l'indagine internazionale HBSC la Danimarca registra alcuni dei livelli più bassi di bullismo in tutta Europa e il benessere scolastico degli studenti è tra i più elevati a livello internazionale. E tu? Pensi che potrebbe servire introdurre un'ora del genere anche nell'orario delle scuole italiane alla vigilia del rientro sui banchi?

A cura di Ida Artiaco e Annalisa Cangemi

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