Nel 2017 diminuiscono i contratti a tempo inderminato ed è boom di contratti a chiamata
Nel corso dei primi 9 mesi dell'anno 2017 non solo cala il numero dei contratti a tempo indeterminato, ma per la prima volta anche un numero di cessazioni superiore a quello dei contratti stabili attivati. Il dato emerge dalle analisi condotte dall'Osservatorio sul precariato dell'Inps diffuse nel pomeriggio di giovedì 23 novembre. Secondo quanto rilevato dall'Inps, senza considerare il mese precedente, durante il quale il saldo tra attivazioni e cessazioni era risultato praticamente neutro(-483 unità), da quando Jobs Act e sgravi sono in vigore, settembre 2017 è il primo mese in cui il dato registrato è nettamente negativo, pari a 9.955 unità. A fronte di 909.362 rapporti di lavoro a tempo indeterminato attivati, le cessazioni risultano pari a 1.190.908. Le trasformazioni a tempo indeterminato, invece, sono state 214.819, mentre 56.772 sono stati invece i contratti di apprendistato trasformati a tempo indeterminato.
Nel complesso – ovvero comprese tutte le attivazioni per tutte le tipologie contrattuali – le assunzioni totali sono state 5,271 milioni, con un aumento su base annua del 20,1% nel numero delle assunzioni. Un dato superiore rispetto a quello delle cessazioni, che invece hanno segnanto un +16,9% a 4,53 milioni. Secondo l'Inps, l'incremento delle assunzioni è stato trainato per la maggior parte delle attivazioni di contratto a tempo determinato (+27.3%) e di apprendistato (+26.9%), mentre sono nvece diminuite le assunzioni a tempo indeterminato, che hanno segnato una flessione pari al -3,5%. Questa contrazione, si legge nella relazione diffusa dall'Osservatorio sul Precariato di settembre, sarebbe interamente imputabile alle assunzioni a part time.
"Tra le assunzioni a tempo determinato appare significativo l'incremento dei contratti di somministrazione (+20,1%) e ancora di più quello dei contratti di lavoro a chiamata che, con riferimento sempre all'arco temporale gennaio-settembre, sono passati da 137.000 (2016) a 319.000 (2017), con un incremento del 133,2%", rileva inoltre il rapporto. Questo aumento potrebbe essere messo in relazione con l'abrogazione dei voucher intervenuta a marzo, dunque le imprese, non potendo più ricorrere al vecchio strumento contrattuale, avrebbero "rispolverato" il contratto a chiamata per le prestazioni occasionali.