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Violenza sessuale su studentesse, una delle vittime: “Diceva che era un sistema contro l’ansia”

Il tecnico di laboratorio della Federico II arrestato avrebbe spacciato gli abusi sessuali per un sistema contro l’ansia; il racconto di una vittima.
A cura di Nico Falco
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I palpeggiamenti nelle parti intime non erano molestie sessuali, ma un sistema per aiutare le studentesse, un metodo per eliminare l'ansia. Versione da far strabuzzare gli occhi, da strappare anche una risata se non si parlasse di abusi. Eppure, era quella che il tecnico di laboratorio della Federico II arrestato oggi aveva dato a una delle ragazze che si erano a lui rivolte per chiedere un aiuto con le ripetizioni. L‘uomo è accusato di violenza sessuale aggravata e continuata su 6 studentesse.

La circostanza viene riportata nell'ordinanza, la giovane è tra quelle che avevano deciso di farsi avanti in seguito al post pubblicato su Instagram dai rappresentanti degli studenti. Come le altre non aveva sporto denuncia (solo una delle ragazze si è rivolta ai carabinieri), ma è stata ascoltata nel corso delle indagini che hanno infine portato alla misura cautelare per l'uomo. La sua storia risale ad alcuni anni prima.

Le molestie sessuali spacciate come trattamento per combattere l'ansia

La studentessa racconta di essersi rivolta al tecnico di laboratorio per chiedergli un aiuto con delle lezioni e di essere andata con lui in laboratorio. L'uomo avrebbe chiuso subito la porta, ma lei non si sarebbe allarmata perché nella stanza c'era anche la collega del tecnico (che però non si sarebbe accorta delle molestie in quanto distante). L'uomo le avrebbe spiegato il suo metodo per combattere l'ansia: crearne dell'altra col contatto fisico.

Avrebbe quindi cominciato ad accarezzarla, per poi arrivare a decisi palpeggiamenti nelle parti intime. La ragazza, impietrita e spaventata, sarebbe riuscita solo ad accavallare le gambe per esprimere il suo dissenso, ma l'uomo non si sarebbe fermato. Lei avrebbe approfittato dell'offerta di uscire a fumare per chiedere la compagnia di un'altra studentessa, che era in un'altra stanza, ma quest'ultima, non sapendo delle molestie, si sarebbe rifiutata.

Incapace di allontanarsi e di chiedere aiuto in altro modo, con l'uomo che era a pochi metri sulla soglia della stanza, la ragazza sarebbe quindi tornata nel laboratorio, dove le violenze sarebbero ricominciate. Avrebbe cercato quindi di rispondere ostentando tranquillità, in modo da fermare quello che era stato presentato come un rimedio per l'ansia, ma l'uomo l'avrebbe palpeggiata con maggiore forza, sostenendo che il trattamento stava quindi facendo effetto.

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