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Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta)

Violenze in carcere a Santa Maria Capua Vetere: 105 a processo tra agenti e funzionari

Sono stati rinviati a giudizio i 105 indagati tra agenti, medici e funzionari del Dap per le violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta).
A cura di Nico Falco
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Sono stati rinviati a giudizio i 105 indagati, tra poliziotti penitenziari, funzionari del Dap e dell'azienda sanitaria locale accusati, a vario titolo, delle violenze che si sono consumate nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ai danni dei detenuti il 6 aprile 2020. La decisione è stata emessa dal giudice Pasquale D'Angelo, gip di Santa Maria Capua Vetere. Il dibattimento inizierà il prossimo 7 novembre.

Tra gli imputati, insieme a decine di agenti e due medici del carcere, ci saranno Antonio Fullone, ex provveditore regionale del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria), e gli ufficiali della penitenziaria Pasquale Colucci, Gaetano Manganelli, Tiziana Perillo e Nunzia Di Donato. Tra le accuse contestate a quasi la metà degli agenti c'è quella di tortura; 12 imputati sono accusati anche di omicidio colposo in merito alla morte del detenuto Lakimi Hamine, che secondo la ricostruzione degli inquirenti sarebbe deceduto in seguito alle violenze subite e al trattamento in carcere. Uno degli imputati, l'agente Luigi Macari, è stato prosciolto su richiesta della Procura.

Il prossimo 25 ottobre saranno invece sul banco degli imputati, con rito abbreviato (davanti allo stesso gup), i due indagati che ne hanno fatto richiesta, tra cui il commissario capo della Polizia Penitenziaria Anna Rita Costanzo, ritenuta tra gli organizzatori delle violenze. Restano ancora da identificare i circa 100 agenti della Penitenziaria, provenienti soprattutto dal carcere di Secondigliano, che parteciparono attivamente alle violenze ma che indossavano caschi e mascherina e quindi non sono stati riconosciuti dai detenuti né sono stati ripresi in video dalle telecamere.

Per il momento sono oltre cento le parti civili che si sono costituite al processo, tra cui una novantina di detenuti, associazioni (Antigone, Carcere possibile, Agadonlus, Abusi in divisa), i garanti nazionale e regionale dei detenuti, enti come l'Asl di Caserta e il ministero della Giustizia che compariranno anche nelle vesti di responsabili per le condotte dei propri dipendenti.

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