Scommesse clandestine, sigilli a yacht e auto di lusso: in totale sequestrati 8 milioni di euro

Nuovo sequestro nell’ambito dell’inchiesta sulle scommesse clandestine a Salerno: sotto chiave altri beni, per un milione di euro, riconducibili a uno degli imprenditori arrestati.
A cura di Nico Falco
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Lo yacht sequestrato dai carabinieri
Lo yacht sequestrato dai carabinieri

Sale a 8 milioni di euro il valore complessivo dei beni sequestrati dai carabinieri nell'ambito dell'indagine sulle scommesse clandestine, realizzate con slot non collegate all'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli in modo da incassare tutti i guadagni: a finire sotto chiave, nel prosieguo degli accertamenti, uno yacht e tre automobili di grossa cilindrata, per un valore di un milione di euro. Le misure cautelari erano scattate lo scorso 2 dicembre, erano stati arrestati Domenico Chiavazzo, Paolo Memoli e Giovanni Petruzzellis, ritenuti ai vertici dell'organizzazione.

Slot truccate, nuovo sequestro da un milione di euro

Le accuse per gli indagati raggiunti da misura cautelare sono di associazione a delinquere finalizzata ad una serie di reati in materia di scommesse clandestine, emissione di fatture false, riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Successivamente i carabinieri del Nucleo Investigativo di Salerno, all'esito di ulteriori attività investigative, hanno proceduto col nuovo sequestro nei confronti di Chiavazzo, supportati nella fase esecutiva da personale dei reparti territorialmente competenti di Angri, Pontecagnano Faiano e Salerno. Dalle indagini, infatti, sono emersi altri beni riconducibili al compendio aziendale della società Group Omega Service s.r.l., oggetto di sequestro finalizzato alla confisca per equivalente.

Il sistema per intascare le giocate

La banda, secondo le indagini, sarebbe collegata anche ai Casalesi, fazione Schiavone. Gli investigatori hanno accertato che le slot distribuite dal gruppo erano scollegate alla piattaforma nazionale e funzionavano con un software diverso, gestito dalla stessa organizzazione; in questo modo le giocate non venivano registrate e, di conseguenza, non veniva versato nulla all'Erario. La banda, hanno stimato gli inquirenti, avrebbe intascato 25 milioni di euro.

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