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Turista violentata a Meta di Sorrento, pena dimezzata a stupratori: “Non l’hanno drogata”

È caduta in appello l’aggravante della somministrazione di droga per i 5 ex dipendenti di un hotel di Meta di Sorrento (Napoli) a processo per lo stupro di una turista inglese 50enne: secondo i giudici non è possibile dimostrare che le avessero fatto assumere stupefacenti a sua insaputa. Per gli imputati pena dimezzata.
A cura di Nico Falco
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La fecero ubriacare, servendole continuamente da bere, ma non è emerso con certezza che le avessero anche fatto assumere della droga per intontirla per poi violentarla: per questo motivo in appello i giudici hanno escluso l'aggravante, e di conseguenza ridotto la pena, per i cinque dipendenti dell'hotel che hanno abusato, in gruppo, di una turista 50enne inglese. I fatti risalgono all'ottobre 2016, la donna era in vacanza a Meta di Sorrento, in provincia di Napoli, insieme alla figlia, che quella sera tornò in stanza da sola perché non si sentiva bene.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti i cinque, nessuno dei quali ancora impiegato nella struttura turistica della Costiera Sorrentina, avevano violentato la donna e l'avevano ripresa durante lo stupro; le immagini erano poi circolate sulle chat in cui i giovani si vantavano di quella che chiamavano "tavolata". La 50enne aveva denunciato una volta tornata a casa, nel Kent, era stata visitata ed erano state accertate lesioni compatibili con una violenza sessuale; tra settembre e dicembre 2016 nei suoi capelli erano state trovate tracce di droga. Proprio questo particolare aveva portato i giudici di primo grado a una condanna più pesante, ritenendo appunto che, oltre all'alcol, la donna avesse assunto a sua insaputa la droga dello stupro.

Il Tribunale di Torre Annunziata aveva condannato a 9 anni Gennaro Gargiulo, a 8 anni Antonio Miniero e Fabio De Virgilio, a 7 anni Francesco D'Antonio ed a 4 anni di reclusione Raffaele Regio (per gli ultimi due era stata esclusa l'aggravante perché, non lavorando al bar, avrebbero potuto non sapere della droga nei cocktail). I giudici della V sezione penale della Corte d'Appello hanno invece ritenuto l'aggravante della somministrazione di droga non sussistente in quanto le tracce dello stupefacente erano state ritrovate soltanto nel capello, esaminato diverso tempo dopo dal fatto, e non nelle urine della vittima, e non è quindi possibile stabilire con certezza che sia stata somministrata dagli imputati. In secondo grado le condanne sono state ridotte: 4 anni per D'Antonio, Miniero e De Virgilio, 4 anni e otto mesi per Gargiulo e 3 anni per Regio.

I cinque sono attualmente tutti ai domiciliari, a breve potranno tornare in libertà. Gli avvocati della difesa, riporta il Corriere del Mezzogiorno, hanno annunciato che faranno ricorso in Cassazione, con l'obiettivo di provare l'innocenza dei cinque, che hanno sempre sostenuto che, almeno all'inizio, la donna fosse consenziente. Ricorrerà in Cassazione anche l'avvocato che assiste la vittima: se il prelievo tardivo dei campioni ha comportato l'esclusione dell'aggravante, ritiene il legale, è stato comunque "acclarato che i rapporti venivano praticati in presenza di una condizione di incapacità psicofisica" della turista, che "in quel momento era priva di determinarsi con coscienza e volontà".

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