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Tesoro nei depositi della Reggia di Caserta: trovata statua di Sanmartino, autore del Cristo Velato

L’opera è stata scoperta nei depositi della Reggia di Caserta durante alcuni lavori di riordino dei reperti: si tratta di una statua raffigurante il neonato Carlo Tito, figlio del re Ferdinando IV di Borbone e di Maria Carolina d’Austria. L’opera è stata realizzata dal maestro Giuseppe Sanmartino, autore del Cristo Velato nella Cappella Sansevero.
A cura di Valerio Papadia
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(Foto: Anna Manzone/Reggia di Caserta)
(Foto: Anna Manzone/Reggia di Caserta)

Una straordinaria scoperta quella realizzata nei depositi della Reggia di Caserta: una statua del maestro Giuseppe Sanmartino, autore del celebre Cristo Velato, custodito all'interno della Cappella Sansevero, nel cuore di Napoli. La statua è stata scoperta durante alcuni lavori di riordino dei depositi della Reggia voluti dalla Direzione del Museo del Ministero della Cultura: l'opera raffigura il neonato Carlo Tito, primogenito maschio del re Ferdinando IV di Borbone e di Maria Carolina d'Austria.

La statua sarà presentata al pubblico, dopo una importante opera di restauro, nell'ambito di una mostra che sarà allestita nel periodo natalizio, ma domenica 3 ottobre, in via del tutto eccezionale e in occasione della Giornata nazionale degli amici dei musei, la statua di Carlo Tito di Borbone sarà esposta nella Cappella Palatina della Reggia di Caserta.

La storia della statua ritrovata nei depositi della Reggia

Nel 1775, alla nascita di Carlo Tito, primogenito del re e designato erede al trono, si narra che la madre, Maria Carolina d'Austria, per la grazia ricevuta, volle far realizzare una scultura a grandezza naturale del neonato. La casa reale commissionò allora la realizzazione dell'opera all'artista più in voga del momento, Giuseppe Sanmartino che, poco prima, grazie al suo Cristo Velato per il principe Raimondo di Sangro nella Cappella Sansevero, aveva incantato tutti. Carlo Tito, però, morì prematuramente all'età di 4 anni a causa del vaiolo e l'intenzione della madre era quella di far tradurre l'opera in argento per donarla al convento di San Francesco da Paola, cui era molto devota. Da quanto si apprende, l'opera si trova negli archivi della Reggia di Caserta almeno dal 1879, ma è stata ritrovata soltanto adesso.

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