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Vesuvio, lo studio: “Eruzione tra 1000 anni e non sarà violenta”

La ricerca del Politecnico di Zurigo esamina l’età dei cristalli di granato per capire per quanto tempo il magma resta nella camera prima di un’eruzione.
A cura di Pierluigi Frattasi
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L'eruzione del Vesuvio potrebbe avvenire anche tra mille anni e non essere violenta. È uno degli scenari che emergono dallo studio del Politecnico di Zurigo, pubblicato su Science Advances il 12 gennaio scorso. Secondo i dati raccolti dai ricercatori, per un'eruzione devastante come quella del 79 dC narrata da Plinio il Giovane che portò alla distruzione di Pompei, occorrerebbe un periodo di quiescenza molto lungo, di secoli, rispetto all'ultima eruzione avvenuta nel 1944 che fu di bassa pericolosità, per consentire un sufficiente accumulo di magma del tipo esplosivo.

Gli studiosi si sono concentrati sullo studio dell'età dei cristalli di granato, un minerale che si forma nel magma, che oggi si trova all'interno dei depositi vulcanici nella camera magmatica della crosta superiore del Vesuvio. Lo studio non esclude, comunque, che possano verificarsi nel frattempo altre eruzioni come quella della metà del Novecento. Si tratta, quindi, di un nuovo contributo scientifico che arricchisce la letteratura sul Vesuvio, ma non chiude il dibattito tra gli studiosi.

La ricerca del Politecnico di Zurigo

La ricerca, dal titolo “Garnet petrochronology reveals the lifetime and dynamics of phonolitic magma chambers at Somma-Vesuvius”, coordinata da Joern-Frederik Wotzlaw e Olivier Bachmann, entrambi dell'Eth di Zurigo, si è avvalsa della collaborazione anche dei ricercatori italiani Francesca Forni (Università di Milano) e Roberto Sulpizio (Università di Bari, sezione di Bologna dell'Ingv e Consiglio Nazionale delle Ricerche-Cnr).

Lo studio di quattro eruzioni

Lo studio esamina quattro eruzioni del Vesuvio. La prima è l’eruzione avvenuta nel secondo millennio avanti Cristo, circa 3.950 anni fa, chiamata “delle pomici di Avellino”, a seguito del ritrovamento di depositi di pietre pomici nell'area irpina, considerata lo “scenario peggiore”. È quella considerata più potente: una vera catastrofe naturale che portò alla distruzione di diversi piccoli centri abitati nell'età del bronzo. La seconda eruzione è quella del 79 d.C. che seppellì Pompei ed Ercolano, durante la quale morì il famoso naturalista dell'antichità Plinio il Vecchio, raccontata poi dall'omonimo nipote, detto il Giovane. La terza eruzione è quella del 472 d.C., anche detta eruzione di Pollena, meno forte di quella del 79 dC. La quarta eruzione è quella dell’8.890 a.C., chiamata delle pomici di Mercato, un’eruzione più forte di quella del 472 d.C.

I ricercatori hanno analizzato l’età dei cristalli di granato per capire per quanto tempo il magma resta nella camera prima di un'eruzione. Secondo lo studio, il magma fonolitico, quello più esplosivo, sarebbe rimasto nella camera per circa 5mila anni prima delle due eruzioni più forti di Avellino, di 4mila anni fa, e di Mercato, di quasi 11mila anni fa. Mentre il magma si sarebbe accumulato per circa mille anni prima delle eruzioni del 79 dC e del 472 dC. Per gli esperti del Politecnico svizzero, quindi, l'ultima eruzione del 1944, non particolarmente forte, come detto, avrebbe dato avvio ad un periodo di quiescenza prolungato del Vesuvio che non starebbe accumulando magma fonolitico, quello del tipo più pericoloso.

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