
Capodanno tempo di bilanci. Anche per il mondo della scuola è arrivato il momento di fermarsi e capire cosa è andato bene e cosa invece non ha funzionato nell’ultimo anno. Dal reclutamento degli insegnanti ai risultati delle prove Invalsi, dalle novità sull’esame di Maturità alle nuove linee guida, ecco i nostri top e flop del 2025 scolastico, ma con un sguardo sempre al futuro.
Nelle scorse ore, infatti, è stata approvata la legge di Bilancio, che contiene una serie di novità riguardanti proprio il mondo della scuola, a cui vengono destinati 57 miliardi e 921 milioni di euro per il 2026 (anche se complessivamente le risorse scendono per il prossimo triennio). Tra le misure più significative, il contributo che arriva fino a 1.500 euro che lo Stato assegnerà a partire da gennaio alle famiglie con Isee entro i 30mila euro per avere la possibilità di scegliere una scuola paritaria, l'aumento dell’età dei figli per i quali si può chiedere il congedo parentale da 12 a 14 anni, la Carta Valore per i neo-diplomati e il bonus per l'acquisto dei libri scolastici destinato agli studenti delle superiori.
I TOP A SCUOLA DEL 2025
Partiamo dalle buone notizie, che non sono mancate in quest’ultimo anno. La prima è stata ricordata dal ministro Giuseppe Valditara nel suo messaggio di fine anno pubblicato sui canali social del MIM: la dispersione scolastica è in diminuzione. L'obiettivo del contrasto a quest'ultima prevedeva la formazione di 820.000 studenti, il risultato finale registra oltre un milione di studenti formati, tra quelli a rischio di abbandono e quelli che avevano già lasciato la scuola. Il tasso di abbandono precoce doveva scendere dal 13,5% al 10,2%. Le stime dell’Invalsi indicano un dato dell’8,3%, con cinque anni di anticipo rispetto all’obiettivo europeo fissato per il 2030.
Per quanto riguarda i docenti, è un fatto che sia stato finalmente rinnovato il contratto nazionale, fermo da anni. Anche se non sono mancate le polemiche da parte dei sindacati, che hanno parlato di “contentino” con aumenti in busta paga irrisori, qualcosa si è mosso. “Abbiamo previsto, con la firma del contratto 2022-2024, degli aumenti medi di circa 150 euro al mese per i docenti e di circa 110 euro al mese per il personale Ata. Fra l’altro, saranno assegnati ai docenti arretrati di circa 1.948 euro e per il personale Ata di 1.427 euro. Nella storia della scuola italiana non si sono mai sottoscritti tre contratti in una sola legislatura. Garantiamo dunque, per la prima volta, una vera continuità contrattuale”, ha spiegato Valditara.
A settembre, inoltre, sempre il titolare del ministero di Viale Trastevere aveva annunciato un totale di 54mila nuove assunzioni di insegnanti nelle scuole statali di primo e secondo grado. Un numero che lo stesso Valdiatara aveva definito “da record” e che riguardava anche i docenti di religione, la cui ultima procedura di assunzione risaliva addirittura al 2004. Anche se il precariato nel mondo della scuola resta una delle piaghe della nostra società, un passo nella direzione di stabilizzare le cattedre è stato fatto. Per altro, sempre Valditara ha annunciato di aver firmato un decreto "che stanzia 266 milioni e 200mila euro per pagare il docente tutor e il docente orientatore per personalizzare la didattica per ogni giovane". L'augurio è che anche nel 2026 si proceda in questa direzione.
I FLOP: COSA NON È ANDATO BENE QUEST'ANNO
La scuola è stata anche quest'anno un terreno di scontro politico. Cosa è andato storto? Partiamo dai tagli, quelli che sono messi nero su bianco nella manovra, e che il ministro dell'Istruzione Valditara continua a negare. Nello stesso video di ieri in cui tracciava il bilancio del 2025, il ministro ha ribadito che la manovra finanziaria del 2024 aveva previsto per il 2026 57 miliardi e 46 milioni di euro, mentre per il prossimo anno la legge approvata ieri in via definitiva alla Camera assegna 57 miliardi e 921 milioni. Quindi 875 milioni in più, rispetto alle previsioni del 2024. Questo è senza dubbio vero. Il problema però è che nelle previsioni per il prossimo triennio le risorse per il sistema istruzione diminuiscono: c'è una riduzione progressiva di quasi 900 milioni di euro.
Le risorse quindi crescono nel 2026, ma per il 2027 e il 2028 ci sono in previsione soldi in meno, come denunciato dalle opposizioni. Il ministro però si è giustificato, dicendo che "per gli ultimi due anni del triennio, cioè il 2027 e il 2028, le leggi di bilancio non appostano mai cifre definitive proprio perché gli oneri non sono ancora certi". Per cui, secondo il ragionamento di Valditara, per stabilire se ci sono o meno dei tagli bisogna guardare unicamente allo stanziamento per il 2026. Quello che sappiamo con certezza comunque è che con l'ultima manovra la spesa di competenza del ministero dell'Istruzione passa dai circa 57 miliardi e 921 milioni del 2026 a 57 miliardi e 149 milioni per il 2028. Insomma, per il futuro si vedrà. Staremo a vedere.
E se la scuola pubblica è ancora penalizzata, le scuole paritarie sorridono, grazie al regalo arrivato con la legge di Bilancio. Entra in vigore infatti il bonus fino a 1500 euro per le scuole private, per sostenere le famiglie che scelgono di iscrivere i propri figli in questi istituti; inoltre le scuole paritarie vengono esonerate dal pagamento dell’Imu. Due misure che ci chiariscono quali siano le priorità di Viale Trastevere.
Tra le novità introdotte nel corso del 2025, e che sono state al centro del dibattito sulla scuola, c'è sicuramente la controversa riforma della Maturità, già entrata in vigore, che verrà sperimentata per la prima volta quest'anno dagli studenti dell'ultimo anno, nella sessione d'esame di giugno 2026. Ne abbiamo parlato a lungo su Fanpage.it, e sappiamo che i ragazzi non si aspettano nulla di buono da questa Maturità riformata. Soprattutto per la stretta che è stata stabilita: per superare l'esame è necessario svolgere tutte le prove e la cosiddetta "scena muta" all'orale comporterà la bocciatura. È l'ennesima forma di repressione del dissenso, messa in campo dal governo Meloni.
Ma non sono solo gli studenti ad essere preoccupati. Anche secondo gli insegnanti nella scuola targata Valditara non si respira una buona aria. Lo hanno denunciato tante volte i sindacati, che vedono un rischio concreto di limitazione dell'autonomia scolastica. È il caso per esempio del DDL Valditara sul consenso informato a scuola, che è stato approvato dalla Camera il 3 dicembre 2025, e che ora si trova in commissione al Senato, in attesa dell'approvazione definitiva. In soldoni, il provvedimento prevede che venga chiesto il consenso preventivo e scritto dei genitori per attività legate l'educazione sessuo-affettiva nelle scuole. Prima di dare l'eventuale ok, le famiglie avranno il diritto di visionare i materiali didattici che verranno proposti ai ragazzi. La novità non riguarderà comunque la scuola dell’infanzia e quella primaria, che restano comunque escluse da questo tipo di attività. È evidente come la centralità del ruolo della scuola venga minata da questo disegno di legge, che tenta di responsabilizzare maggiormente le famiglie, indebolendo la funzione educativa e la missione degli insegnanti. Se ogni famiglia deciderà per sé, vuol dire che i docenti avranno un margine di manovra più ristretto, e più difficilmente potranno intervenire per cercare di combattere le disuguaglianze.
Di questo e altro si discuterà ancora nei prossimi mesi, dentro e fuori dal Parlamento. E il nostro tentativo sarà ancora quello di filtrare per te le principali notizie e fatti, per cercare di stare al passo e capire come continua a cambiare, in meglio e in peggio, La Nostra Scuola. Auguri!
A cura di Ida Artiaco e Annalisa Cangemi