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"Gioventù Meloniana", l’inchiesta del gruppo Backstair di Fanpage.it
"Gioventù Meloniana", l’inchiesta del gruppo Backstair di Fanpage.it

Qualche giorno fa un nutrito gruppo di imbecilli si è mostrato a favore di telecamera mentre si esibiva, perché di questo si tratta, con il saluto romano alla commemorazione di Benito Mussolini a Predappio. Non mi dilungherò troppo sullo spirito performativo e sullo sdoganamento di manifestazioni di questo tipo (sono stati “identificati” circa 30 partecipanti, ma figuriamoci…), quanto piuttosto sulla qualità dell'attenzione mediatica che riserviamo alla questione “fascismo”. Partendo da una considerazione, che mi sento di condividere nuovamente in questo spazio: non sono i saluti romani a Predappio che ci preoccupano, non è l’aspetto macchiettistico-nostalgico a farci paura. Il punto non è il fascismo del Ventennio, che in quella forma non tornerà.

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Il problema è la persistenza delle radici, il peso che quella matrice ideologica ha ancora adesso su politica e cultura. E come essa finisce per attecchire su un’opinione pubblica destrutturata culturalmente e spesso incapace di riconoscere e catalogarne caratteristiche e pratiche. Non in seconda battuta, c’è da fare grande attenzione al processo di de-storicizzazione dei fatti del Ventennio, testa di ponte per la revisione in chiave nostalgico/sentimentale del periodo, come se il fascismo non fosse stato altro che una specie di “bonapartismo in camicia nera”. Processo che è parte integrante di una strategia che punta a orientare il dibattito sugli aspetti esteriori del fascismo, piuttosto che su pratiche, messaggi e comportamenti fortemente connotati sul piano ideologico.

In tale contesto, cruciale risulta individuare e smontare le narrazioni della destra post-fascista. E uno degli incubatori di tali narrazioni è senza dubbio il movimento giovanile di Fratelli d’Italia, come mostra con grande chiarezza il nostro ex collega Valerio Renzi, nel suo libro “Le Radici profonde”. Parlando della kermesse di Atreju, spiega:

C’è l’idea di sfidare la modernità e la contemporaneità sul terreno indicato dalla lezione della nuova destra: la ricerca di nuove sintesi che facciano entrare nel mercato della politica le idee della destra depurate del loro abito ideologico. È tramite Atreju che si costruiscono per i media la narrazione e l’immagine di una destra giovanile vitale e democratica. Una destra fatta di ragazze e ragazzi normali, con consumi culturali normali, inseriti a pieno titolo nel loro tempo e nella società. Sono invece “gli altri”, gli irriducibili dello scontro tra fascisti e antifascisti a vivere nel passato, in un tempo che non c’è più.

In questo senso, il ruolo di Gioventù Nazionale finisce con l’essere centrale. Ed è anche per questo che la nostra inchiesta ha dato così fastidio alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al suo cerchio magico: perché ha mostrato in modo evidente e incontrovertibile quale grado di ipocrisia permeasse le manifestazioni pubbliche del partito e quanto in realtà i riferimenti ideologici fossero ben saldi e chiarissimi ai militanti, tanto da influenzarne pratiche, pensieri e vita comunitaria.

L’enorme impatto dell’inchiesta del team Backstair di Fanpage.it sull’opinione pubblica ha dato un colpo importante al tentativo di costruire una nuova immagine della destra post fascista. Ma non lo ha fermato, anzi. Negli ultimi mesi, in particolare è ripreso quel processo di normalizzazione e di controllo della narrazione di cui parlavamo in precedenza. Un esempio eclatante di come i media tradizionali stiano contribuendo lo fornisce un lungo reportage pubblicato da Il Foglio, dal titolo – manifesto “Nomi, volti e (lunghi) cv dei giovani meloniani, ex fasci, che al nero preferiscono il rosa”. L’autrice  Ginevra Leganza fa un lungo ritratto dei “giovani di destra”, che finisce per essere una riabilitazione completa della classe dirigente di Gioventù Nazionale, evidentemente ritenuta necessaria quando si è agli albori della “fase due” del percorso di Giorgia Meloni (di cui vi parlavo in una vecchia newsletter).

Leggere alcuni passaggi di questo elogio alla futura classe dirigente di Fratelli d’Italia è piuttosto interessante. Si comincia con una sensazione: “A vederli e ascoltarli è quella d'un cambio di passo a metà tra neo‐centro e neo‐con. Un cambio d'abito ‐ ora più sobrio ‐ che consacra il movimento a incubatrice di giovani governisti, giocoforza mansueti”. Poi si parla dell’inchiesta di Fanpage: “L’inchiesta è stata redditizia, perché i numeri dal 2022 a oggi sono cresciuti. Il senso di responsabilità è diverso. Siamo come un dipartimento di stato, adesso". Siete attenzionati? "Diciamo che abbiamo un altro ruolo. Siamo il traît d´union fra le giovani generazioni e il governo". Siete governisti. "Sì". Con un lieve cedimento al centro”.

A parlare è Andrea Piepoli, presidente di GN in Puglia, che più avanti rassicurerà il Foglio sul fatto che “il passato passa e diventa remoto”. Piepoli sarà così convincente che la giornalista deciderà di “non chiedere più loro conto del Duce, mai più”. Certo, Piepoli è uno degli animatori principali del campo comunitario “Cabiria”, ai cui falò ci si lasciava andare a canti nostalgici del Ventennio, in cui ci si alzava in piedi per urlare “Duce” e “Sieg Heil!” e ci si definiva “camicie nere” e “fascisti”. Ed è sempre Piepoli che abbiamo beccato ad accogliere gli ospiti agli eventi elettorali con il saluto gladiatorio. Ed è ancora lui che spiegava ai partecipanti al campo quale fosse il ruolo della giovanile: “Senza di noi molte cose non sarebbero possibili, noi siamo gli ingranaggi necessari per far funzionare la macchina e farla vincere”.

Certo, si cantava “che legionari siam di Mussolini” e “boia chi molla è il grido di battaglia”, ma ormai è deciso: non chiediamogli più del Duce, mai più. Dunque, di che parliamo? Magari di libri.

"La destra giovanile non è ideologica", spiega il trentacinquenne in procinto di passare la mano per limite d’età. "Non lo è neppure culturalmente". Gli chiediamo cosa voglia dire. Niente Evola? Niente Drieu la Rochelle? "Direi molto meno Evola". Cos’è cambiato, allora? “È cambiata la politica. Oggi leggiamo i libri a prescindere dalla collocazione dell’autore. Amiamo molto J.K. Rowling, per esempio". L’autrice di Harry Potter, femminista di sinistra ma terf. Ossia a favore dei diritti delle donne ma escludente i trans. "Coltiviamo una certa sensibilità cristiana ‐ argomenta il presidente ‐ ma non abbiamo un approccio confessionale". Meno Gentile e più Croce? “C’è differenza tra essere laici e laicisti. Ecco, noi siamo laici. Ci riconosciamo nei valori della chiesa.

Ora, al netto del fatto che nella libreria del circolo che abbiamo frequentato abbiamo trovato ben altri riferimenti culturali (vi invito anche a leggere il libro di Renzi per una disamina del “problema evoliano” nella destra post-fascista), anche qui è interessante capire chi sono gli interlocutori di cui la giornalista de Il Foglio magnifica le scelte in materia di letteratura e le carriere scolastiche e imprenditoriali. C’è ovviamente Fabio Roscani, che in anni di guida di GN non si è mai accorto di nulla e che è uno dei volti su cui Fdi sta investendo maggiormente (vi segnalo l'intervista di Torcha su Instagram, altro esempio eclatante di riposizionamento in chiave pop). C’è Caterina Funel (cui Il Foglio aveva già dedicato un ritratto entusiasta), che la giornalista definisce come “piccola manager che sgomita, fatica, e organizza ogni anno la kermesse dei fratelli agé”, ma che noi ricordiamo più per il modo in cui chiedeva ai suoi di aspettare che “l’ultimo giornalista se ne fosse andato” prima di cantare “Avanti ragazzi di Buda” ad Atreju. Non c’è invece Flaminia Pace, che viene brevemente citata all’inizio del pezzo e che i sodali di un tempo ora relegano a comparsa, dimenticandone centralità e peso nel movimento giovanile della Capitale.

Intendiamoci: che Il Foglio voglia contribuire al tentativo di riabilitazione della giovanile di Fratelli d'Italia e magnificare le doti della nuova classe dirigente del primo partito italiano è operazione pienamente legittima. Noi avremmo fatto altre verifiche, ma si sa che siamo i "ragazzi di Fanpage" e abbiamo questo vizio di fare domande fastidiose. Del resto, il giornale di Cerasa è in ottima compagnia su questo carro e consiglio di recuperare i pezzi recenti su GN su Il Tempo e Libero.

È però sempre interessante monitorare le scelte editoriali dei media, non solo quelli di area. In questo caso è anche un gancio per raccontarvi come è andato a finire il massiccio e coordinato tentativo di buttare giù la nostra inchiesta. Come forse ricorderete, uno degli argomenti – fantoccio utilizzati da opinionisti, giornalisti e politici della destra contro il nostro lavoro riguardava l'indebita raccolta di filmati e informazioni, in ambienti definiti "privati" e in presenza di "minorenni". Tutto ciò si era concretizzato in massicci ricorsi al Garante per la privacy, considerato uno strumento rapido ed efficace per "cancellare" le pubblicazioni.

Dopo qualche mese, è finalmente arrivata la risposta. In sintesi: il Garante ha dichiarato i reclami infondati.

Tra le motivazioni, ce ne sono alcune di particolare interesse:

– la video-inchiesta oggetto del presente procedimento, realizzata dalla testata giornalistica “Fanpage.it”, ha lo scopo di documentare gli atteggiamenti, che appaiono ispirati all’ideologia nazi-fascista e anti-democratica, assunti sia dagli iscritti che dai dirigenti di Gioventù Nazionale e manifestati nel corso di vari eventi organizzati dal Movimento stesso

– ciò che, in particolare, è stato evidenziato all’interno del servizio è l’esistenza di una forte divergenza tra la condotta tenuta dagli aderenti nel contesto delle predette riunioni e quella invece assunta in circostanze pubbliche sulla base di precise indicazioni fornite dagli organizzatori;

– tra gli eventi documentati nell’inchiesta è incluso anche quello denominato “Cabiria” che si è svolto tra il 19 ed il 21 aprile 2024, presso la struttura “Casale Franchi”, che, per le caratteristiche assunte dallo stesso e per la presenza di dirigenti di Gioventù Nazionale – in particolare, Flaminia Pace e Andrea Piepoli indicati dagli stessi reclamanti tra gli organizzatori dell’evento – non sembra qualificabile come un mero raduno tra amici, ma piuttosto come un momento di dibattito e di confronto politico; − l’inchiesta presenta pertanto una rilevanza pubblica, peraltro confermata dalle reazioni, anche politiche, successive alla sua diffusione, nonché dagli stessi reclamanti che, infatti, non ne hanno chiesto l’intera rimozione, ma hanno limitato le proprie istanze solo a minuti specifici del servizio coincidenti con quanto girato all’interno di Casale Franchi.

Non era una cena fra amici, ma una riunione di partito. Non c'era alcun dubbio sulla rilevanza pubblica del nostro lavoro. E non c'era stata alcuna violazione di leggi o codici deontologici da parte dei nostri giornalisti. Quanto alla presenza di minorenni, il Garante riconosce che Fanpage ha operato correttamente, non rendendo riconoscibili altri soggetti che non avessero rilevanza pubblica e non effettuando riprese di minori. Quanto, infine, alle sofisticate tecniche di infiltrazione e ai metodi da regime (cit. Giorgia Meloni) che avremmo utilizzato, il Garante ci strappa quasi un sorriso:

-l’unico accorgimento utilizzato dalla giornalista è stato quello di modificare leggermente il proprio nominativo (trasformandolo da Selena Frasson in Serena Frison) per non essere identificata, omettendo di svelare le finalità della raccolta al fine di poter svolgere la funzione informativa che non avrebbe potuto altrimenti effettuare e che, nel servizio, è stata limitata alla narrazione dei momenti ritenuti rilevanti per l’interesse pubblico, escludendo momenti di vita privata;

− occorre infine considerare che, sulla base di quanto dichiarato da Ciao People nel supplemento di richiesta informativa avanzata dall’Autorità, la testata giornalistica vicina al Movimento avrebbe chiesto alla giornalista un curriculum vitae successivamente all’avvio del rapporto di collaborazione sulla base del quale ben avrebbero potuto rilevare eventuali anomalie, anche semplicemente effettuando delle ricerche sulla rete tramite la quale sono reperibili diverse immagini ed informazioni che la riguardano.

Bastava usare Google, insomma. Che è poi lo stesso consiglio che mi sentirei di dare alla collega de Il Foglio.

A proposito, avete provato a cercare su Google “Gioventù Meloniana” e non avete trovato l’inchiesta di Fanpage.it, vero? Ecco, diciamo che dove non è riuscita Giorgia Meloni, cancellare l’inchiesta su Gioventù Nazionale, dove non sono riusciti gli avvocati dei militanti di partito, sta quasi riuscendo Google. Mi sa che toccherà riparlarne.

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